domenica 31 gennaio 2010

Operazione D. Come si è tentato di incastrare Berlusconi attraverso la D’Addario (da Panorama)

daddarioC’è un’altra storia da raccontare su Patrizia D’Addario e sull’affaire che ha coinvolto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Una storia che sta scrivendo, in gran segreto, la procura della Repubblica di Bari.
È bastato poco al suo capo, Antonio Laudati, giunto alla guida degli inquirenti del capoluogo pugliese nel settembre scorso, per capire che la vicenda della escort approdata nell’autunno 2008, con registratore annesso, a Palazzo Grazioli, residenza del premier, meritava di essere approfondita.
Laudati, affilato e distinto, è un magistrato che ha maturato una grande esperienza sul fronte delle indagini antimafia e che si è formato con personaggi del calibro del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Una palestra dove ha appreso quel metodo investigativo puntiglioso che, per giungere alle conclusioni, si basa sui fatti e sull’analisi di tutti i particolari che gravitano intorno a essi. E questa tecnica antimafia, che porta sotto la lente d’ingrandimento dettagli apparentemente insignificanti, ha dato i suoi frutti.
Da quanto Panorama è in grado di ricostruire, da qui a poco ci sarà un terremoto giudiziario destinato a minare nelle fondamenta il castello costruito intorno alle presunte rivelazioni di D’Addario e del suo mentore, l’imprenditore Gianpaolo Tarantini. Al fascicolo, seguito direttamente da Laudati, lavorano anche i sostituti procuratori Giuseppe Dentamaro e Teresa Iodice. Si tratta di un fascicolo che tecnicamente va sotto la sigla di modello 21: vi sono cioè degli indagati e sono almeno una dozzina. Tra le persone finite sotto quella lente d’ingrandimento c’è sicuramente Patrizia D’Addario. Di più: la escort è il personaggio chiave.
Impossibile conoscere i dettagli dell’inchiesta, ma dalle strettissime maglie della rete di silenzio che per mesi l’ha ingabbiata alcune informazioni trapelano. I magistrati si sono concentrati sulla genesi del rapporto tra D’Addario e Tarantini. Hanno accertato che a presentarla all’imprenditore barese fu l’ex socio Massimiliano Verdoscia, arrestato in agosto per spaccio, che a sua volta conobbe la escort proprio per la sua attività di prostituta.

venerdì 29 gennaio 2010

Il Messaggero Nuovo Diario di Imola denuncia che un consigliere comunale del PD - Dirigente all'ospedale di Imola - riceve 107mila euro per abbattere le liste di attesa. Lo chiama Mister 240mila euro

Riportiamo integralmente l'articolo pubblicato dal Nuovo Diario in data odierna

Mister 240mila euro. Anche se manca qualche spicciolo (la somma esatta versata nel 2008 dall’azienda sanitaria a Guido Ferrari è di 239.991,71 euro), la cifra incassata dal direttore dell’Unità operativa complessa di Radiologia colpisce, a maggior ragione per il fatto che dal computo è esclusa l’attività libero professionale.

E ancora di più colpisce, e fa riflettere, come si compone la busta paga del medico e consigliere comunale del Pd.
Lo stipendio tabellare definito dal contratto collettivo nazionale di lavoro (52.149 euro) è in linea con quella dei colleghi direttori di dipartimento, di struttura, semplice e complessa, e degli altri incarichi professionali dirigenziali. Lo stesso dicasi per un’altra misura prevista dal contratto collettivo quale la retribuzione di posizione (parte unificata 16.284 euro, per il trattamento accessorio legato agli incarichi conferiti dall’Azienda 1.652 euro).
Della retribuzione di risultato derivata dagli obiettivi fissati annualmente dalla Ausl non siamo in grado di discutere, e annotiamo 7.239 euro. Altri hanno incassato molto di più, come l’ex direttore sanitario Roberto Pederzini, in comando dall’Ausl all’Istituto di Montecatone, che su risultato ha incamerato 23.240 euro.

Tornando a Ferrari, nel conto finiscono ancora indennità fisse (voce che comprende l’indennità di esclusività, corrisposta se il medico ha fatto la scelta di svolgere la libera professione solo all’interno dell’Azienda sanitaria) per 29.090 euro e indennità varie (notturna, festiva, pronta disponibilità, ...) per 26.133 euro. Totale: 132mila euro e rotti. Come gli altri direttori di dipartimento, un po’ di più di altri direttori e dirigenti. Per questi ultimi ci si aggira sugli 80-90mila euro. Per alcuni professionisti qualcosa di più, per altri qualcosa di meno.

Per trovare la vera differenza, la specificità di Ferrari che nel 2008 gli ha pressoché raddoppiato lo stipendio, leggere alla voce "Compensi aggiunti".
«La colonna - come spiega la tabella pubblicata sul sito dell’Ausl imolese per ottemperare alle regole in fatto di trasparenza amministrativa - comprende quanto corrisposto per attività espletate dai dirigenti al di fuori dell’orario di servizio (con esclusione dell’attività libero professionale individuale e di equipe, delle certificazioni Inail e delle consulenze o in esito a convenzioni con altri enti). Comprende i compensi per commissioni di concorso, docenze, attività resa dai professionisti per la riduzione delle liste d’attesa e guardie esternalizzate».

La frase è lunga, ma la spiegazione è breve: liste d’attesa. I tempi per fare visite ed esami si allungano? L’Ausl acquista dai propri medici prestazioni rese fuori dall’orario di lavoro ordinario e per esse paga. Con un brutto acronimo si parla di Simil-Alp, che sta per attività simile alla libera professione. Più liste d’attesa, più prestazioni extra acquistate. Ciò significa che più si allungano i tempi di attesa che si creano nel normale orario di lavoro e più c’è bisogno di "straordinario". L’uno e l’altro svolti dallo stesso medico con le stesse macchine e nelle stesse strutture ospedaliere pubbliche. Il medico produce le liste, il medico incassa per smaltirle. Senza mettere in dubbio la buona volontà e l’abnegazione dei singoli, il principio è perverso.

Tra una assemblea in consiglio comunale, una commissione e il normale orario in ambulatorio o in corsia, Ferrari ha fatto extra, nel suo caso prevalentemente prestazioni di cosiddetta "diagnostica pesante", cioè risonanza magnetica e tac, per 107.441 euro. Non male. Anzi, un record.
(L'articolo del Nuovo Diario è reperibile qui)

Dove sta andando Casola? Un gradito contributo del Sindaco Iseppi

Nicola Iseppi, interviene con un ampio appunto sull'articolo de La Voce da noi ripreso qualche giorno fa dal titolo "I casolani sono risparmiatori...".  Lo evidenziamo con piacere perchè sarebbe utile e opportuno che su questi temi si aprisse una riflessione a più voci. Ringraziamo il Sindaco per la disponibilità e l'attenzione.

Se posso, vorrei approfittare inserendo una sottolineatura che il giornalista non ha riportato nel suo articolo.
Le statistiche sono molto utili, ma a volte ingannevoli, soprattutto se si ragiona in termini assoluti molto ridotti. Vorrei fare questa precisazione alla luce di un risultato positivo in modo tale che non possa apparire come un palliativo.
In buona sostanza, nei prossimi anni ci potranno essere variazioni sostanziali a fronte di leggeri mutamenti della società.
Si riconducono senz’altro in questa logica anche i dati turistici. La chiusura (o quasi) dell’unica struttura alberghiera del paese ha portato, quest’anno, un dato percentuale catastrofico, mentre (ad esempio) gli anni in cui sono stati organizzati gli incontri speleologici si registrano cifre da capogiro..
Logicamente non voglio mettere in dubbio le statistiche in quanto rispondono ai dati.
Voglio solo dire che dobbiamo rimanere con i piedi per terra quando i risultati sono positivi ed evitare di demonizzare il sistema quando si leggono statistiche negative.. credo non sia utile fermarsi alle sole percentuali.
Credo che il risultato in sé sia comunque ottimo, sia per la posizione di classifica sia per la “scalata” rispetto al 2008.
Mi fa molto piacere il dato “commerciale” e cioè il fatto che nel corso di un anno così duro ci sia stato un saldo positivo per quanto riguarda apertura/chiusura di attività commerciali.
Mi fa molto piacere sapere di essere ai primi posti in Romagna come senso civico: affluenza al voto e partecipazione al volontariato. Un dato certo che conferma quello che si è sempre sottolineato in questi anni.
Devo anche dire che la statistica non è esatta, meriteremmo infatti una posizione migliore dal momento che non viene conteggiata l’attività dell’Unione dei Comuni e quindi anche tutti i capitoli di spesa che fanno direttamente riferimento all’Ente: mi riferisco soprattutto alla viabilità, per la quale, a torto, scontiamo una delle ultime posizioni in classifica.
Buone cose,
Nicola Iseppi

giovedì 28 gennaio 2010

Poveracci come siamo un po’ di fastidio glielo diamo. E tanto ci basta.


Grazie per la RASSEGNA STAMPA che ci ha pubblicato il blog del PDL .
Apprendiamo che il PD non esiste e quel po' che resta e' nelle mani di incapaci che hanno il torto di volere affermare un Partito con il metodo democratico delle PRIMARIE per la scelta dei candidati, ovunque è possibile e necessario ,adeguandosi poi al risultato :Ma è fatica fare capire questa elementare regola democratica a che è "costretto" ad adeguarsi alle decisioni di Arcore in trasferta a Palazzo Grazioli.

Giacomo Giacometti

p.s. "Il BLOG del PDL casolano prestato anche al Gruppo Consiliare :PDL UDC LEGA INDIPENDENTI sarà mirato essenzialmente sui problemi locali."Non ci interessa la grande politica nazionale" .(Fabio,qualche tempo fa!)
Infatti!
***
Ma guarda un po’:  Giacomo Giacometti è molto seccato del fatto che il PDL casolano, dal suo punto di vista, cerchi ogni tanto di dare una propria lettura della politica nazionale del PD.
E’ ben singolare questa picca dal momento che più volte al giorno in diversi spazi informatici (i siti del PD di Casola, di Uniti per Casola, della madrassa il Senio Mormora e a volte anche del Comune di Casola Valsenio e dell’Unione dei Comuni) loro tempestano il web con proclami apodittici contro il PDL, il Governo e soprattutto contro Berlusconi, il delinquente.
Ci spiega - ma non ce ne era bisogno e non è una notizia - che loro sono democratici e noi siamo poveracci al servizio di Arcore e che quindi non abbiamo titolo per discutere della politica del PD. Tanto poi non la capiremmo.
Bella tesi! Complimenti.

Richiama a margine, alzando ancor più la picca, una nostra annotazione, sempre vera, che dice che la Stanza del Popolo della Libertà è destinata a trattare prevalentemente di Casola cosa che come tutti possono vedere cerchiamo di fare quasi quotidianamente nei limiti delle nostre capacità.
Che però sia Giacometti a dirci come, quando e di cosa possiamo parlare è francamente divertente.
La verità è che poveracci come siamo un po’ di fastidio glielo diamo. E tanto ci basta.

Fabio Piolanti

Nel nostro piccolo siamo i migliori dell'Unione ma non illudiamoci, i problemi ci sono eccome


mercoledì 27 gennaio 2010

Bastonato in Puglia (e a Faenza), umiliato a Bologna, spiazzato nel Lazio: quando non si vuole vedere!

Approfitto di un commento di Giacomo al  post lunare del PD casolano sulla sconfitta in Puglia:
(" Ho letto con grande curiosità il commento al post di Giorgio Sagrini e mi sono chiesto quale dose di trasformismo ci voglia per recepire un risultato tale come “bella prova…”.
Sia in Puglia, per le regionali, che a Faenza, per le comunali,il candidato del PD non ha superato il 40% dei voti della stessa sinistra votante .Gli stessi elettori che voteranno sicuramente contro Berlusconi , a marzo, hanno di fatto bocciato Bersani e la politica del PD.
Sagrini , o ha cambiato schieramento politico , oppure non ha nulla da gioire , Lui è espressione del 40% e non lo deve dimenticare o mascherare citando le affluenze!")
e alla situazione che si è creata a Bologna per fare osservare che quello che gli esponenti del pd locale e regionale non vogliono vedere lo vede benissimo la stampa nazionale della quale riporto una sintesi lacunosa solo per difetto:



Dai giornali del 26 gennaio

Corriere della Sera (Ernesto Galli della Loggia) …Dopo Marrazzo, Delbono: nel giro di pochi mesi è il secondo importante amministratore locale eletto sotto le bandiere del Pd costretto a lasciare il proprio incarico per questioni in cui sesso e soldi si mischiano confusamente. E a questo punto è fin troppo ovvio osservare come per la sinistra diventi sempre più difficile sostenere la pretesa di incarnare una sorta di superiorità morale rispetto alla destra, un Paese diverso e migliore, l’«altra» Italia come si diceva qualche tempo fa. Piaccia o meno, infatti, d'Italia ce n'è una sola…

Il Messaggero (Mario Ajello) …Le Due Torri stanno crollando addosso al Pd…

Il Giornale (Gianfranco Pasquino) …Non sarebbe la prima sòla che Prodi ci rifila…

Il Sole 24 Ore (Stefano Folli) …E’ come se tutti noi assistessimo da spettatori un po’ smarriti al declino inarrestabile della principale forza d’opposizione…

Milano Finanza (Antonio Satta) …Per correggere la rotta ci sarebbe bisogno di una leadership che riuscisse a prendere in mano il timone della politica, facendo prevalere un’idea condivisa del partito. Speranza quanto mai vana, visto il livello di conflitto interno…

Corriere della Sera (Massimo Franco) …Il Pd appare indebolito. […] E la vittoria di Vendola riesuma i fantasmi di un’Unione sbriciolata dal voto politico del 2008, e della quale Bersani sperava di essersi liberato.

Avvenire (Sergio Soave) …Le crescenti difficoltà del Partito Democratico alle prese con la scelta delle candidature per le regionali sono il sintomo di una certa fragilità del gruppo dirigente…

Repubblica (Massimo Giannini) …Bastonato in Puglia. Umiliato a Bologna. Spiazzato nel Lazio. Confuso ovunque…

Il Mattino (Virman Cusenza) …Non è mai piacevole per un politico scoprire che la sua base elettorale va in direzione opposta ai propri auspici…

La Stampa (Pierluigi Castagnetti, dirigente del Pd) …Sì dopo le regionali c’è un rischio per la tenuta stessa del partito…

Libero (Maurizio Belpietro) …La sconfitta del candidato Pd è infatti principalmente la disfatta della nuova leadership del partito democratico e con essa di tutti i progetti di riedizione di un centrosinistra con Casini nel ruolo che fu di Prodi…

Quotidiano Nazionale (Andrea Cangini) …Se non hai la forza del decisionista e ti manca la furbizia del mediatore, che leader sei? Risposta: un leader alla Romano Prodi. Spiace dirlo, ma sembra essere ormai in corso un allarmante processo di “prodizzazione” di Bersani…

Corriere della Sera (Maria Teresa Meli) …A fine giornata Pier Luigi Bersani sbotta: “Non sono mica Alice nel Paese delle meraviglie”…

Il Tempo (Roberto Arditti) …Le manovre di palazzo sono indigeste e vengono rigettate dalla gente, D’Alema e Casini non lo hanno capito e Vendola si è incaricato di spiegarglielo…

Italia Oggi …D’Alema è l’icona della catastrofe politica incarnata dal Pd, nato moribondo e oggi trapassato…

La Stampa (Umberto Eco) …D’Alema non ne indovina una da quarant’anni, si presenta come il più esperto di tutti, in realtà le ha sempre sbagliate tutte…

Repubblica (Adriano Sofri) …D’Alema ebbe un’uscita magistrale, qualche giorno fa, quando all’improvviso dichiarò, delle cose di Puglia, di non capirci niente. E' un buon punto di partenza…

La Stampa (Jena, alias Riccardo Barenghi) …Dopo la sconfitta pugliese D’Alema si occuperà dei servizi segreti, a rischio la sicurezza del Paese…

Quotidiano Nazionale (Pierluigi Visci) …Ne vedremo ancora delle belle e la sinistra continuerà a ballare a lungo…

Il Giornale (Vittorio Macioce) …Non c’è mai stata una questione morale. Non esiste un colore, una parte mancina, geneticamente migliore…

Corriere della Sera (Piero Alberto Capotosti) …Mi sembra quanto mai opportuno reintrodurre nel vigente testo dell’art.68 (della Costituzione) quella autorizzazione a procedere per i membri del parlamento, originariamente prevista, ma improvvisamente abolita nel 1993…

Prodi: "..ormai sembra sempre più debole la ragione dello stare insieme"

Dopo 90 giorni il PD di Bersani non è nè carne nè pesce

Altro che svolta, altro che profilo riformista, altro che ritorno al Pci: il Pd di Bersani, dopo novanta giorni dal cambio di segreteria, non è né carne né pesce.

Doveva tornare ad essere una forza politica strutturata, che preferisce la forma-partito tradizionale al partito veltroniano delle primarie, ma in Puglia - regione strategica per l'esito delle prossime regionali - dopo una serie infinita di ripensamenti ha dovuto subire le primarie imposte da un soggetto estraneo al Pd, il governatore uscente Vendola, di Sinistra e Libertà.
Doveva riprendersi con autorevolezza la leadership del centrosinistra, affrancandosi dal giustizialismo estremista di Di Pietro, e invece sul processo breve - la prima occasione giusta per smarcarsi visto che alcuni suoi parlamentari avevano presentato una proposta sostanzialmente simile nel 2006 - ha seguito pedissequamente al Senato la linea dell'ex pm.
Doveva aprire una nuova stagione di alleanze, allargando la coalizione antiberlusconiana senza ripetere gli errori dell'Unione prodiana allungandosi verso l'Udc, ma il laboratorio pugliese prescelto per l'esperimento è saltato in aria prima ancora di essere aperto perché gli elettori del Pd hanno voltato clamorosamente le spalle ai dirigenti nazionali e regionali parteggiando apertamente per un leader esterno al partito.
Doveva imprimere al centrosinistra una spinta finalmente riformista, e si trova in troppi casi ancora prigioniero della sinistra radicale.
Doveva riprendersi la capacità di imporre la propria agenda politica e le proprie scelte rispetto agli alleati "minori", e in Lazio ha finito per piegarsi perfino all’autocandidatura della Bonino.

Il duo Bersani-D'Alema ha inanellato in tre mesi una serie di errori macroscopici che hanno già ridotto l'attuale segreteria al rango dell'anatra zoppa.
Non si capisce, ad esempio, perché in Puglia hanno scelto di fare prove tecniche di alleanze mai decise nel congresso del partito (l'ultimo tenuto aveva scelto ben altre strade).
E poi, con che criterio due leader nazionali sono scesi in campo contro il presidente di una giunta appoggiata dal loro stesso partito?
E ancora: se si presenta il Pd come un partito federale, perché tentare di imporre le candidature dall'alto?
E infine, Bersani e D'Alema hanno raggiunto l'apice dell'autolesionismo presentando contro Vendola il solito Boccia, che era già stato sconfitto nelle primarie di cinque anni fa e che stavolta ha preso una batosta senza precedenti (73 a 37!).

E veniamo alle scelte fatte nelle varie regioni: un delirio.
Saltato il principale laboratorio politico su cui si puntava per costruire il famoso comitato di liberazione nazionale da Berlusconi, il Pd ha giocato le sue fiches su più tavoli, a macchia di leopardo.
Nonostante il fallimento pugliese, restano in piedi le altre intese locali con Casini (in Piemonte, Liguria, e probabilmente anche nelle Marche e in Basilicata); in altre regioni il Pd ha scelto di affidarsi invece ai vecchi alleati unionisti alla sua sinistra, in un caso persino ai radicali che pure in Lombardia sono scesi in campo contro Penati.
Alle regionali troveremo quindi candidati di estrazione molto diversa tra loro a rappresentare il Pd. Nel Nord il partito cerca di recuperare il terreno perduto con i ceti produttivi candidando in Lombardia, appunto, Penati e in Veneto il segretario della Cgia di Mestre Bortolussi. In Piemonte, invece, la Bresso lavora a un “accordo tecnico” con Pdci e Rifondazione. Nel Lazio punta su Emma Bonino e i radicali. Soluzioni, queste ultime, che non hanno mancato di dividere il partito - e che probabilmente continueranno a farlo alle urne.

La politica delle alleanze del Pd, alla fine, è un guazzabuglio, che trasmette all'elettorato il senso di scelte occasionali e non certo strategiche.
Una sorta di testa o croce tra il vivere alla giornata e il tirare a campare. Nulla di quello che ci si aspettava dall'arrivo di Bersani alla guida del Partito Democratico.

Anche Riolo non sta bene...


lunedì 25 gennaio 2010

Mazzuca: il caso Delbono dimostra l'arroganza del potere in Emilia Romagna

Il ‘Cinzia gatè, che vede indagato il sindaco di Bologna Flavio Delbono e la sua ex compagna Cinzia Cracchi, "è un problema dei giudici. Io non baserò la mia campagna elettorale sulle disgrazie di Delbono e sulle ripercussioni che queste avranno su Vasco Errani, ma sui fatti pratici". È quanto premette il deputato del Pdl Giancarlo Mazzuca, ufficializzando a Bologna, la sua discesa in campo per la corsa alla presidenza della Regione Emilia Romagna.

La vicenda giudiziaria che agita Palazzo D’Accursio e in qualche modo anche Viale Aldo Moro, aggiunge però il candidato sostenuto anche dalla Lega Nord, "dimostra come l’arroganza del potere del centrosinistra aveva raggiunto livelli impensabili, perchè credevano che nessuno li controllasse".
"La questione politica non c’entra, si tratta di una questione morale", scandisce Mazzuca che ribadisce: "Delbono deve chiarire se c’è stato o no un ‘Cinzia gatè". "Non intendo spargere veleni - rimarca, sarcastisco, lo sfidante di Errani - ma mi chiedo: quanti viaggi fanno questi membri della giunta regionale? Possibile che in due anni un assessore vada in Cina, in America, in Messico e poi diverse volte in Bulgaria e ancora in altri Paesi all’estero?".
Quanto al presidente uscente e ricandidato al terzo mandato, Mazzuca ammette "stimo Errani e giudico positiva la sua iniziale gestione, ma quello che è in corso a Bologna è un caso che riguarda tutto il modo di gestire il potere che, parafrasando Andreotti, logora chi non ce l’ha, ma evidentemente logora anche chi ce l’ha".

La rivoluzione Faenza: una elezione amministrativa che scompagina gli schieramenti


Una ottima idea, buona anche per Casola


Il consiglio comunale di Imola andrà in diretta streaming su Internet. E' stato infatti approvato l'ordine del giorno presentato in aula dalla lista civica Per Imola.
Tutti i cittadini potranno d'ora in poi seguire da casa, ufficio o al palmare le discussione dei propri amministratori.
L'idea è ottima e costa quasi nulla e quindi immediatamente praticabile anche a Casola.

Hera dice no ai rimborsi sull'Iva

Il Gruppo, che gestisce i servizi in regime di monopolio, non vuole restituire quanto dovuto e lo scrive in bolletta. Ma la Corte costituzionale legittima i cittadini a pretendere i soldi dei rifiuti

Il Gruppo Hera è stanco. Pure operando in regime di monopolio e quindi non dovendo affrontare alcuna concorrenza nel campo ambientale e del ciclo idrico, il gruppo è stanco. Non ne può più di ricevere lettere su lettere, da ogni angolo della Romagna, contenenti la richiesta di rimborso dell’Iva, incassata sulla tariffa rifiuti ma non dovuta.
Un maltolto da restituire ai cittadini utenti, con effetto retroattivo, da quando nei comuni dell’impero Hera si è passati dalla vecchia Tarsu alla Tia. Nell’ultimo “bollettone” di acqua e rifiuti, in arrivo nelle case in questi giorni, l’azienda ha inserito un post scriptum per dire ai suoi clienti - obbligati ad esserlo per mancanza di un’alternativa di mercato - che non intende restituire un bel nulla, e quindi invita a non inoltrare nemmeno la fastidiosa richiesta.
Così facendo Hera certifica il suo disinteresse nei confronti del dettato della Corte Costituzionale: la Consulta infatti ha stabilito che l’Iva applicata alla Tia è una indebita, e quindi illegittima “tassa sulla tassa”.

sabato 23 gennaio 2010

Faenza torna a correre

"Faenza torna a correre"
Con questo slogan ha debuttato ufficialmente Gian Carlo Minardi, l'imprenditore con alle spalle un curriculum di successi automobilistici, che correrà, prima volta in politica, alle prossime elezioni per la scelta del sindaco di Faenza. "Mi è stata data carta bianca, e rivendico la mia totale e assoluta indipendenza nel proporre e decidere", si presenta nelle inedite vesti di politico e candidato. Lo sostengono Pdl e Lega Nord.


Minardi, sottolinea molto una sua candidatura civica.
"E' così: mi presento come Gian Carlo Minardi, candidato sindaco appoggiato per il momento da Pdl e Lega Nord, ma anche da tutti coloro che crederanno nel piano che cercherò di proporre il prima possibile alla città di Faenza. Non ho mai fatto politica e sono un imprenditore: penso ad un Comune di Faenza gestito come un'azienda".

Di cosa ha bisogno Faenza prima di tutto?
"Non voglio sparare su qualcuno, né commentare su cosa è stato fatto finora a Faenza. Devo di riflettere per dare delle priorità e verificherò in prima persona le necessità. Fino a due giorni fa non c'era un mio interessamento".

Che cosa è cambiato rispetto a due giorni fa? E' quello che si chiedono i dissidenti del Pdl.
"Mi è stata data garanzia piena di autonomia, le beghe interne dei partiti non mi interessano e questo conferma la mia autonomia. Io mi limito a dire che ho parlato con chi mi è stato detto essere rappresentativo dei partiti, non ho parlato con persone di altri paesi.

La indebolirà questa defezione?
"Non credo, ma è chiaro che più gente è con me meglio è, mi dispiace per loro, ma è un problema di partito che non mi riguarda. Non ho tessere di partito e non le ho mai avute".

Ha deciso in poche ore, come l'hanno presa amici e parenti?
"I miei amici e conoscenti sono stati determinanti. Faenza è piccola e ci si conosce un po' tutti e in molti di loro mi hanno spinto a farlo".



venerdì 22 gennaio 2010

Per una volta, turandoci il naso, evochiamo lo stesso detestabile metodo che usano abbondantemente i nostri avversari fatto di scandali e bassezze.


(In foto: Flavio Delbono, Sindaco di Bologna)

Nel sottobosco delle notizie sono improvvisamente venute a galla due veline sulle quali vale la pena riflettere.
A Bologna risulterebbe che Ignazio Marino, esponente del Pd ma soprattutto chirurgo di fama internazionale, non sarebbe riuscito a lavorare presso un ospedale del capoluogo emiliano a causa della sua posizione interna al partito. La decisione di correre per la segreteria e in particolare contro Pier Luigi Bersani (leader incontrastato da quelle parti e totalmente estraneo alla vicenda) avrebbe scatenato la rappresaglia dei dirigenti dell’azienda sanitaria di Bologna e innescato l’ostruzionismo. Lo scandalo, chiamiamolo così, è venuto fuori da alcune intercettazioni telefoniche che non lasciano nulla alla libera interpretazione, tanto sono chiare ed esplicite.

Sempre a Bologna, il sindaco Flavio Delbono (Pd di strettissima osservanza) è alle prese con un’inchiesta dai contorni molto opachi e decisamente imbarazzanti.
La sua ex fidanzata Cinzia Cracchi, che fino al termine della relazione fu anche sua segretaria, ha rivelato di avere viaggiato per mezzo mondo con Delbono facendo pagare le spese alla Regione, di cui l’uomo politico era vicepresidente. Per provare le sue affermazioni, la signora Cracchi ha consegnato il bancomat malandrino che servirebbe a certificare la sua verità.

Su entrambe le questioni sono in corso, ovviamente, inchieste giudiziarie. Entrambe però, indipendentemente dalle conclusioni di natura strettamente penale, ci danno il termometro di un modo di fare politica che trae alimento dalla supponenza di cui si ammanta il partito che governa la nostra regione.
Se l’affaire Marino fosse accaduto al Sud, ci sarebbe già qualcuno pronto a scomodare il condizionamento mafioso. I metodi sono diversi, ma il risultato comunque è uguale: umiliazione del merito e conseguente trionfo dell’arroganza.
La stessa arroganza che già s’intravede nella vicenda che tocca l’immagine del sindaco Delbono.
Qui emerge ancora una volta una sorta d’impunità di cui il potente di turno pensa di godere in ragione della carica. In questo probabilmente sorretto dalla strana idea di onnipotenza che sempre più spesso si scorge nei comportamenti di sindaci e governatori regionali.


E' stata presentata la bozza del Piano Attuativo Locale cioè la programmazione della sanità ravennate per il triennio 2009-2011 - Sarà illustrato ai consiglieri comunali del Distretto lunedì 1 Febbraio


Si tratta di un documento molto corposo di 116 pagine che merita di essere letto in maniera approfondita e opportunamente commentato, cosa che faremo dopo la presentazione.
Chiediamo ai cittadini - nonostante si tratti di una "pizza" scritta in un burocratese a volte indisponente - di valutare le varie proposte con la massima attenzione e di segnalarci in pubblico o in privato le considerazioni sul merito delle scelte effettuate.

giovedì 21 gennaio 2010

E adesso si fa sul serio!


Quando lo Stato c'è, le promesse si mantengono. Un modello di protezione civile che rende onore all'Italia e agli italiani, al di là e al di sopra delle polemiche politiche



















Il Presidente Berlusconi torna all’Aquila dopo l’aggressione di Milano.
Non si tratta solo di mantenere la promessa, fatta all’indomani del sisma, d’assumere in prima persona la responsabilità degli aiuti e della ricostruzione, ed essere perciò presente il più possibile sul terreno. Si tratta anche, ormai, di un legame personale, umano, che si è stabilito tra Silvio Berlusconi e gli abruzzesi, che lui stesso, in una recente intervista, ha elogiato come “tosti, generosi, orgogliosi, fieri e concreti”. E in questo, ha aggiunto, “abbiamo in comune la cultura del fare”.
La promessa principale era quella di costruire in tempo, prima dei rigori dell’inverno, case nuove, vere, confortevoli e non le baraccopoli di cui sono state per decenni disseminate le zone colpite da terremoti in diverse regioni italiane. In Abruzzo, prima di Natale tutte le tendopoli sono state chiuse e a quanti avevano perso la casa o non potevano abitarci prima di restaurarla è stata garantito ben più di un tetto: un’abitazione sicura, dotata di tutti i comfort.
All’Aquila è stato compiuto un piccolo grande miracolo. Anzitutto nei giorni immediatamente successivi alla catastrofe. In quarantott’ore, infatti, le squadre di soccorso hanno montato le tendopoli ed estratto dalle macerie vivi e morti. In pochi mesi, lo Stato ha poi costruito l’equivalente di una città per 30mila persone rimaste senza tetto. Quattro le tipologie adottate dalla Protezione civile per venire incontro alle necessità degli sfollati: case antisismiche, moduli abitativi provvisori, autonoma sistemazione e case in affitto.
Alla luce del risultato, sembra quasi che tutto sia stato “facile”. Ma non lo era affatto. L’edificazione delle nuove case è stata impegnativa, ma il risultato è stato raggiunto. Non meno efficiente è stata l’organizzazione che ha permesso di distribuire le case prestate o in affitto a chi ne aveva i requisiti, secondo criteri trasparenti, precisi. La terza fase sarà quella della ricostruzione vera e propria. “Un lavoro lungo”, ha avvertito Berlusconi, per il quale si lavora con determinazione.
La visita di oggi tocca due scuole e un centro abitativo. Lo Stato si è curato subito non soltanto di sfamare, curare e fornire i soccorsi essenziali a chi aveva bisogno, ma anche di far ripartire l’attività di una città stremata dal sisma, a cominciare dall’attività scolastica. L’Università dell’Aquila, che era un centro d’eccellenza, tornerà ad esserlo, e lo sarà anche su un tema importante come quello della ricerca sismologica.
I cittadini hanno potuto contare sullo Stato in tutte le diramazioni. Sono arrivati i finanziamenti, i soccorsi, i provvedimenti che servivano a non far pesare le tasse e i mutui da pagare. È stata un’assistenza a tutto campo, per chiunque ne avesse una reale necessità.

Il modello dell’Aquila può oggi essere un modello valido in tutto il mondo, sia per le operazioni di soccorso nelle emergenze, sia per la ricostruzione, sia nello specifico per l’attuazione di tutte le misure post-terremoto. La decisione coraggiosa di tenere all’Aquila il G8 inizialmente previsto a La Maddalena ha consentito di mandare un messaggio di vicinanza dei leader mondiali ai loro cittadini, di sobrietà nel momento del dolore.

mercoledì 20 gennaio 2010

Galassini, capogruppo PdL in consiglio provinciale, interroga il Presidente Giangrandi per sapere se i Comuni siano stati informati dell'impatto che la gestione dell'impianto a biomasse di Russi avrà sulla viabilità dei territori


Premesso che:
In data 4 novembre 2009 PowerCrop, società formata da Eridania Sadam e Gruppo Falk, ha presentato le integrazioni richieste dalla Regione al progetto di costruzione di un inceneritore a biomasse da 30 Mw che si vorrebbe costruire nel Comune di Russi, con una necessità dichiarata di reperimento di oltre 270.000 ton/anno di materiale da comburre.
L’approvvigionamento del combustibile avverrà da 8 aree identificate: Venezia, Ferrara, Bologna, Rimini, Santa Sofia, San Benedetto, Palazzuolo, Marradi.
Per quel che riguarda il territorio dell’area faentina la zona di approvvigionamento viene individuata nell’area di Marradi e di Palazzuolo sul Senio.
Le vie di comunicazione interessate, come dichiarato dal proponente del progetto, saranno la SP 302 (Brisighella/Marradi) e la SP 306 (Faenza / Palazzuolo s/S.). Per raggiungere queste località il traffico pesante previsto è di 595 mezzi all'anno diretti a Palazzuolo, e 446 diretti a Marradi. Il numero dei percorsi dovrà essere chiaramente raddoppiato, in quanto mezzi in entrata ed in uscita, per un totale di 1090 transiti diretti a Palazzuolo e di 892 per Marradi. Tutti questi mezzi pesanti confluiranno sul territorio del Comune di Faenza per raggiungere Russi, sede dell’impianto di incenerimento. I comuni nella Provincia di Ravenna interessati dai transiti saranno:
SP 302: Russi, Faenza, Brisighella, Marradi;
SP 306: Castelbolognese, Riolo Terme, Casola Valsenio, Palazzuolo;
SP 8: Cotignola, Bagnacavallo;
SP 20: Russi, Bagnacavallo,
SS 253: Russi, Bagnacavallo, Ravenna
SS 16 Reale: Alfonsine, Conselice, verso Argenta, dir Ferrara.)
Per quel che riguarda il territorio forlivese, sarà interessata la zona di Portico San Benedetto e Santa Sofia. Lo stesso proponente dichiara che dal bacino di Santa Sofia arriveranno ben 1191 mezzi pesanti e 744 da Portico San Benedetto che, a pieno carico, in entrata ed in uscita, conferiranno combustibile all’inceneritore.
Tutto il traffico pesante proveniente da queste 2 vallate confluirà sulla SP 29 Via Lughese che dopo aver attraversato i centri abitati di San Martino e Villafranca, proseguiranno percorrendo nel comune di Faenza prima e di Russi poi, la SP 4 Prada, per poi giungere all’inceneritore di biomasse, in entrata ed in uscita, raddoppiando, di fatto, il numero dei mezzi: (1935 x 2= 3870).

Tenuto conto:
- Delle caratteristiche di queste vie di comunicazione, che si snodano all’interno di centri abitati storici, dove in alcuni punti già ora risulta difficoltoso il transito per le autovetture,
- che il Sindaco è il principale responsabile dell’incolumità e della salute dei cittadini e che, a prescindere dal fatto che le strade siano comunali, provinciali o statali, tutto quello che sarà la manutenzione ordinaria e/o straordinaria causata da questo aumento di traffico, graverà sulle tasche dei cittadini.
- che dagli ultimi dati sulla qualità dell’aria, Ravenna si posiziona al primo posto in Regione (e al quarto a livello nazionale) con ben 126 giorni in un anno di superamento del limite, (Ferrara 66, Forlì 37, Rimini 36)

Si interroga su quanto segue
Se i Comuni della Provincia di Ravenna sopra citati, interessati e coinvolti dalle ricadute sono stati messi a conoscenza della volontà di costruire tale impianto;
Se i comuni sopra citati sono a conoscenza dei dati presentati dal proponente.
Se sono stati coinvolti direttamente nella procedura autorizzativa di questo impianto attualmente sottoposto a procedura di VIA.

Il Presidente
Gruppo Forza Italia-PDL Provincia di Ravenna
Vincenzo Galassini

Questi dati sono molto importanti per capire Casola

depositi auto

èensioni Irpef

affitto

Marta Farolfi chiede il controllo della clandestinità a Brisighella


martedì 19 gennaio 2010

Giorgio Napolitano rilegge la storia italiana. Grazie Presidente

"Cara Signora,
ricorre domani il decimo anniversario della morte di Bettino Craxi, e io desidero innanzitutto esprimere a lei, ai suoi figli, ai suoi famigliari, la mia vicinanza personale in un momento che è per voi di particolare tristezza, nel ricordo di vicende conclusesi tragicamente. Non dimentico il rapporto che fin dagli anni '70 ebbi con lui per il ruolo che allora svolgevo nella vita politica e parlamentare. Si trattò di un rapporto franco e leale, nel dissenso e nel consenso che segnavano le nostre discussioni e le nostre relazioni anche sul piano istituzionale. E non dimentico quel che Bettino Craxi, giunto alla guida del Partito Socialista Italiano, rappresentò come protagonista del confronto nella sinistra italiana ed europea.


Ma non è su ciò che oggi posso e intendo tornare.
Per la funzione che esercito al vertice dello Stato, mi pongo, cara Signora, dal solo punto di vista dell'interesse delle istituzioni repubblicane, che suggerisce di cogliere anche l'occasione di una ricorrenza carica - oltre che di dolorose memorie personali - di diversi e controversi significati storici, per favorire una più serena e condivisa considerazione del difficile cammino della democrazia italiana nel primo cinquantennio repubblicano.

E' stato parte di quel cammino l'esplodere della crisi del sistema dei partiti che aveva retto fino ai primi anni '90 lo svolgimento della dialettica politica e di governo nel quadro della Costituzione. E ne è stato parte il susseguirsi, in un drammatico biennio, di indagini giudiziarie e di processi, che condussero, tra l'altro, all'incriminazione e ad una duplice condanna definitiva in sede penale dell'on. Bettino Craxi, già Presidente del Consiglio dal 1983 al 1987. Fino all'epilogo, il cui ricordo è ancora motivo di turbamento, della malattia e della morte in solitudine, lontano dall'Italia, dell'ex Presidente del Consiglio, dopo che egli decise di lasciare il paese mentre erano ancora in pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti.

"Si è trattato - credo di dover dire - di aspetti tragici della storia politica e istituzionale della nostra Repubblica, che impongono ricostruzioni non sommarie e unilaterali di almeno un quindicennio di vita pubblica italiana. Non può dunque venir sacrificata al solo discorso sulle responsabilità dell'on. Craxi sanzionate per via giudiziaria la considerazione complessiva della sua figura di leader politico, e di uomo di governo impegnato nella guida dell'Esecutivo e nella rappresentanza dell'Italia sul terreno delle relazioni internazionali.
Il nostro Stato democratico non può consentirsi distorsioni e rimozioni del genere. Considero perciò positivo il fatto che da diversi anni attraverso importanti dibattiti, convegni di studio e pubblicazioni, si siano affrontate, tracciando il bilancio dell'opera di Craxi, non solo le tematiche di carattere più strettamente politico, relative alle strategie della sinistra, alle dinamiche dei rapporti tra i partiti maggiori e alle prospettive di governo, ma anche le tematiche relative agli indirizzi dell'attività di Craxi Presidente del Consiglio.
Di tale attività mi limito a considerare solo un aspetto, per mettere in evidenza come sia da acquisire al patrimonio della collocazione e funzione internazionale dell'Italia la conduzione della politica estera ed europea del governo Craxi: perchè ne venne un apporto incontestabile ai fini di una visione e di un'azione che possano risultare largamente condivise nel Parlamento e nel paese proiettandosi nel mondo d'oggi, pur tanto mutato rispetto a quello di alcuni decenni fa. Le scelte di governo compiute negli anni 1983-87 videro un rinnovato, deciso ancoraggio dell'Italia al campo occidentale e atlantico, anche di fronte alle sfide del blocco sovietico sul terreno della corsa agli armamenti ; e videro nello stesso tempo un atteggiamento "più assertivo" del ruolo dell'Italia nel rapporto di alleanza - mai messo peraltro in discussione - con gli Stati Uniti.
In tale quadro si ebbe in particolare un autonomo dispiegamento della politica estera italiana nel Mediterraneo, con un coerente, equilibrato impegno per la pace in Medio Oriente. Il governo Craxi e il personale intervento del Presidente del Consiglio si caratterizzarono inoltre per scelte coraggiose volte a sollecitare e portare avanti il processo d'integrazione europea, come apparve evidente nel semestre di presidenza italiana (1985) del Consiglio Europeo.
Né si può dimenticare l'intesa, condivisa da un arco assai ampio di forze politiche, sul nuovo Concordato: la cui importanza è stata pienamente confermata dalla successiva evoluzione dei rapporti tra Stato e Chiesa.
Numerosi risultano in sostanza gli elementi di condivisione e di continuità che da allora sono rimasti all'attivo di politiche essenziali per il profilo e il ruolo dell'Italia. In un bilancio non acritico ma sereno di quei quattro anni di guida del governo, deve naturalmente trovar posto il discorso sulle riforme istituzionali che aveva rappresentato, già prima dell'assunzione della Presidenza del Consiglio, l'elemento forse più innovativo della riflessione e della strategia politica dell'on. Craxi.
Nel quadriennio della sua esperienza governativa quel discorso tuttavia non si tradusse in risultati effettivi di avvio di una revisione della Costituzione repubblicana. La consapevolezza della necessità di una revisione apparve condivisa attraverso i lavori di una impegnativa Commissione bicamerale di studio (presieduta dall'on. Bozzi): ma alle conclusioni, peraltro discordi, di quella Commissione nel gennaio 1985 non seguì alcuna iniziativa concreta, di sufficiente respiro, in sede parlamentare. Si preparò piuttosto il terreno per provvedimenti che avrebbero visto la luce più tardi, come la legge ordinatrice della Presidenza del Consiglio e, su un diverso piano, significative misure di riforma dei regolamenti parlamentari.
Tra i problemi che nell'Italia repubblicana si sono trascinati irrisolti, c'è certamente quello del finanziamento della politica. Si era tentato di darvi soluzione con una legge approvata nel 1974, a più di venticinque anni dall'entrata in vigore della Costituzione. Ma quella legge mostrò ben presto i suoi limiti, in particolare per la debolezza dei controlli che essa aveva introdotto. Attorno al sistema dei partiti, che aveva svolto un ruolo fondamentale nella costruzione di un nuovo tessuto democratico nell'Italia liberatasi dal fascismo, avevano finito per diffondersi "degenerazioni, corruttele, abusi, illegalità", che con quelle parole, senza infingimenti, trovarono la loro più esplicita descrizione nel discorso pronunciato il 3 luglio 1992 proprio dall'on. Craxi alla Camera, nel corso del dibattito sulla fiducia al governo Amato.
Ma era ormai in pieno sviluppo la vasta indagine già da mesi avviata dalla Procura di Milano e da altre. E dall'insieme dei partiti e dei loro leader non era venuto tempestivamente un comune pieno riconoscimento delle storture da correggere, nè una conseguente svolta rinnovatrice sul piano delle norme, delle regole e del costume. In quel vuoto politico trovò, sempre di più, spazio, sostegno mediatico e consenso l'azione giudiziaria, con un conseguente brusco spostamento degli equilibri nel rapporto tra politica e giustizia. L'on. Craxi, dimessosi da segretario del PSI, fu investito da molteplici contestazioni di reato. Senza mettere in questione l'esito dei procedimenti che lo riguardarono, è un fatto che il peso della responsabilità per i fenomeni degenerativi ammessi e denunciati in termini generali e politici dal leader socialista era caduto con durezza senza eguali sulla sua persona. Nè si può peraltro dimenticare che la Corte dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo - nell'esaminare il ricorso contro una delle sentenze definitive di condanna dell'on. Craxi - ritenne, con decisione del 2002, che, pur nel rispetto delle norme italiane allora vigenti, fosse stato violato il "diritto ad un processo equo" per uno degli aspetti indicati dalla Convenzione europea.
Alle regole del giusto processo, l'Italia si adeguò, sul piano costituzionale, con la riforma dell'art. 11 nel 1999. E quei principi rappresentano oggi un riferimento vincolante per la legislazione nazionale e per l'amministrazione della giustizia in Italia. Si deve invece parlare di una persistente carenza di risposte sul tema del finanziamento della politica e della lotta contro la corruzione nella vita pubblica. Quel tema non poteva risolversi solo per effetto del cambiamento (determinatosi nel 1993-94) delle leggi elettorali e del sistema politico, e oggi, in un contesto politico-istituzionale caratterizzato dalla logica della democrazia dell'alternanza, si è ancora in attesa di riforme che soddisfino le esigenze a cui ci richiama la riflessione sulle vicende sfociate in un tragico esito per l'on. Bettino Craxi.

E' questo, cara Signora, il contributo che ho ritenuto di dover dare al ricordo della figura e dell'opera di suo marito, per l'impronta non cancellabile che ha lasciato in un complesso intreccio di luci e ombre, nella vita del nostro Stato democratico.

Con i più sinceri e cordiali saluti".

lunedì 18 gennaio 2010

I sondaggi confermano ottime prospettive per il Centro Destra


In attesa di vedere il Bilancio 2010 del Comune di Casola Valsenio, vediamo cosa propone Riolo Terme

In questi primi giorni dell’anno tutte le amministrazioni comunali sono alle prese con la presentazione e l’approvazione del Bilancio di previsione per l’anno 2010. A Riolo Terme il bilancio, recentemente presentato, dovrebbe essere approvato entro la fine del mese.

Il documento prevede un bilancio complessivo di circa 6milioni e 580mila euro di cui 1,3milioni di investimenti e circa 3,6milioni di spesa corrente,

Sul versante delle entrate l’amministrazione comunale,  ha deciso di lasciare inalterata sia la tassazione che le tariffe a domanda individuale: mensa, centro diurno, pubblicità, asili, palestre,  noleggio sale, ecc senza variarle neppure dell'inflazione maturata nel 2009.

Per quanto riguarda gli investimenti  sono previsti nel 2010 i seguenti interventi:
- creazione a Borgo Rivola di uno spazio ad uso pubblico da utilizzare come Centro sociale collocato nelle ex scuole elementari
- spostamento dell’attuale stazione dei bus in un luogo più appropriato, sicuro e fruibile da parte degli utenti e soprattutto delle centinaia di studenti che ogni giorno raggiungono le scuole riolesi
- creazione, in collaborazione con la provincia di Ravenna, della pista ciclabile che unirà la zona termale con la vicina frazione di Isola.
- riorganizzazione degli spazi in uso alla Biblioteca comunale liberando lo stabile per le attività dell’asilo e della scuola materna.


Nella classifica del benessere 2009 dei comuni romagnoli, Casola Valsenio sale di ben 18 posizioni (dal 48° a 30° posto). Il salto deriva anche da un diverso metodo di calcolo, ma è un risultato di cui siamo molto contenti



sabato 16 gennaio 2010

Scuola dell'Infanzia S, Dorotea: la convenzione è stata rinnovata ma si poteva e si doveva fare di più

La convenzione tra il Comune e la Parrocchia di Casola Valsenio, gestore della Scuola dell’Infanzia S. Dorotea, approvata nell’ultimo consiglio comunale, ci sollecita due brevi considerazioni.

La prima riguarda la natura di questa antica istituzione scolastica.
E’ incontestabile che , dall’Unità d’Italia al 1945, furono soltanto pochi enti morali e le scuole materne della comunità cattolica, che si interessarono direttamente al problema dell’educazione prescolare. In tempi in cui Stato ed Enti Locali non erano direttamente presenti, in queste scuole, vennero educate generazioni e generazioni di bambini.
La nostra scuola si colloca all’interno di questa antica e benemerita tradizione e la comunità casolana ha sempre dimostrato di considerare essenziale l’opera del suo asilo che è stato difeso e sostenuto anche in tempi in cui un egemone Partito Comunista si accaniva particolarmente contro le scuole private religiose.
Oggi nessuno sembra più intenzionato a mettere in discussione l’esistenza delle scuole non statali anche se qualche residuo di intollerante tradizione statalista rimane in minoritari ambienti politici. E perciò diamo per scontato che da parte di quasi tutti ci siano le migliori intenzioni di aiutare, valorizzare, difendere sostenere la materna S. Dorotea.

La seconda considerazione attiene la dimensione degli aiuti economici che anche il nostro comune, come la stragrande maggioranza dei comuni italiani, assicura alla scuola paritaria.
Oggi, ogni sezione di scuola dell’infanzia ha costi che si aggirano attorno ai 60mila euro che comprendono gli oneri per il personale docente, e, in quota frazionale, quello per il personale ausiliario, per il mantenimento delle strutture edilizie, per i costi gestionali (luce riscaldamento acqua telefoni), per i materiali di consumo, senza conteggiare i costi dei servizi di mensa scolastica e di trasporto.
Per far fronte a queste spese le scuole paritarie si avvalgono di un contributo statale annuale di circa 15/18mila euro cui si aggiungono le quote del Comune e le rette mensili pagate dalle famiglie.
La delibera che è stata assunta dal consiglio comunale, assegna un contributo di 9mila euro per il funzionamento di una intera sezione e per l’attivazione dello Spazio Bambini, il servizio di accoglienza part time per i piccoli di due anni.
Il contributo comunale ci è parso decisamente troppo basso ed abbiamo chiesto che per il futuro fosse portato a 9mila euro per la sezione di materna e ad almeno 4mila euro per lo Spazio Bambini. Di fronte al diniego del Sindaco ad assumere impegni più consistenti, ci siamo astenuti all’atto della votazione.

Nel corso del dibattito abbiamo cercato di motivare le ragioni che avrebbero dovuto impegnare il nostro comune a qualche sacrificio in più per aiutare la S. Dorotea, ben sapendo che in periodi di risorse limitate le scelte che si devono fare a favore di uno vanno inevitabilmente a scapito di un altro, ma pensiamo che nessuno possa vantare meriti superiori a quelli della scuola dell’infanzia cattolica per accedere a maggiori benefici economici se si crede, naturalmente, nel valore aggiunto rappresentato dalla scuola autonoma.
Abbiamo ricordato ai consiglieri che il contributo assegnato all’ente gestore dal nostro comune (5mila euro scarsi a sezione) è tra i più bassi di tutta la provincia di Ravenna come risulta da questa tabella che riporta le assegnazioni per sezione nei vari comuni:

Purtroppo in sede di discussione non siamo riusciti a conseguire quelle consonanze con i consiglieri cattolici eletti nelle fila del PD che invece ci saremmo aspettate.
Fino ad ora è sempre accaduto che tematiche sulle quali avremmo auspicato e sperato un aggancio trasversale di naturale culturale ed etica non abbiano trovato riscontri positivi in consiglio comunale.
E' un vero peccato perchè avremmo potuto dimostrare che in politica le appartenenze ideali sono altrettanto e forse più importi delle appartenenze partitiche.
Ma le speranze non sono perse e se avremo la fortuna di vedere allentati i livelli dello scontro romano, potrebbe accadere che molte delle iniziative che vanno nell'interesse esclusivo della comunità trovino minori ostacoli al confronto costruttivo e alla reciproca comprensione.
Per l'intanto aspettiamo la prossima convenzione che dovrebbe inserirsi in un più ampio progetto di ricollocazione dei servizi per l'infanzia a livello cittadino dove auspichiamo che anche "l'asilo delle suore" trovi adeguata collocazione e il rispetto che merita.




giovedì 14 gennaio 2010

Una interessante indagine del Sole 24Ore sulla tenuta dei sindaci nella fiducia dei cittadini. I dati confermano che anche nei comuni si sta aprendo una stagione di scongelamento del voto storico che, soprattutto in Emilia Romagna, ha bloccato l'alternanza nelle amministrazioni locali

Indagine IPR Pubblicata il 12/1/2010 per Il sole 24 Ore
"Le chiedo un giudizio complessivo sull’operato del Sindaco della sua città nell’arco del 2009. Se domani ci fossero le elezioni comunali, lei voterebbe a favore o contro l’attuale Sindaco ....?."

Continua la fuga dei cattolici dal PD

L’accordo con Di Pietro, le questioni etiche e non ultima la candidatura di Emma Bonino alla presidenza della regione Lazio hanno provocato e stanno provocando forti imbarazzi nella componente cattolica del Partito Democratico.

Tanto che uno dei “padri costituenti” di questa eterogenea coalizione, Enzo Carra, ex portavoce prima di Forlani e poi della Democrazia Cristiana, ha deciso di uscire dal Pd passando all’UdC assieme al collega Lucetti, altro cattolico fondatore della Margherita ed esponente della prim’ora del PD.
Il perché della sua decisione, Carra lo ha consegnato a un paio di interviste pubblicate questa mattina: “E’ venuto meno – ha spiegato – lo spirito originario del Pd, l’idea di un partito non plurale ma pluralista, non di una sinistra ma di un centrosinistra che, sì, aveva commesso l’errore di allearsi con Di Pietro, ma che aveva al suo interno degli anticorpi: il centro, i moderati…”.
In sostanza Carra contesta al nuovo corso del Pd di essersi appiattito non solo sulle posizioni del tribuno molisano – che non hanno niente a che vedere con lo spirito riformatore e moderato dei centristi – ma di continuare a guardare verso sinistra, magari in funzione di rimettere in gioco quelle formazioni che le ultime elezioni politiche hanno cacciato dal cosiddetto arco costituzionale.
Carra e i suoi amici guardano dunque con rammarico e con sospetto a questa nuova strategia della segreteria Bersani consapevoli di indossare un vestito troppo stretto, comunque di una taglia che non è la loro.
Il malcontento serpeggiava già da tempo, ultimo la benedizione di Bersani alla candidatura di Emma Bonino alla presidenza della Regione Lazio. E non va dimenticato che nel frattempo la stessa segreteria ha lasciato andare via Rutelli che è stato un candidato premier del centrosinistra, un fondatore del Partito Democratico, il presidente della Margherita. Un errore macroscopico, secondo Carra, averlo lasciato partire con un’alzata di spalle per poi incontralo subito dopo e dirgli “amici come prima”… Troppi errori, dunque, nella ricostruzione di Carra: dalla primarie che prima si dovevano fare su tutto e poi all’improvviso vengono cancellate, alla reintroduzione del trattino sinistra-centro quando tutti “eravamo contenti e felici di averlo abolito”. Così dinnanzi a un “Pd che è diventato un organismo geneticamente modificato” la decisione di sbattere la porta e di aderire al partito di Casini.

mercoledì 13 gennaio 2010

Il caso Del Turco insegna: i magistrati sbagliano ma sono gli unici a non pagare mai. Altro che leggi ad personam!

La pubblicazione di un rapporto del Nas dei Carabinieri di Pescara (un documento di ben 48 pagine) diffuso dal quotidiano abruzzese "Il Centro", ha riaperto nei giorni scorsi il caso Ottaviano Del Turco, l’ex presidente della Regione Abruzzo, arrestato il 14 luglio del 2008 con l’accusa infamante di corruzione.

Il rapporto documentava dettagliatamente l’attività (che, con un eufemismo, potremmo definire discutibile) del patron della sanità regionale privata Vincenzo Maria Angelini (il grande accusatore di Del Turco); riconosceva alla Giunta presieduta dall’ex sindacalista il tentativo di normalizzare la situazione e concludeva con la richiesta di arresto di Angelini e dei suoi più stretti collaboratori. Un mese dopo la presentazione all’autorità giudiziaria del suddetto rapporto (il 14 luglio 2008, appunto) la Guardia di Finanza arrestava Del Turco, il quale restava in carcere per un mese.
Cominciava così il calvario di un galantuomo che aveva servito il suo Paese nei tanti ruoli ricoperti (sindacalista di prestigio, uomo politico, parlamentare, presidente di Commissione, ministro, componente del Parlamento europeo, presidente della sua Regione natale). Costretto nei fatti a dimettersi (con la conseguenza delle elezioni regionali anticipate) e completamente abbandonato dal Pd, il suo partito, afferrato dalla solita sindrome giustizialista benché fosse evidente l’errore giudiziario di cui era stato vittima Ottaviano
Dopo la scarcerazione e un lungo periodo di arresti domiciliari, la magistratura inquirente ha chiesto più volte la proroga dei termini per le indagini e, al dunque, non è stata in grado di trovare quelle prove inconfutabili della colpevolezza di Del Turco di cui aveva parlato in parecchie conferenze stampa, mentre Ottaviano era condannato al silenzio nel carcere di massima sicurezza a Sulmona.
In sostanza, contro Del Turco c’erano (e ci sono) soltanto le dichiarazioni e le accuse di Angelini. Parole, parole, parole, nella totale assenza di qualsivoglia elemento di riscontro e di prova. Nei giorni scorsi la Procura di Pescara – presa in contropiede dagli ultimi eventi – si è lasciata andare alla solita tiritera: "Bisogna difendersi nel processo e non dal processo" ha dichiarato il procuratore capo. Come se Del Turco avesse cercato di eludere ed evitare il momento del processo dove sicuramente gli verrà data ragione. Se il processo non c’è stato non è certo attribuibile all’ex presidente. Il gip non si è ancora pronunciato sulla richiesta di rinvio a giudizio; forse perché l’unico verdetto possibile sul caso Del Turco non può che essere di proscioglimento con formula piena, anzi stracolma. Così Ottaviano aspetta con ansia il giorno del giudizio, che gli consentirà di spiegare le sue ragioni, come non è gli è mai stato possibile in passato.
Rimane da chiedersi se davvero sia servita alla causa della giustizia tutto questo ambaradam. Vediamone gli effetti: una giunta regolarmente eletta è stata mutilata; i cittadini sono tornati alle urne; è stato stravolto il risultato precedente. La sinistra – ogni tanto qualche bene nasce anche da un male - ha perduto la maggioranza. Ma loro sono contenti lo stesso, al punto di essersi accodati, nelle elezioni, ad un candidato dipietrista. Una brava persona è stata accusata ingiustamente e costretta a cambiare vita. E la Procura? Se verrà l’ora del processo – a meno che gli elefanti non abbiano imparato a volare – Del Turco sarà assolto con tante scuse.
Resta, allora, una domanda. Non sarebbe stato possibile fare luce sulle accuse di Angelini in maniera meno traumatica, magari inviando a Del Turco un avviso di garanzia e chiamandolo a chiarire i fatti contestatigli? E’ mai possibile che un medico che sbaglia una diagnosi rischi un processo, mentre un magistrato che rovina una persona innocente riesce persino a fare carriera?

Sono queste le domande molto semplici che gli italiani dovrebbero porsi, per capire che la questione giustizia non è fatta di leggi ad personam. Chiunque corre il rischio di incappare in un magistrato che lo fa arrestare……per sbaglio.