lunedì 28 novembre 2011

I nostri soldi

Giornalmente rendiamo pubbliche molte delle spese effettuate dai nostri amministratori affinché i cittadini possano valutare in piena autonomia l’uso del pubblico denaro

DD 313 del 24/11/2011

CONFRATERNITA DELLA MISERICORDIA DI CASOLA: GESTIONE DI ATTIVITÀ DI INTERESSE PUBBLICO - LIQUIDAZIONE ANNO 2011

Spesa di

€ 5.164,00

A favore di

Organizzazione di volontariato “Confraternita della Misericordia” di Casola Valsenio – ONLUS –

Per

La convenzione tra Comune e Confraternita della Misericordia prevede il rimborso delle spese di organizzazione, progettazione, coordinamento, verifica e valutazione e, in quota parte, delle spese generali, nonché le spese per l’acquisto di attrezzature, vestiario, carburante, la copertura assicurativa e le spese sostenute dai volontari nell’espletamento dei servizi resi all’Amministrazione.
Visto la nota con la quale la Confraternita della Misericordia con nota del 15.11.2011 chiede il rimborso, come previsto dalla convenzione sottoscritta, per le spese sostenute per l’anno 2011 per le attività espletate per conto del Comune ed allega la relazione sulla attività svolta unitamente al bilancio consuntivo.
La convenzione prevede un rimborso spese nella misura massima di € 5.164,00.

Scelta esecutore

Convenzione

Rilievi del nostro gruppo consiliare

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DD 314 del 24/11/2011

ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI - GRUPPO DI CASOLA VALSENIO: GESTIONE DI ATTIVITÀ MANUTENTIVE E DI SORVEGLIANZA. ANNO 2011

Spesa di

€ 2.000,00

A favore di

Organizzazione di volontariato “ANA” Associazione Nazionale Alpini – Sezione Bolognese – Romagnola – Gruppo di Casola Valsenio

Per

La convenzione tra Comune e ANA di Casola Valsenio prevede il rimborso alla Associazione delle spese di organizzazione, progettazione, coordinamento, verifica e valutazione e, in quota parte, delle spese generali, nonché le spese per l’acquisto di attrezzature, vestiario, carburante, la copertura assicurativa e le spese sostenute dai volontari nell’espletamento dei servizi resi all’Amministrazione.
Visto la nota con la quale l’Associazione in data 26.11.2010 (?) chiede il rimborso per le spese sostenute e per le attività espletate per conto del Comune viene disposto il rimborso nella misura massima annua prevista pari a euro 2.000,00.

Scelta esecutore

Convenzione

Rilievi del nostro gruppo consiliare

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DD 315 del 24/11/2011

ASSOCIAZIONE ANPI DI CASOLA VALSENIO: GESTIONE DI ATTIVITÀ TURISTICO-CULTURALI E STORICHE - LIQUIDAZIONE ANNO 2011

Spesa di

€ 1.500,00

A favore di

Organizzazione di volontariato “ANPI” - Ente Morale D.L. N. 224 del 5 aprile 1945 – Sez. di Casola Valsenio

Per

La convenzione con l’ANPI di Casola Valsenio prevede il rimborso delle spese di organizzazione, progettazione, coordinamento, verifica e valutazione e, in quota parte, delle spese generali, nonché le spese per l’acquisto di attrezzature, vestiario, carburante, la copertura assicurativa e le spese sostenute dai volontari nell’espletamento dei servizi resi all’Amministrazione.
Con nota del 19.11.2010 (?) l’ANPI chiede il rimborso, per le spese sostenute durante l’anno 2010 (?) per le attività espletate per conto del Comune

Scelta esecutore

Convenzione

Rilievi del nostro gruppo consiliare

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misericordia

casola_alpini

Monte battaglia

Beato chi so’ fa, il sofà

poltrone

Anche a Castel Bolognese c’è sconcerto per questa Unione dei Comuni che nasce senza funzioni e senza prospettive per scelta esclusiva del Pd

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venerdì 25 novembre 2011

Il Consiglio Comunale si riunisce martedì 29 novembre anche per ricordare la liberazione di Casola

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liberazione Casola

 

 

 

 

 

 

 

All’o.d.g.:
Punto 1 - 67 anni dalla liberazione di Casola Valsenio – Cerimonia
punto 2 – Contratto di sindacato e disciplina dei trasferimenti azionari – delibera
punto 5 – Risposta alle nostre interrogazioni:
                Perché tre lotti per 500 metri di asfalto?
                Perché tanta lentezza nei lavori sull’orto botanico?
punto 6 – o.d.g. di Uniti per Casola “Castagne e marroni minacciati dalla siccità
punto 8 – Protocollo tra Comuni e Provincia per la qualità dell’aria – delibera
punto 9 – Piano triennale opere pubbliche: modifica – allegato
punto 10- assestamento di Bilancio 2011 – deliberaallegato a) variazioni

Parco: le finte sburocratizzazioni della giunta regionale

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giovedì 24 novembre 2011

Ti rendo onore “o capitano, mio capitano”. Grazie per esserci stato e averci regalato vent’anni di libertà

Berlusconi-232x300Caro Silvio Berlusconi,
sono una qualsiasi dei milioni dei tuoi elettori.
Ho visto le immagini di stasera: quattro scalmanati cresciuti a odio e Santoro, che non riuscendo mai a vincere le elezioni ( e chi li vota?) si sono ridotti a festeggiare le dimissioni di una persona che invece le ha vinte tante volte. Quattro scalmanati che salutano come salvatore della patria un banchiere mai votato da nessuno (Monti), indicato da un comunista mai pentito di aver sostenuto le peggiori dittature del secolo scorso (Napolitano).

Allora ho deciso di scriverti, per ringraziarti, invece, dei vent’anni di libertà che ci hai regalato.
Ti ringrazio, perché scendendo in campo nel ’94 ci hai salvato dalla “gioiosa macchina da guerra” che avrebbe voluto fare dell’Italia un paese governato da alcune procure. Le stesse che ti hanno perseguitato per vent’anni, e se adesso quei poteri sembrano aver vinto, sappi che non potranno avere la meglio come sarebbe stato vent’anni fa, perché nel frattempo le tue incredibili vicende ci hanno aperto gli occhi. Non praevalebunt.

Ti ringrazio, perché ci hai liberato dagli inciuci della Prima Repubblica, e ci hai fatto vedere che noi cittadini possiamo scegliere il nostro premier, e anche la coalizione che ci governa. E se ci stanno riprovando, le stesse facce di allora, a ripetere la storia – figliocci della “parte oscura” della DC – adesso siamo consapevoli del fatto che quella non è l’unica politica possibile.

Ti ringrazio perché ci hai fatto vedere che quelli del cosiddetto salotto buono del paese – a partire dai direttori del Corriere, di Repubblica, insieme a tanti sussiegosi e vuoti editorialisti, incapaci di costruire alcunché nella loro vita, e insieme a vili servi dei potenti, assoldati come giornalisti “anticasta” (ma la loro è la vera casta) – ecco, quelli del cosiddetto salotto buono sono solo vogliosi di potere, sprezzanti del popolo, e per loro è insopportabile che gente al di fuori della loro cerchia possa avere accesso alle istituzioni.
Per questo non ti hanno mai tollerato: tu non sei mai stato asservito a loro, non sei uno di loro, non sei quello che ha le parole giuste, le amicizie giuste, i vestiti giusti, i modi giusti, insomma, tutto giusto al posto giusto. Tu parli come uno di noi, e, paradossalmente, pur immensamente ricco, sei uno di noi. Per questo non ti tollerano.

Ti ringrazio perché hai cercato di salvare Eluana Englaro, con un coraggio che pure certi illustri prelati se lo sognano. Chi salva una vita, o cerca di salvarla, salva il mondo intero, e Dio te ne renderà merito. Solo tu avresti potuto farlo, quel tentativo disperato, e sta’ certo che comunque in tanti non lo dimenticheremo mai, come non dimenticheremo il vile timore di tanti che sono pronti a riempirsi la bocca di parole in difesa della vita, e che allora, invece, erano atterriti dallo scontro con il compagno Napolitano.

Un grande cardinale ha spiegato che è meglio essere contestati che irrilevanti. Te lo voglio ripetere, in questa sera amara e dura, non per consolarti ma perché questa è la sorte di chi nella storia ci entra con tutti e due i piedi, e ci mette la sua faccia, sbagliando pure, e magari pure sbagliando tanto, ma mettendo in gioco tutto se stesso, come hai fatto tu, che di tanto puoi essere accusato ma non certo di irrilevanza.
In questi tre anni per fermarti hanno fatto di tutto, approfittando certo anche di tuoi errori, ma non è questo il punto: sei stato alla mercé delle procure, ti hanno origliato come neanche in Unione Sovietica, coperto di fango e svillaneggiato, poteri forti e circuiti mediatici e giudiziari che pur di farti fuori hanno messo in seria difficoltà il paese, e adesso, gli stessi, dicono di volere un altro governo per il bene dell’Italia. Quell’Italia che loro, e non tu, hanno gettato nel ridicolo agli occhi del mondo.

Voglio ringraziarti perché ti sei battuto come un leone, fino alla fine.
Abbiamo assistito obtorto collo ad un golpe. Non avresti potuto fare diversamente: saresti stato il capro espiatorio dello spread, dei mercati, e di tutte le altre diavolerie che hanno lanciato contro l’Italia per farti fuori, e farci fuori. Votare adesso, subito, avrebbe significato votare sotto le bombe, col terrorismo mediatico sul paese che sprofondava, e tutta la colpa sarebbe stata tua. La democrazia è stata momentaneamente sospesa.
Ma non finisce qua. Adesso comincia. Noi, intanto, teniamo gli occhi ben aperti, su Monti & C..

Per ora, un grande, grandissimo e affettuoso abbraccio: siamo in piedi sulle sedie, in tanti, a salutarti “o capitano mio capitano”, ma a questo film, stavolta, un seguito ci sarà.

Assuntina Morresi
da: www.loccidentale.it

mercoledì 23 novembre 2011

Bertinotti è preoccupato: “Mi tolgono il vitalizio? Mi diano altro da vivere, una pensione”

Bertinotti

Io ho lavorato una vita e ho diritto ad una pensione“: così Fausto Bertinotti, ex leader di Rifondazione Comunista ed ex Presidente della Camera, alla Zanzara di Radio24. “Se mi tolgono il vitalizio? Mi dovrebbero dare altro da vivere, come una pensione“. Una pensione che “deve essere congrua con ciò che ho versato“.

…ma anche no

maancheno1kw2La Bce ci chiede di rendere più contendibile il nostro mercato del lavoro, soprattutto in uscita. Ci chiede, in sostanza, di modificare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Una norma che, giova sempre ricordare, in ambito europeo rappresenta quasi un unicum: solo in Austria, Danimarca, Portogallo e Grecia è in vigore una disciplina equipollente.
Altrove, in caso di licenziamento senza giusta causa, il datore di lavoro è obbligato solo a risarcire e non anche a riassumere il dipendente.

Ciò detto, ieri Bersani ha rilasciato una dichiarazione in proposito; evidenziando una certa disponibilità a discutere della cosa: “Non drammatizziamo l’articolo 18 perché il 95% aziende non ce l’ha”.
Parole sacrosante.

Ma sull’argomento, stamane è intervenuto anche Cesare Damiano:
“Non credo che sia possibile mettere in pratica l’idea legittimamente sostenuta dal senatore Ichino e cioè di mantenere l’articolo 18 per chi ha attualmente un lavoro stabile, compreso il diritto al reintegro nel posto di lavoro, e negarlo ai nuovi ingressi nel mondo del lavoro in cambio di una compensazione di carattere monetario (…)”.
Premurandosi anche di aggiungere:
“Questa posizione è stata votata a maggioranza, dal Pd, all’interno della Conferenza sul Lavoro di Genova e corrisponde a tutti i nostri deliberati congressuali (…)”.

Un orsacchiotto in omaggio a chi riesce a capire quale sia la posizione del Pd sul tema.

martedì 22 novembre 2011

A Faenza inaugurato il pollaio

rotonda_fiera

Chi ha avuto già modo di vederla rimane interdetto per la bruttura di quest'opera, una rete di metallo sostenuta da paletti che la fa incredibilmente assomigliare ad una sorta di vero e proprio pollaio come quelli che si vedono nelle case di campagna.
Fortunatamente il significato rialza un po' il valore dell'impianto, con formelle realizzate dai ceramisti faentini che decorano e valorizzano tale spirale in rete ideata dall'artista Germano Sartelli, che sarà sicuramente ricordato per molte opere ma non principalmente per questa.

Sabato scorso l'inaugurazione ufficiale alla presenza degli sponsor che hanno completamente coperto gli oneri della realizzazione. Certamente per i comuni cittadini molte le perplessità. In un famoso sketch il comico Giacobazzi irrideva Faenza per "la rotonda con la balena tirata dalla bambina": ora altro materiale per il poveta romagnolo.

da Faenza.net

Ecco l’elenco completo dei contributi che il Parco ha erogato nel 2010 e nel 2011: anche in questo caso prevale la matrice “politica” del Consorzio che si comporta come un qualsiasi comune senza finalizzare e razionalizzare i propri interventi

contributi parco

Gessi (74)

Il socialismo buttato fuori a calci dalla Spagna

pict003E così la Spagna torna al centro-destra.
Mariano Rajoy, modestissimo eterno numero due, è riuscito nell’impresa di annientare sette anni di zapaterismo. Un’epoca si è chiusa, molti sogni sono stati riposti mestamente e malinconicamente nel cassetto. L’epoca d’oro del Bambi socialista è finita ingloriosamente, tra gli schiaffi dello spread e la disoccupazione che galoppa.
E pensare che fino a dieci mesi fa qui da noi, in Italia, c’era chi descriveva il premier spagnolo come un modello da seguire.

Era diventato un idolo, Zapatero. Un totem, un riferimento per tutta la sinistra italiana. Una specie di guru, un santone in grado di dettare l’agenda anche in casa nostra. Ricordiamo manifestazioni con il suo nome inciso su cartelli e bandiere.
Ricordiamo film in suo onore (cara Guzzanti), trasmissioni tv sul fenomeno iberico e perfino tentativi di emularne le gesta. Vendola, ad esempio, si è addirittura descritto (tempo fa) come “lo Zapatero di Puglia”. Dario Franceschini, che pure è cattolico e quindi teoricamente avverso alle tesi più spinte dello zapaterismo, è riuscito a dire, un paio di anni fa che “il premier spagnolo governa la crisi, a differenza di Berlusconi”. Vediamo ora come l’ha governata.
Soprattutto l’hanno visto gli spagnoli, che hanno cacciato i socialisti a livelli bassissimi. Neppure il 30% dei consensi.

Questo voto è una lezione anche per i tanti desiderosi di importare dall’estero modelli politici più o meno accattivanti ma che nascondono, dietro il bell’aspetto, una tremenda fregatura. Per fortuna che in Italia, Bersani & co. non hanno avuto l’opportunità di “sperimentare” lo zapaterismo. Se l’avessero fatto, oggi per l’Italia non sarebbe servito neppure Mario Monti.

lunedì 21 novembre 2011

Il caso Brisighella

Brisighella

In difesa di Maurizio Sacconi: la campagna di denigrazione della sinistra contro l’ex ministro ricorre ancora una volta al tentativo di distruggere le idee demolendo le persone

maurizio-sacconiMaurizio Sacconi è stato un grande ministro del Lavoro, colto, preparato e competente. All’azione del suo dicastero vanno attribuiti risultati importanti. A cominciare dalle norme sulla semplificazione e la sburocratizzazione degli adempimenti amministrativi a carico delle imprese (adottate già nel contesto dei primi provvedimenti del 2008) che hanno comportato risparmi per 3,6 miliardi. Poi è stata la volta dei correttivi al testo unico sulla sicurezza e la salute dei lavoratori, grazie ai quali, senza ridurre per niente le tutele per i lavoratori, è stata superata una impostazione che originariamente era fondata sulle sanzioni piuttosto che sulla prevenzione e la formazione. In tale ambito va collocata, anche, l’istituzione di un «Polo della sicurezza» incentrato sull’Inail e raggruppante tutti gli enti operanti nel settore.

Quando, tra la fine del 2008 e i primi mesi del 2009, la crisi ha provocato all’improvviso una condizione di paralisi produttiva delle aziende, che le aveva costrette ad interrogarsi su come affrontare il problema di una manodopera, forzatamente inattiva, il ministro è stato in grado, insieme alle Regioni, di estendere gli ammortizzatori sociali, tramite la cig in deroga, anche a quel 58% del lavoro dipendente che non ne aveva mai fruito. Non lo si dimentichi mai: con questi interventi sono stati salvati ben 700mila posti di lavoro tra il 2008 e il 2010. Sul versante delle relazioni industriali, il governo ha esercitato un’azione di moral suasion che ha consentito, dopo anni di paralisi, di arrivare ad un nuovo assetto della contrattazione collettiva (prima con l’accordo quadro del 2009, poi con quello del 2011, a cui ha aderito persino la Cgil) incentrato sulla contrattazione decentrata. Il governo ha favorito tale svolta mediante una disciplina fiscale più favorevole per le quote di retribuzione, concordate in azienda o nel territorio, rivolte ad incrementare la produttività (si pensi alla vertenza Fiat).
Poi, nell’articolo 8 del decreto di ferragosto, è stato consentito alle parti sociali di negoziare, anche in deroga, più adeguate condizioni di orario e di lavoro allo scopo di garantire lo sviluppo delle imprese e più efficaci condizioni di occupabilità.
E che dire dell’introduzione di un moderno sistema di conciliazione e di arbitrato per la risoluzione, in via stragiudiziale e secondo equità, delle controversie di lavoro ? O della riforma dell’apprendistato quale strumento prevalente per l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro ? Per quanto riguarda, poi, la previdenza, sono state adottate dal governo misure sull’età pensionabile in grado di rafforzare l’equilibrio del sistema nel tempo e di meglio tutelare i lavoratori adibiti a mansioni usuranti.
I tanti ‘mozzorecchi’ della sinistra politica e sindacale non hanno risparmiato critiche al ministro Maurizio Sacconi. Susanna Camusso lo accusa, ogni volta che apre bocca, di voler destrutturare il mercato del lavoro ed annichilire i sacrosanti diritti dei lavoratori, violando ogni possibile legge posta a fondamento del nostro vivere civile.

Gli esponenti del Pd, legati alla Cgil, non perdevano occasione per definire Sacconi «il peggior ministro del Lavoro degli ultimi anni». Si tratta sicuramente di critiche ingiuste e settarie. Ma che rimangono pur sempre nell’ambito della lotta politica, ancorché discutibile, menzognera e priva di principi.
Eppure non c’è limite al peggio. Sono, infatti, inaccettabili le considerazioni polemiche nei confronti dell’ex ministro contenute nell’articolo «Sacconi, metamorfosi di un craxiano che volle farsi servo di Dio» scritto da Francesco Merlo e pubblicato sull’ultimo numero de ‘Il Venerdì di Repubblica’ (con una copertina vergognosa dove Sacconi è effigiato insieme a Nicole Minetti e a Tarantini). Il fatto che l’ex ministro abbia riscoperto la fede, in seguito ad una grave malattia, e che pratichi i riti della Chiesa cattolica, alla stregua di ogni fedele, diventa, nell’articolo, oggetto di dileggio e di caricatura.

Essere stati ‘craxiani’, agli occhi di Merlo, è un segno di colpevolezza al pari dell’’essere servo di Dio’. Come se Sacconi, secondo l’autore, sbagliasse linea di condotta quando chiede dove sta la chiesa più vicina per andare a messa come quando non si piega ai diktat della Cgil (di solito fanno così i ministri del Lavoro dei governi di centro sinistra).
“Sacconi – scrive Merlo – è il neomilitante di un Cristo intrufolato nella ricerca biogenetica, contro la libertà di sesso, contro la decisione di abortire, di divorziare, convertito ad un Gesù che scende in piazza contro i gay, il Dio infernale delle processioni, il Dio delle peggiori democrazie cristiane”. E conclude l’articolo, in cui, in modo del tutto gratuito, la fede è mischiata alla politica, scrivendo: “Ecco dunque Sacconi, un caso di conversione all’italiana nella quale l’ostentazione della fede fa da sfondo all’ambizione personale”.

In sostanza, gli adepti del partito di Repubblica, di cui Merlo è attivo militante, non hanno solo la pretesa di distribuire, in via esclusiva, le patenti di onestà, di competenza e di capacità politica. Ma pretendono anche di entrare nelle coscienze per valutare quale sia il rapporto con la Divinità.

venerdì 18 novembre 2011

Il Ministro dell’ambiente c’è

6353793717_8bc4b0ecb6Diciamolo, questo governo inizia molto bene. In particolare, il nuovo Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha subito dimostrato di avere le idee molto chiare. Nessuna grande sorpresa, per chi lo conosce, visto che Clini lavora al Ministero dell’Ambiente da ben 21 anni.

Intervistato su Radio2, il Ministro ha parlato di nucleare, Tav e Ponte sullo Stretto di Messina. E le sue posizioni, sono destinate a fare molto discutere. A sinistra. Perché Clini ha detto tre sì: sì al nucleare, sì alla Tav e sì al Ponte sullo Stretto. Con alcune precisazioni, certo, ma le idee sono molto chiare.

Sul nucleare, in particolare, sono subito arrivati i complimenti del PdL e le inevitabili reazioni negative (a dir poco) della sinistra.

I nostri soldi

Giornalmente rendiamo pubbliche molte delle spese effettuate dai nostri amministratori affinché i cittadini possano valutare in piena autonomia l’uso del pubblico denaro

Visite didattiche

Ca' Carnè

DD 106 del 17/11/2011 del Consorzio del Parco

AFFIDAMENTO ALL'ASSOCIAZIONE PANGEA, DI FAENZA DELL'ORGANIZZAZIONE DEGLI ASPETTI DI ANIMAZIONE DEL CENTRO VISITE CA' CARNÉ

Spesa di

€ 11.049,05

A favore di

Associazione Pangea, con sede in via Medaglie d’Oro, n. 51 a Faenza

Per

Il preventivo per le attività di animazione del centro visite Rifugio Ca’ Carné nell’anno 2011 presentato dall’Associazione Culturale Pangea propone le seguenti spese:
- “Attività 2011” per euro 7.500,00 oltre IVA;
- “Stampa manifesti Carné” per euro 1.137,50 oltre IVA.
Organizzazione e realizzazione delle visite guidate per le tutte le scolaresche degli Istituti Comprensivi di Brisighella e di Riolo Terme Casola Valsenio, nell’ambito del progetto “A Scuola nel Parco” (14 visite guidate con presenza di due guide ambientali escursionistiche);
- Organizzazione e realizzazione delle iniziative domenicali (visite guidate gratuite ordinarie e delle cinque iniziative didattiche tematiche “Alla Scoperta di…”);
- Organizzazione e realizzazione di “Obiettivo sulla Natura”, quattro proiezioni serali tematiche di diapositive nei sabati del mese di luglio;
- Organizzazione e realizzazione di “Ferragosto Insieme”.

Scelta esecutore

Affidamento diretto

Rilievi del nostro gruppo consiliare

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giovedì 17 novembre 2011

La legge di stabilità 2012: l’ultimo atto del governo Berlusconi

pict003Berlusconi_incaricato_premier_2008_-_2

Perché mai un inglese, un francese, un danese dovrebbero tirar fuori soldi per un Paese come il nostro? Monti, per favore, prova a fare quello che non è riuscito a Berlusconi!

soldiDice un rapporto della Corte dei Conti che quelle Regioni varate nel 1970 per alleggerire lo Stato, si sono via via gonfiate come un panettone impazzito. Al punto che oggi quelle 15 che sono a statuto ordinario hanno 40.384 dipendenti. Vale a dire 78,8 ogni 100 mila abitanti. Tanti, ma vale più che mai la regola del pollo di Trilussa. C'è infatti chi non arriva a 34, come appunto l'ente guidato da Roberto Formigoni, e chi sfonda la barriera del suono clientelare come il Molise che ogni centomila abitanti di regionali ne ha 291: 8 volte e mezzo di più.

Contano relativamente poco le distinzioni tra rosso e blu. Tanto è vero che, sempre rispetto all'unità di misura citata, la «destrorsa» regione Piemonte di dipendenti ne ha 70,5 e cioè più del doppio dei cugini lombardi. E l'Umbria, da sempre amministrata dalla sinistra, ha proporzionalmente il doppio dei «regionali» (159 contro 74,5 ogni centomila residenti) della vicina Toscana. Quanto a “Roma ladrona”, il Lazio si ritrova a essere con l'indice 62,8 non solo nettamente al di sotto della media ma addirittura di regioni comunemente più virtuose quali l'Emilia-Romagna (68) o la Liguria (68,6).

Insomma, il principio di autonomia costituzionale ha avuto giorno dopo giorno un'interpretazione assai singolare: ogni Regione va per conto proprio. Con sprechi e diseconomie in molti casi allucinanti. Basti dire che, se si utilizzasse come criterio generale il parametro della Lombardia (quei 34 «regionali» scarsi ogni centomila residenti) quelle quindici regioni ordinarie, che hanno esattamente le stesse competenze, potrebbero tagliare addirittura 23.015 unità. E svolgere gli stessi compiti quotidiani con appena 17.369 persone. Con un risparmio, per le casse pubbliche, di 785 milioni e 350 mila euro l'anno. È la somma che, ad esempio, permetterebbe di coprire in nove anni il costo del piano straordinario di infrastrutture per il Sud. Per non parlare dei risparmi impliciti nel dimagrimento di strutture spesso elefantiache e inefficienti: ogni ufficio in più, ogni dirigente in più, ogni funzionario in più vuole mettere becco in questa o quella pratica. Non sono una ricchezza: sono un lacciuolo supplementare.

Ci sono numeri davanti ai quali è impossibile non fare un salto sulla sedia.
Quei 17.369 dipendenti che utilizzando il «parametro lombardo» basterebbero a far funzionare le 15 Regioni ordinarie, sono infatti meno di quanti sono oggi in carico alla Campania (che negli ultimi quattro anni ha ancora gonfiato gli organici di circa il 10%), alla Puglia, alla Calabria, alla Basilicata. I quali sono 17.607. E non parliamo della Sicilia, dove i dipendenti complessivi del ciclopico carrozzone guidato da Raffaele Lombardo, compresi forestali e precari e dipendenti delle Asl, sono 144.147.

Per adeguarsi al parametro virtuoso, il governatore della Campania Stefano Caldoro sarebbe costretto ad affrontare moti di piazza: dovrebbe perdere 6.007 dipendenti, con un risparmio pazzesco, pari a oltre il 68% della spesa per gli stipendi. Parliamo di una cifra che nel 2009 avrebbe coperto un terzo del disavanzo sanitario regionale.
Ma ancora più dura sarebbe la cura per una Regione "rossa" per eccellenza come l'Umbria. Il suo personale dovrebbe dimagrire di quasi il 79%, passando da 1.432 a 305 unità.
E anche le Marche potrebbero avere bruttissime sorprese, dovendo scendere da 1.487 a 529 dipendenti. Mentre il personale di una terza Regione storicamente amministrata dal centrosinistra, la Basilicata, sarebbe ridotto di cinque volte: da 1.052 a 200.

C'è chi dirà: certo, Stato, Regioni ed Enti locali sono da sempre un ammortizzatore, soprattutto al Sud. Vogliamo licenziare tutti quelli in soprannumero? Buttare nella disperazione, di questi tempi, decine di migliaia di famiglie? No, certo. Ma è fuori discussione che numeri come quelli devono dare risultati diversi. Garantire un'efficienza diversa. Da recuperare anche attraverso una maggiore elasticità. E una rottura con vecchi meccanismi inaccettabili a maggior ragione dall'Europa, chiamata oggi a intervenire per arginare problemi dovuti proprio alla scarsa credibilità.

Quale credibilità può avere, ad esempio, una regione come quella campana governata fino all'anno scorso da Antonio Bassolino che ha più dipendenti di Lombardia, Piemonte e Liguria insieme e dove le promozioni sono state distribuite per anni nel modo indecente denunciato da un rapporto degli ispettori della ragioneria generale dello Stato?
C'è scritto, in quel dossier, che pressoché tutti i dipendenti hanno goduto, nel periodo compreso fra il 2002 e il 2008, di «progressioni orizzontali».
Cioè, in gergo tecnico, aumenti di stipendio concessi nel pubblico impiego a parità di mansione. Fatta eccezione per 21 persone che proprio non potevano essere salvate a causa di gravi provvedimenti disciplinari, solo fra il 2004 e il 2005 ne hanno goduto in 7.254 sui 7.275 allora in servizio. Vale a dire il 99,7%. Dov'è, il «merito»? Perché mai un inglese, un francese, un danese dovrebbero tirar fuori soldi per un Paese come il nostro se prima non spazza via scelte clientelari e indecenti come queste? Come la spieghiamo, agli europei, la sproporzione insultante nella distribuzione dei dirigenti?

Il record assoluto lo detiene il Molise. Con 320 mila abitanti, non solo ha quei 934 dipendenti regionali di cui dicevamo. Ma la bellezza di 87 dirigenti: undici volte di più, in proporzione, di quelli che avrebbe allineandosi alla Lombardia: 8. Ma sono tante le regioni che perderebbero grappoli di dirigenti: scenderebbe da 221 a 128 del Veneto, da 114 a 35 l'Abruzzo, da 93 a 23 l'Umbria, da 167 a 52 la Calabria, da 71 a 15 la Basilicata. Una strage di colletti bianchi. Immaginatevi dunque la preoccupazione, nel caso il nuovo governo decidesse di mettere ordine in questa schifezza.

E infine, un esempio impossibile da credersi.
Non è vero che tutti i giudici sono schiacciati dagli arretrati. Nicola Durante, ad esempio, al Tar di Salerno deve avere un mucchio di tempo libero. Infatti fa anche il dirigente alla Regione Calabria.
Due lavori, due stipendi, benefit deluxe.
Un uomo dalla doppia vita. Nella prima guadagna una busta paga come giudice del Tar di Salerno, dove dicono di vederlo quando c'è udienza e dove mesi fa ha annullato il sequestro di una casa abusiva perché il decreto di abbattimento non era stato notificato al titolare dell'abuso ma consegnato a mano a suo fratello. Nella seconda fa il Capo dell'Ufficio Legislativo della regione Calabria, dove è stato preso dal governatore Giuseppe Scopelliti con un contratto da 176.426 euro e 57 centesimi l'anno. Più una «retribuzione annua di risultato». Più i rimborsi spese «a pie' di lista». Più il «trattamento di missione nella misura massima prevista per la dirigenza regionale». Più, a spese dei cittadini, si capisce una speciale «copertura assicurativa della responsabilità civile e amministrativa per i danni eventualmente arrecati a terzi o alla Regione nell'esercizio dell'attività istituzionale, ivi comprese le eventuali spese di giudizio sostenute».
«E l'auto blu?», direte voi ansiosi. Tranquilli: ce l'ha, ce l'ha...

Estrapolazione e sintesi da un articolo di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella pubblicato sul Corriere della Sera di Domenica 13 Novembre 2011

Il consigliere regionale Gianguido Bazzoni sul Parco

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mercoledì 16 novembre 2011

Parco: SOS fermate la regione

comunicato Farolfi

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In margine alla patrimoniale

scuolaVa di moda proporre la cosiddetta patrimoniale.
E, però, a farlo – e vien da dire: ovviamente – sono solo persone che di macroeconomia non capiscono un tubo: dottori in filosofia come Rocco Buttiglione o Massimo Mucchetti; dottori in lettere come Nichi Vendola; dottori in giurisprudenza come Pier Ferdinando Casini o Giuliano Amato; diplomati in scuola di cinematografia come Walter Veltroni; dottori in pedagogia come Gianfranco Fini; dottori in economia aziendale (che con la macroeconomia niente ha a che vedere) come Alessandro Profumo.
Persone che discettano amabilmente di “economia politica”, insomma, con la stessa competenza con cui potrebbe farlo un lattaio (con rispetto parlando, naturalmente).

Invece, quelli che di macroeconomia s’intendono, perché di mestiere fanno davvero gli economisti di una eventuale patrimoniale pensano tutto il male possibile. È il caso di Francesco Giavazzi ed Alberto Alesina:

“Da più parti, immaginiamo quasi all’unanimità, si proporrà la scorciatoia di un’imposta una tantum sul patrimonio. Con due obiettivi. Primo: ridurre in fretta il debito. Secondo: aumentare l’equità colpendo i ricchi. Sarebbe un errore su entrambi i fronti. I mercati non si aspettano una riduzione immediata del rapporto fra debito e prodotto interno lordo (Pil): chiedono un cambiamento nella dinamica di quel rapporto, che dipende dalla differenza tra costo del debito e crescita. Un pacchetto di riforme credibile per la crescita abbasserebbe lo spread , invertendo la dinamica di tassi di interesse e crescita: il rapporto debito-Pil comincerebbe a scendere, lentamente, ma in modo durevole. Una patrimoniale invece avrebbe l’effetto opposto.

Una patrimoniale ammazzerebbe la crescita facendo probabilmente aumentare il rapporto debito-Pil, dopo una momentanea riduzione. È un’esperienza che abbiamo già vissuto dopo il 1992 con il governo Amato: in quegli anni le privatizzazioni ridussero il rapporto debito-Pil di oltre dieci punti, ma poiché non si fece nulla per la crescita, nel decennio successivo quel beneficio ce lo siamo mangiati”.

Cose che chiunque, anche se iscritto al Pd, capisce perfettamente.

P.S. A scanso di equivoci: Giavazzi ed Alesina non hanno alcuna simpatia per il centro destra

lunedì 14 novembre 2011

I nostri soldi

Giornalmente rendiamo pubbliche molte delle spese effettuate dai nostri amministratori comunali affinché i cittadini possano valutare in piena autonomia l’uso del pubblico denaro

DD 298 del 11/11/2011

MANUTENZIONE STRAORDINARIA DELLA CASERMA DEI CARABINIERI: AFFIDAMENTO OPERE DA FABBRO

Spesa di

€ 6.730,02.

A favore di

Ditta Benericetti di Casola Valsenio

Per

E’ stato approvato il progetto esecutivo dei lavori di ristrutturazione della caserma dei carabinieri per il complessivo importo di €. 27.500,00.Si procede ora all’ affidamento delle opere da fabbro, per le quali è stata prevista nel progetto esecutivo la spesa di €. 5.562,00 più Iva

Scelta esecutore

Affidamento diretto

Rilievi del nostro gruppo consiliare

//

DD 297 del 11/11/2011

GIORNALE DEL COMUNE “IL PONTE” - IMPEGNO DI SPESA PER STAMPA E DIFFUSIONE

Spesa di

€ 1.189,45

A favore di

Tipografia Valgimigli di Faenza e Poste Italiane

Per

Stampa del periodico informativo edito dal Comune denominato Il Ponte.
Sono previste 1300 copie ciascuna costituita da 24 facciate su carta riciclata con cellophanatura e pre lavorazione postale al costo di €. 1.081,60 e con
spesa per la spedizione di €. 107,85

Scelta esecutore

Sono stati richiesti i preventivi a:
- Arti Grafiche di Faenza
- Tipografia Valgimigli di Faenza
- Grafica G.L. sas di Brisighella
L’aggiudicazione è avvenuta a favore della Tipografia Valgimigli di Faenza.

Rilievi del nostro gruppo consiliare

Si tratta di una spesa sostanzialmente inutile perché l’informazione del Ponte non è ad uso dei cittadini per una migliore utilizzazione dei servizi comunali ma ha il solo compito propagandare le (poche) opere realizzate.. A differenza dell’anno passato il nostro gruppo non pubblicherà un proprio commento sul Ponte dal momento che lo spazio assegnato all’interno delle 24 facciate è stato “benevolmente” previsto dal Sindaco in non più di una ventina di righe e perché - a differenza di quanto avevamo richiesto - non è stato istituito un apposito comitato di redazione che assicurasse l’imparzialità delle informazioni.
Nulla di nuovo sotto il sole.

Caserma

Il Ponte

A Fontanelice lo sgombero della neve viene appaltato con una gara. A Casola, naturalmente, no

pict004

domenica 13 novembre 2011

Oggi muore il nostro sogno della rivoluzione liberale

pict003Volevamo un’Italia liberata dai suoi lacci e lacciuoli e cioè liberalizzazioni, diminuzione delle tasse, riforma dello Stato con la diminuzione delle burocrazie e degli apparati pubblici.
Le liberalizzazioni dovevano rendere tutti più liberi di intraprendere e di far valere il proprio merito senza più ordini professionali, licenze, orari, ecc. Libertà per tutti di fare e di esprimersi. La diminuzione della pressione fiscale doveva essere la benzina delle liberalizzazioni e la Riforma di uno Stato, sciolto dai vincoli e dalle pastoie di un sistema arcaico, doveva esserne il motore.

Oggi, a conclusione di questa lunga vicenda di governo quasi personale, va detto che quasi tutti i nostri sogni sono rimasti sogni.
L’Italia burocratica ereditata dall’Ottocento e consolidata sotto il Fascismo, è rimasta tale e quale. Un giovane professionista che vuole mettersi in attività deve sempre misurarsi con gli ‘anziani’ asserragliati nei loro ordini professionali. E chi vuole aprire, più semplicemente, una pizzeria, ha comunque un lungo iter di autorizzazioni davanti a sé. In più non sono stati liberalizzati (e messi in concorrenza) i vari servizi dello Stato (soprattutto quelli locali, municipa­lizzate, ecc.).

Ma l’insuccesso più grande riguarda le imposte. Non solo non sono diminuite, ma dall’anno prossimo l’Italia avrà una delle pressioni fiscali più alte d’Europa. Pressione fiscale che comporta anche adempimenti complicatissimi, faticosi e molto costosi. Sostanzialmente una sola tassa è stata abolita l’Ici, quella sulla casa. Ed è stata una mossa tardiva e sbagliata perché era quasi l’unica tassa ‘federale’ esistente in Italia e consentiva un minimo respiro ai Comuni, sperperoni e incapaci di economie, d’accordo, ma pur sempre il primo riferimento per i servizi.

La riforma dello Stato, non è stata nemmeno presa in considerazione. Lo Stato italiano è “pesante” esattamente come prima: i vari parlamenti (nazionali, regionali, municipali) sono affollati come stadi. E la macchina pubblica è lenta, costosa e inefficiente come venti anni fa, se non di più.

Sarà Mario Monti ad avviare la nostra rivoluzione liberale?

giovedì 10 novembre 2011

Un governo tecno-burocratico? No grazie

al votoDopo di me il diluvio. Il diluvio elettorale. E’ normale che Berlusconi senta la pressione, che ha le sue ragioni, in favore di una soluzione intermedia tra le sue imminenti dimissioni e il voto. E’ psicologicamente, tatticamente normale che lasci correre voci bestiali e confuse su governi di emergenza, di larghe intese, di allargamento della maggioranza.
Ma Berlusconi sa due cose, che sono inscritte nel suo dna di avventuroso uomo di stato e fondatore di un’Italia molto diversa dal passato. La sua vera grande riforma e la sua carta di assicurazione, sia quando è stato all’opposizione per lunghi anni sia quando ha governato con alterni successi, è il mandato popolare diretto a governare.
Sfiorita quella certezza, quell’ancoraggio, quella caratura senza prezzo della sua opera, sfiorita l’opera. L’altra cosa che Berlusconi sa, anche perché è un uomo di business, è che il tentativo di offrire il suo scalpo ai mercati e anche alle forze speculative in manovra intorno ai mercati, è la sua condanna, un rogo espiatorio, e la condanna del paese: un pastrocchio tecnico comminerebbe all’Italia rigore e stagnazione, rigidità e ortodossia fiscale ma non sviluppo e lavoro, investimenti e apertura dell’economia a un risanamento e a una ripresa duraturi.

Infine Berlusconi sa che un accordo tra gentiluomini con il capo dello stato è in vigore, e non c’è alcuna ragione al mondo per sacrificare questo atto ragionevole, questo percorso rapido e rispettoso di tutti verso l’esito più probabile della crisi politica, cioè il voto in tempi stretti e la scelta di un governo maggioritario, sull’altare delle urla scomposte dell’esercito di piccoli demagoghi che predica il baratro allo scopo di preparare l’abisso, il trionfo dei lobbismi di quart’ordine, sociali e civili, che hanno portato a questa situazione.
Berlusconi è contrario, come molte persone con la testa sulle spalle, a istituzionalizzare la paralisi per un piatto di lenticchie consociative. Andiamo avanti con il tran tran, contrattiamo vantaggi settoriali, mettiamo tutti dentro una caotica ammucchiata il cui primo prezzo sarebbe il distacco della Lega e un’opa democristiana sul Popolo della libertà: questo alla fine gli propongono i tremebondi, e questo è precisamente il funerale di terza classe di tutta la sua storia e della sua immagine.

Possiamo sbagliare ma neghiamo in radice che Berlusconi lasci il campo a un governo tecnoburocratico. Si vota.

Il Foglio 10/11/2011

mercoledì 9 novembre 2011

E allora diciamocela tutta: cosa succede se lo Stato fallisce?

disperazioneQuello che segue è una sorta di copione di un film dell’orrore che può contenere anche inesattezze dal momento che un precedente da noi non c’è mai stato e quello che si ipotizza è frutto di induzione.
Se lo Stato fallisce abbiamo due casi:
Lo stato fallito disponeva di una divisa propria che immediatamente perde il suo valore nei confronti delle altre divise e quindi dal lato operativo le cose sono abbastanza semplici perché nelle tasche della gente possono rimanere le stesse banconote e le stesse monetine di prima.
Quando fallì l’Argentina, il suo pesos che fino al giorno prima viaggiava ancorato al dollaro, è andato giù in picchiata a caduta libera, li hanno ribattezzati “Patacones”, ma tutto è finito lì. Se si doveva comprare il pane si usavano sempre le stesse banconote e le stesse monetine del giorno prima magari con prezzi più alti, ma questo è un altro problema.

Nel caso dell’Italia le cose sono un po’ più complicate, perché noi a quel punto dovremmo uscire dall’euro e dotarci di una nuova moneta e quindi un bel giorno si accende la TV e qui ci spiegano che da domani l’Italia passerà dall’euro al “bananeros” con un rapporto di cambio iniziale fissato dallo Stato, ad esempio di 1 a 2.5 ovvero 2,5 “bananeros” per comprare un euro.
A questo punto avremo le banche grosse più cariche di titoli di stato che falliscono e vengono statalizzate e le piccole banchette con un carico sopportabile di titoli di stato diventata carta straccia che si salvano.
A prescindere da questo, va detto che i titoli che uno ha sul C/deposito restano comunque di sua proprietà nessuno glieli porta via, ma il problema è vedere quanto potranno valere dopo il crack.
Quindi i Titoli sicuramente restano suoi, il contenuto delle cassette di sicurezza anche (la banca manco sa cosa contiene la cassetta di sicurezza né se è piena o vuota). Invece sui soldi del conto corrente, bisogna azzardare ipotesi.
Se ipotizziamo che lo Stato mantenga anche dopo il crack la attuale garanzia fino a 103.000 euro come è ora le cose potrebbero andare come segue.
Quello che uno aveva in conto corrente oltre la cifra stabilita se lo fuma e non ci pensa più perché è perso!
Quello che c’è al di sotto di tale soglia, viene mantenuto e convertito in “bananeros”, al cambio di cui sopra. Quindi se avevo 100.000 euro , giusto per fare i conti pari, nel “day after” mi troverò con un saldo in c/c di 250.000 “bananeros” e con quelli si può fare la spesa se si ha il bancomat o la carta di credito. Se non si ha né il bancomat né la carta di credito, bisogna aspettare i tempi necessari alla stampa e alla distribuzione delle nuove banconote e delle nuove monete!

Sembrerebbe un quadro nemmeno troppo drammatico se non fosse per qualche leggerissimo “effetto collaterale”. Al mercato in realtà dei nostri “bananeros” non gliene impippa un fico secco. Per contro, noi abbiamo bisogno di importare petrolio, energia elettrica, gas, e tutte le altre commodity. Per comperare queste cose i venditori vogliono vedere dei sani, e cari vecchi dollari USA, non i nostri “bananeros”.
Stante così le cose è estremamente probabile che fin dai primissimi giorni il cambio iniziale fissato dallo Stato a 2,5 contro euro e supponiamo a 2 contro dollaro, schizzi al doppio o al triplo o anche oltre (nessuno lo può dire).
In pochissimo tempo questo effetto scatenerebbe una inflazione selvaggia dei prezzi, per cui se con in nostri 250.000 bananeros provenienti dai 100.000 euro iniziali, si poteva comperare una Maserati, dopo poche settimane con la medesima cifra si riuscirà a comperare grosso modo (forse) una panda o un semplice motorino!.

Proviamo adesso ad esaminare il discorso sul fronte titoli. Poniamo che si abbia in portafoglio un titolo italiano (ENI) ed un titolo francese (Total). Per la semplice regola generale che nessuna azienda pubblica o privata che sia, può avere un rating più alto del suo Stato di appartenenza, il valore delle ENI diventa carta straccia al pari dei titoli di stato o poco più, mentre in teoria se la Francia non è fallita insieme a noi, le azioni Total avrebbero ancora il loro valore di mercato, che però al momento della vendita verrebbe comunque riconvertito in “bananeros”.

Cassette d Sicurezza. Se le banche fallite vengono nazionalizzate e non tolgono l’insegna né abbassano la saracinesca, non ci dovrebbero essere problemi.Se invece una banca dovesse chiudere in senso fisico le sue sedi, è probabile che si dovrà attendere l’intervento del curatore fallimentare che autorizzi qualcuno ad aprire i caveau per consentire il ritiro dei beni ai legittimi proprietari, ma anche qua siamo in territori inesplorati.

Rimane sottinteso che se lo Stato non dovesse nazionalizzare, allora si innescherebbe il fallimento a catena, di tutti quelli che hanno rapporti con quelle banche: aziende, artigiani, liberi professionisti, assicurazioni, famiglie con mutuo etc… tutto salterebbe in un gigantesco effetto domino.
Uno scenario di questo tipo è improponibile perché travolgerebbe tutta l’eurozona, la Francia fallirebbe con noi e quindi anche le Total dell’esempio andrebbero a ramengo.

Il ragionamento viene spinto fino a qua per far capire che anche ritirare i soldi e nasconderli in una cassetta di sicurezza, potrebbe salvare da una patrimoniale, ma non può rappresentare un rifugio sicuro in senso assoluto, perché in questo caso anche gli euro fisici non convertiti in “bananeros” rischierebbero di diventare carta straccia, e quindi in ultima analisi se proprio si volesse nasconderli nel materasso si dovrebbe avere l’avvertenza di non metterli tutti nella stessa divisa, ma al solito suddividere il rischio mettendo un po’ di euro, un po’ di dollari, un po’ di franchi svizzeri e un po’ di Yen.

Terminato il copione da film dell’orrore, l’unica strada percorribile per accompagnare l’Italia verso il default, dovrebbe essere un haircut come per la Grecia… della serie io Stato ti dovevo 100, alla scadenza ti rimborso 80 o 70 e pedalare.
Poi metto i beni dello stato in un calderone che cartolarizzo e comincio a rifilare in modo coatto, della gran merda ai cittadini…
Sei un dipendente pubblico? Allora il TFR quando vai in pensione te lo liquido metà in soldi e metà in titoli del patrimonio immobiliare che potrai riconvertire in denaro tra vent’anni beccandoti ogni anno una grassa cedola dell’ 1% lordo (0,80 netto).
Sei pensionato? Il 20% della pensione te lo pago con quote del patrimonio immobiliare, e così via…
A ben vedere anche questo scenario non è molto migliore del primo, però è più strisciante , più facile da gestire e da far digerire! Più abbordabile dai politici, insomma.

Un paio di mesi fa la UBS ha prodotto un interessante studio in cui si cercava di calcolare quale potrebbe essere il costo, per uno stato membro dell’euro-zona, per uscire dall’euro e tornare alla divisa originale. Attraverso una serie ipotesi e stime di una certa complessità alla fine della fiera veniva snocciolata una cifra “spannometrica” pari grosso modo al 40% del PIL, che per noi sarebbero circa 640 miliardi di euro!!!
Certamente una follia, ma se considerate la facilità con cui un lungo elenco di imbecilli, parla in radio e in televisione di patrimoniali in grado di abbattere di 20/30 punti percentuali il rapporto deficit/pil, con la stessa semplicità con cui si beve un bicchier d’acqua, senza che il presentatore di turno abbia la decenza di fermarli e dirgli qualcosa… non ci stupiremmo di dover assistere anche a follie ancora peggiori di questa.

Comunque vada ci aspettano anni difficili!

Sintesi da un intervento di Virginio Frigeri su Lombardreport

I nostri soldi

Giornalmente rendiamo pubbliche molte delle spese effettuate dai nostri amministratori comunali affinché i cittadini possano valutare in piena autonomia l’uso del pubblico denaro

DD 293 del 8/11/2011

UTILIZZO SALA DON E. GUIDANI - IMPEGNO DI SPESA

Spesa di

€ 400,00

A favore di

Parrocchia di Casola Valsenio

Per

Nel corso dell’anno l’Amministrazione Comunale promuove ed organizza individualmente o in collaborazione con le associazioni locali diverse manifestazioni culturali, sportive e di intrattenimento.
Per le iniziative viene anche utilizzata la Sala Don Elviro Guidani di proprietà della parrocchia con la quale è stata stipulata una convenzione che prevede un utilizzo gratuito per n.ro 8 serate ad esclusione delle spese vive ( luce, riscaldamento, acqua , igiene ambientale).
Si impegna ora la somma da rimborsare alla Parrocchia per le serate di utilizzo nel corso dell’anno 2011 e che può preventivarsi in €.400,00;

Scelta esecutore

Convenzione

Rilievi del nostro gruppo consiliare

A noi interessa conoscere l’elenco delle manifestazioni che usufruiscono delle 8 serate in disponibilità del Comune

DD 291 del 8/11/2011

ASFALTATURA PARCHEGGIO CAMPO SPORTIVO OLMATELLI - 2° LOTTO -AFFIDAMENTO

Spesa di

€ 16.167,00

A favore di

Ditta Pozzi s.r.l., con sede a Casola Valsenio

Per

Si intende procedere al completamento dei lavori di asfaltatura del parcheggio del campo sportivo mediante l’ affidamento del 2° lotto delle opere, comprendenti la fornitura e posa di asfalto bituminoso

Scelta esecutore

Trattativa diretta con questa motivazione “è stata effettuata una preliminare indagine di mercato dalla quale è emerso che la proposta formulata dalla ditta Pozzi risulta essere la più completa e rispondente qualitativamente agli obiettivi prefissati”

Rilievi del nostro gruppo consiliare

Arriva il secondo lotto di questi lavori (il primo era stato affidato pochi giorni fa alla stessa ditta Pozzi per €. 8.833,00). Il meccanismo ormai è chiaro: si spezzano i lavori in piccole unità frazionali che si affidano a trattativa diretta per evitare di ricorrere alle gare e alle verifiche di mercato.
Noi siamo molto contenti che si affidi lavoro alle imprese locali, ma il rispetto della concorrenza e del mercato è prioritario. Per questa ragione non siamo d’accordo sull’uso estensivo di queste procedure al limite della legalità che – se applicate in modo generalizzato – sono penalizzanti sia per il Comune che per le aziende che rischiano di dover lavorare in sistemi di regolazione autarchici.

parcheggio campo calcio

parcheggio campo calcio (2)

L’ultima battaglia è per le elezioni subito

Berlusconi-al-Quirinale-638x425Siamo ripetitivi, ma stranamente e irresponsabilmente allegri. Nelle forme dovute, con eleganza e tatto e molta fermezza all’esterno e all’interno del suo palazzo politico, Berlusconi ha avuto tutto l’agio di impostare l’ultima sua battaglia. Rassicurare Napolitano sul fatto che è disponibile ad andarsene in cambio di una grande prova di maturità e di democrazia del sistema politico che è all’origine del suo mandato popolare: nuove elezioni.

Fare appello all’opposizione per il varo urgente di misure di stabilità finanziaria in condizioni di emergenza, via maxiemendamento e legge di stabilità.
Le dimissioni seguono a ruota, con la richiesta di elezioni subito in ragione di quel che tutti sanno, e che sarà detto ad alta e chiara voce in Parlamento: il governo del paese lo decidono gli elettori, soluzioni intermedie alternative non ci sono e sarebbero una ferita alla nostra democrazia e alla nostra economia.
Solo un governo con una maggioranza politica forte può rimettere in sesto l’Italia in Europa, smantellando il tentativo di farne la seconda Grecia per onorare interessi nazionali altrui, che non hanno niente a che vedere con l’integrazione e la salute dell’Europa dei popoli.
Il Corriere parla di “resa”, forse deluso. Il Pd rosica, voleva uno scalpo. Avrà una guerra.

Il Foglio 8/11/2011

lunedì 7 novembre 2011

Cuba, campione di democrazia?

CubaSiamo letteralmente sobbalzati sulla sedia quando abbiamo visto, nel programma del Festival “Ravenna Mosaico” propedeutico (ma cosa non lo è, di questi tempi…?) alla candidatura di Ravenna Capitale Europea della Cultura, la programmazione di un’installazione da collocarsi in piazza U.La Malfa dal 9 al 20 novembre p.v. dal titolo “La Resistenza italiana e la Rivoluzione Cubana” fatta in collaborazione fra Accademia di Belle Arti ed Escuela de Arte di Trinidad (Cuba).

L’evento sarebbe un’opera musiva realizzata con le tecniche spirituanensi, e fin qui nulla da eccepire, ed ispirata “ai valori della Resistenza italiana, e della Rivoluzione cubana (sic!): libertà, democrazia, solidarietà, partecipazione, dialogo”.
Ora posto che chi scrive è profondamente convinto e non da oggi che ampia parte di chi poneva in essere la resistenza italiana lo facesse per sostituire ad una dittatura un’altra dittatura e non per insediare un regime democratico, ma per fortuna le cose sono andate diversamente, ciò che è accaduto e che tuttora accade a Cuba è sotto gli occhi di tutti.

Dove sarebbero, di grazia, i valori della democrazia a Cuba? Nel fatto che non c’è il voto libero?
E quelli della solidarietà? Nel fatto che sono tutti poveri e dunque solidarizzano per la loro condizione così voluta da Fidel Castro?
E la partecipazione? Forse al fatto che molti cubani non possono recarsi all’estero perché il regime teme che non tornerebbero nel loro paese?
E il dialogo? Ah, il dialogo! Quello che si svolge fra il regime e i dissidenti a colpi di tortura e condanne a morte. Deve essere questo il dialogo!

Condanniamo con forza l’ennesimo tentativo di usare la “cultura” per far passare messaggi politici tutt’altro che democratici e per instillare soprattutto nei giovani – la mostra si svolge a pochi passi dalla scuola media Ricci-Muratori - idee totalmente distorte della realtà e inutilmente assolutorie per un regime che ha prodotto solo miseria, terrore e morte.

Il Comune di Ravenna, se ha una dignità, tolga immediatamente il patrocinio.

Alberto Ancarani
Consigliere comunale Pdl Ravenna