“La Regione Emilia-Romagna, incomprensibilmente, concede un premio di produzione pari a 13.859 euro al dirigente Claudio Miccoli. Una medaglia riservata al dipendente infedele.
Era il 17 Dicembre 2010, quando, attraverso un’interrogazione regionale (in data 18 Febbraio 2011 sullo stesso caso presentavo anche un’interpellanza regionale), avevo informato la Giunta Errani dei problemi finanziari e di gestione collegati alla società Immobiliare Forlimpopoli S.r.l.
Dalle segnalazioni pervenutemi, era emerso il coinvolgimento diretto nella conduzione della società di un dirigente regionale del Servizio di Bacino di Ravenna.
Il Miccoli ricopriva l’incarico di amministratore unico, carica incompatibile con l’impiego a tempo pieno alle dipendenze di una pubblica amministrazione. Un’evidente anomalia. In quella fase, inoltre, l’immobiliare aveva avviato la procedura concorsuale liquidatoria.
Ci saremmo aspettati un intervento diretto della Regione Emilia-Romagna. Invece, il nulla, anzi oggi scopriamo, vergogna delle vergogne, che al Miccoli è stato pure riservata una retribuzione extra.”
Ad affermarlo è il Consigliere regionale del Pdl Fabio Filippi. “Dopo mesi – aggiunge Filippi – l’assessore regionale allo sviluppo delle risorse umane e organizzative aveva cercato di giustificare il dipendente, il quale avrebbe, a detta della Regione, fornito ‘convincenti ragguagli sull’eccezionalità della situazione in cui era venuto a trovarsi’, nel frattempo la società è stata trasferita a Vibo Valentia, in Calabria.”
Sono tredici le famiglie coinvolte nella compravendita fallimentare di immobili con la società Immobiliare Forlimpopoli. “Gli acquirenti, con il fallimento in atto, rischiano – prosegue Filippi – di perdere gli acconti versati. Ma alla Regione, evidentemente, questa cosa interessa poco. Preferisce fare finta di nulla, premiare il dipendente, lasciando sole tredici famiglie raggirate.
Questa volta è veramente stato superato il segno, la Regione, sempre più lontana dai cittadini, si concede di fare il bello e il cattivo tempo gratificando i funzionari negligenti. Ci domandiamo cosa ci sia sotto. Forse il Miccoli non è l’unico regionale ad essere coinvolto nella truffa Forlimpopoli? Interpello pubblicamente l’assessore competente e il responsabile del Servizio Tecnico Bacino di Romagna, Mauro Vannoni, affinché ci spieghino i motivi di tante attenzioni verso il dipendente infedele Miccoli.
Se il centrosinistra che guida la Regione fosse formato da persone serie, Miccoli avrebbe già fatto le valige e, a questo punto, stesso trattamento lo meriterebbero anche l’assessore regionale e il responsabile del Bacino di Romagna...”
Da un po' di tempo a questa parte nelle colline faentina la presenza del lupo si sta facendo più costante, ed anche i danni al bestiame domestico a lui addebitati, anche se in certi casi possono essere frutto di scorribande di branchi di cani rinselvatichiti. Questa situazione potrebbe anche determinare il crescere di una psicosi del lupo o portare a campagne anti-lupo con conseguenti uccisioni, come avvenne un anno fa nell'alto brisighellese. D'altronde i pastori che contribuiscono a tenere popolati i territori collinari e montani sono in allarme perché la presenza del lupo porta danni immediati con l'uccisione del bestiame e differiti per il fatto che le pecore smettono di mangiare, risentendo del terrore per le aggressioni.
Perciò il consigliere regionale del Pdl Gianguido Bazzoni ha rivolto un'interrogazione alla Giunta regionale per sollecitare un'iniziativa che, con l'obiettivo finale di tutelare il lupo e rassicurare gli allevatori, porti ad una ricognizione precisa delle famiglie di lupi nel nostro appennino ed a conoscere esattamente la consistenza dei cani randagi rinselvatichiti. Questa ricognizione dovrebbe essere propedeutica ad iniziative di protezione e di tutela, assieme ad una campagna di sensibilizzazione delle popolazioni.
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Il Sottoscritto consigliere del gruppo PdL, Gianguido Bazzoni,
premesso che nella Regione Emilia-Romagna la legislazione, attuata con strumenti efficaci, prevede una tutela della fauna selvatica molto accurata che dà risultati notevoli anche per i grandi animali come il lupo;
che nei parchi naturali e nelle aree protette dell’Appennino della nostra regione la presenza di tale predatore ormai è diventata stabile e numerosa;
che tali predatori svolgono anche una funzione di controllo di tutte quelle specie in sovrannumero che rischiano di diventare un problema per l’agricoltura, come i caprioli ed i cinghiali;
visto che negli ultimi tempi si stanno verificando delle scorribande di lupi nelle colline del faentino e dell’imolese, con uccisione di molte pecore ed agnelli e che si sta creando una forte psicosi, al di la dei danni immediati, perché i pochi allevatori rimasti a popolare la collina manifestano anche l’intenzione di rinunciare all’attività, vista la difficoltà a proteggere le pecore, che inoltre smettono anche di mangiare per il terrore;
considerato che molte uccisioni potrebbero anche essere causate da branchi di cani rinselvatichiti, di cui si sente spesso parlare senza che sia nota l’esatta consistenza e neppure l’area che essi frequenterebbero;
considerato inoltre che la dimensione del fenomeno, assieme ad una non esatta informazione sui pericoli ed i danni, potrebbe portare al sorgere di una campagna anti-lupo nell’opinione pubblica e ad azioni criminali di abbattimento come si è verificato un anno fa nella zona dell’alto brisighellese;
interroga la Giunta regionale per sapere
se è informata di questo fenomeno che si ripete puntualmente ogni inverno e se di questo vi sia traccia anche nell’Appennino Emiliano;
se non ritiene di impostare, anche in collaborazione con le Regioni confinanti una campagna di indagine e conoscenza approfondita sulla consistenza delle famiglie di lupi e sui branchi di cani rinselvatichiti, propedeutica ad azioni di protezione del bestiame domestico, di tutela della fauna selvatica e di contenimento del randagismo;
se non ritiene di intervenire tempestivamente con una campagna di sensibilizzazione nei confronti delle popolazioni delle aree collinari e montane.
Il Consorzio di Bonifica della Romagna si è costituito nell'anno in corso, unificando i consorzi delle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini; ciò è avvenuto nell'ambito di una razionalizzazione voluta dalla Regione, finalizzata ad aumentare l'efficacia degli interventi di miglioramento del territorio.
Ma in questi giorni si sta assistendo a pressioni improprie nei confronti di CIA, Coldiretti, Confagricoltura e Copagri - rappresentati nell'organo di gestione del Consorzio - da parte del sindaco di Cesena e del presidente della Provincia di Forlì-Cesena, che chiedono che l'organo di gestione del Consorzio nomini quale direttore generale una persona di loro gradimento.
È quanto denuncia Gianguido Bazzoni, del gruppo Popolo della libertà, che interroga la Giunta Regionale chiedendo di stigmatizzare il comportamento di chi ricopre ruoli istituzionali così rilevanti.
Il consigliere chiede, inoltre, alla Giunta di intervenire, "dal momento che i Consorzi di bonifica sono pur sempre enti che rientrano sotto il coordinamento della Regione", al fine di tutelare la professionalità e la dignità delle strutture operative, evitando che i dirigenti vengano scelti con criteri politici.
I ticket che vengono messi sulle prestazioni sanitarie e sui farmaci sono presentati come un’imposizione malvagia del Governo che le Regioni ed i cittadini devono subire senza che vi sia una motivazione.
In realtà la gravissima crisi, che rischia di destabilizzare la nostra Repubblica, impone a tutti di valutare sacrifici e riduzioni di spese e il servizio sanitario non può certamente chiamarsi fuori, visto che rappresenta quasi l’80% di tutte le spese della Regione.
E’ falso che i ticket vengano messi solamente per un’imposizione del Governo; in realtà la regione Emilia-Romagna faceva già pagare un ticket uguale per tutti su pronto soccorso, laboratorio, visite specialistiche ecc.
La novità, per quel che riguarda anche i farmaci, è che la Regione, per la solita demagogia, ha creato un meccanismo che penalizza le famiglie, dal momento che ha previsto esenzioni e gradualità del ticket in base al reddito familiare, in modo che anche redditi bassi, ma sommati, fanno scattare il pagamento.
Si verifica così una situazione paradossale in cui il figlio quindicenne di una coppia sposata con reddito di 20.000,00 euro a testa paga il ticket (20+20= 40 che è superiore alla soglia esente dei 36 mila euro), mentre il figlio quindicenne di una coppia non sposata regolarmente con un reddito di 35.000,00 euro a testa (35+35 farebbe 70) non paga nessun ticket, così come non lo pagano i suoi genitori.
Questa è la solita politica della Regione Emilia-Romagna che non perde occasione per penalizzare la famiglia sul piano economico e sociale, salvo poi prendere posizione per gay, lesbiche, matrimoni omosessuali e compagnia bella.
Chiediamo alla Regione, oltre che smetterla di contrastare con puntiglio ogni decisione del Governo all’insegna del “tanto meglio tanto peggio”, di modificare la propria delibera immediatamente; in caso contrario ci faremo promotori di un’iniziativa politica e legislativa che corregga questa ennesima vessazione della Giunta Errani.
Gianguido Bazzoni
Coordinatore provinciale Pdl
La maggioranza PD che Governa la Regione Emilia-Romagna prosegue sulla scia tracciata dall'Assessore regionale alla sanità Lusenti qualche giorno fa in un'operazione di "camouflage" sui ticket sanitari che è onestamente insostenibile.
Il consigliere Luciano Vecchi - relatore di maggioranza in sede di dibattito dell'assestamento di Bilancio - sostiene che i ticket siano iniqui ed illogici perché talvolta le prestazioni del privato potrebbero costare meno.
Queste sono le stesse motivazioni addotte a gennaio 2007 da chi contestava i ticket imposti dalla Regione Emilia-Romagna alla stregua delle misure imposte dall'allora Governo Prodi tra i quali era previsto anche il costo di 25 euro per i famosi "codici bianchi" del pronto soccorso che in Regione Emilia-Romagna erano comunque presenti già dal 2003.
Credo che la maggioranza dovrebbe essere intellettualmente più onesta e capire che a seguito del venerdì nero delle borse europee ed in particolare dell'attacco all'Italia da parte degli speculatori è stato necessario predisporre una manovra stringente che limitasse i danni e scoraggiasse la nuova ondata speculatoria, situazione ben diversa da gennaio 2007 quando il PD era al Governo e quando si intravedeva una piccola fase di crescita poi bruciata dalla bolla finanziaria.
Ricordo come il bilancio sanitario regionale occupa risorse superiori all'80% e di come le regioni siano sempre a caccia di nuovi fondi e per coprire le voragini dei bilanci della AUSL regionali.
Il PD emiliano romagnolo non ha le carte in regola per parlare ed onestamente sarebbe il caso ci risparmiasse questa polemica propagandistica che sa di scarica barile. Se il PD continua così rischia di trovare posto, come le controindicazioni dei farmaci, nei foglietti dei medicinali meglio conosciuti come "bugiardini".
Gianguido Bazzoni
Consigliere regionale Pdl
Discussa nella seduta pomeridiana di ieri dell’assemblea legislativa regionale l’interpellanza, a firma del Consigliere regionale del Pdl Fabio Filippi, sul caso Terremerse, il finanziamento milionario a favore della cooperativa agricola diretta dal fratello del Presidente della Regione Emilia-Romagna.
Su Giovanni Errani, fratello di Vasco, pende l’accusa di truffa aggravata. Il Pubblico ministero ha ipotizzato irregolarità nella procedura relativa alla costruzione di un nuovo stabilimento vinicolo nell’imolese. Indagati anche due funzionari della Regione.
Per l’Assessore all’Agricoltura Tiberio Rabboni non c’è stata nessuna irregolarità. Il Consigliere del Pdl ha chiesto alla Giunta spiegazioni sul fallimento di Terremerse, sulla fusione tra le cooperative Terre Imolesi e Co.p.a. (attualmente proprietarie della struttura imolese) e sul trasferimento di macchinari da una cooperativa all’altra. Filippi, inoltre, ha preteso di visionare, dopo due anni di inutili richieste, il certificato del collaudo relativo alla costruzione dell’azienda vinicola imolese (documento obbligatorio redatto da un tecnico che certifica la regolarità dell’iter procedurale e della stessa opera).
“Errani ha il dovere di fare luce sulla questione, deve essere trasparente con la cittadinanza. Perché il finanziamento, da parte della Regione Emilia-Romagna, è stato erogato prima dell’approvazione definitiva del progetto dello stabilimento? Perché non mi è ancora stato consegnato il collaudo? In pochi anni Terremerse ha ottenuto 2.176.000 euro dalla Regione Emilia-Romagna, per poi fallire. Soldi dei contribuenti gettati al vento. Evidentemente le scelte dell’amministrazione avevano un obiettivo ben preciso. I vertici della coop rossa di Bagnacavallo devono restituire alla cittadinanza, ai contribuenti emiliano-romagnoli, i fondi concessi dalla Regione.”
Filippi non ha potuto concludere il suo intervento in aula, perché il Presidente dell’Assemblea legislativa Matteo Richetti gli ha tolto la parola.