La pubblicazione di un rapporto del Nas dei Carabinieri di Pescara (un documento di ben 48 pagine) diffuso dal quotidiano abruzzese "Il Centro", ha riaperto nei giorni scorsi il caso Ottaviano Del Turco, l’ex presidente della Regione Abruzzo, arrestato il 14 luglio del 2008 con l’accusa infamante di corruzione.
Il rapporto documentava dettagliatamente l’attività (che, con un eufemismo, potremmo definire discutibile) del patron della sanità regionale privata Vincenzo Maria Angelini (il grande accusatore di Del Turco); riconosceva alla Giunta presieduta dall’ex sindacalista il tentativo di normalizzare la situazione e concludeva con la richiesta di arresto di Angelini e dei suoi più stretti collaboratori. Un mese dopo la presentazione all’autorità giudiziaria del suddetto rapporto (il 14 luglio 2008, appunto) la Guardia di Finanza arrestava Del Turco, il quale restava in carcere per un mese.
Cominciava così il calvario di un galantuomo che aveva servito il suo Paese nei tanti ruoli ricoperti (sindacalista di prestigio, uomo politico, parlamentare, presidente di Commissione, ministro, componente del Parlamento europeo, presidente della sua Regione natale). Costretto nei fatti a dimettersi (con la conseguenza delle elezioni regionali anticipate) e completamente abbandonato dal Pd, il suo partito, afferrato dalla solita sindrome giustizialista benché fosse evidente l’errore giudiziario di cui era stato vittima Ottaviano
Dopo la scarcerazione e un lungo periodo di arresti domiciliari, la magistratura inquirente ha chiesto più volte la proroga dei termini per le indagini e, al dunque, non è stata in grado di trovare quelle prove inconfutabili della colpevolezza di Del Turco di cui aveva parlato in parecchie conferenze stampa, mentre Ottaviano era condannato al silenzio nel carcere di massima sicurezza a Sulmona.
In sostanza, contro Del Turco c’erano (e ci sono) soltanto le dichiarazioni e le accuse di Angelini. Parole, parole, parole, nella totale assenza di qualsivoglia elemento di riscontro e di prova. Nei giorni scorsi la Procura di Pescara – presa in contropiede dagli ultimi eventi – si è lasciata andare alla solita tiritera: "Bisogna difendersi nel processo e non dal processo" ha dichiarato il procuratore capo. Come se Del Turco avesse cercato di eludere ed evitare il momento del processo dove sicuramente gli verrà data ragione. Se il processo non c’è stato non è certo attribuibile all’ex presidente. Il gip non si è ancora pronunciato sulla richiesta di rinvio a giudizio; forse perché l’unico verdetto possibile sul caso Del Turco non può che essere di proscioglimento con formula piena, anzi stracolma. Così Ottaviano aspetta con ansia il giorno del giudizio, che gli consentirà di spiegare le sue ragioni, come non è gli è mai stato possibile in passato.
Rimane da chiedersi se davvero sia servita alla causa della giustizia tutto questo ambaradam. Vediamone gli effetti: una giunta regolarmente eletta è stata mutilata; i cittadini sono tornati alle urne; è stato stravolto il risultato precedente. La sinistra – ogni tanto qualche bene nasce anche da un male - ha perduto la maggioranza. Ma loro sono contenti lo stesso, al punto di essersi accodati, nelle elezioni, ad un candidato dipietrista. Una brava persona è stata accusata ingiustamente e costretta a cambiare vita. E la Procura? Se verrà l’ora del processo – a meno che gli elefanti non abbiano imparato a volare – Del Turco sarà assolto con tante scuse.
Resta, allora, una domanda. Non sarebbe stato possibile fare luce sulle accuse di Angelini in maniera meno traumatica, magari inviando a Del Turco un avviso di garanzia e chiamandolo a chiarire i fatti contestatigli? E’ mai possibile che un medico che sbaglia una diagnosi rischi un processo, mentre un magistrato che rovina una persona innocente riesce persino a fare carriera?
Sono queste le domande molto semplici che gli italiani dovrebbero porsi, per capire che la questione giustizia non è fatta di leggi ad personam. Chiunque corre il rischio di incappare in un magistrato che lo fa arrestare……per sbaglio.
L'informativa, richiesta dalla stessa procura, che quindi non si è mossa a senso unico ma vagliava tutto quanto, è servita a stabilire che Del Turco aveva diminuito i contratti con i privati; cosa vera, anchè perchè non nasceva da lui l'iniziativa, ma dal governo italiano, che l'aveva obbligato a suo tempo, giustamente. Tra l'altro, pochi mesi dopo, la sanità abruzzese venne comunque commissariata.
RispondiEliminaOra, che Del Turco possa essere un galantuomo, molto educato e a modo, si può anche non dubitarne, per l'amor di Dio, anche se si sa per interposta persona; c'è da dire che l'ex presidente della regione abruzzo è accusato di aver intascato tangenti per 5 milioni di euro.
Oltre alle 'parole parole e soltanto parole' a suo carico, ci sarebbero anche 600 mila trascurabilissimi euro che lui stesso ha versato in contanti nel conto della moglie, subito spesi per l'acquisto di immobili nella capitale, che quando gli è stato chiesto da dove provenissero, il galantuomo ha risposto avvalendosi della facoltà di non rispondere.
Comunque, speriamo che si faccia il processo, almeno quello, solo per salvare le apparenze, visto che in galera alla fine ci vanno solo i ladri di polli.
E poi, male che gli vada, Del Turco si potrà poi consolare con l'intitolazione di una bella strada, se condannato.
Comunque mi piace l'approccio garantista del Pdl; se un ragazzo viene arrestato per 20 grammi di mariuana e muore di botte il carcere, insomma, se l'è cercata, era un tossico, massima solidarietà alle forze dell'ordine e via dicendo, se un politico di lungo corso viene pizzicato con pacchi di denaro in contante di cui non sa o non vuole spiegare la provenienza, è pronto alla beatificazione.
( Perchè non abolire la magistratura, a sto punto, e mettere tutto in mano al parlamento o al governo; poi per alzata di mano si decide chi è colpevole o no.
Cioè, si farebbe prima, no?)
Cristiano
Noi sosteniamo che non si mette in galera la gente senza avere elementi e per testimonianze di qualità infima o peggio, per teoremi costruiti a tavolino e da nulla convalidati.
RispondiEliminaNoi sosteniamo che la magistratura politicizzata e militante è un problema per tutti, non solo per Craxi,Berlusconi o Del Turco.
Noi sosteniamo che il giustizialismo alla Di Pietro e alla Micromega è una sciagura per il Paese: in tre lustri ha mostrato solo le pulsioni giacobine e distruttive che lo muovono ma su quelle non si costruisce nulla.
Noi sosteniamo che alcuni magistrati agiscono per fini politici e gli strumenti di cui la repubblica italiana è dotata,oggi, sono inadeguati a impedirne le malefatte.
Tutto ciò, naturalmente, non ha nulla a che fare con il ragazzo preso con 20 grammi di droga e pestato dalle guardie carcerarie.
Sono cose collocate su piani e dimensioni del tutto diverse e Cristiano lo sa benissimo.
La magistratura, ma soprattutto l'ufficio inquirente, non va abolito ma va riformato affinchè risponda del proprio operato e cominci a produrre risultati ed efficienza, come qualsiasi apparato ordinamentale dello Stato.
Fabio