giovedì 21 gennaio 2010

Quando lo Stato c'è, le promesse si mantengono. Un modello di protezione civile che rende onore all'Italia e agli italiani, al di là e al di sopra delle polemiche politiche



















Il Presidente Berlusconi torna all’Aquila dopo l’aggressione di Milano.
Non si tratta solo di mantenere la promessa, fatta all’indomani del sisma, d’assumere in prima persona la responsabilità degli aiuti e della ricostruzione, ed essere perciò presente il più possibile sul terreno. Si tratta anche, ormai, di un legame personale, umano, che si è stabilito tra Silvio Berlusconi e gli abruzzesi, che lui stesso, in una recente intervista, ha elogiato come “tosti, generosi, orgogliosi, fieri e concreti”. E in questo, ha aggiunto, “abbiamo in comune la cultura del fare”.
La promessa principale era quella di costruire in tempo, prima dei rigori dell’inverno, case nuove, vere, confortevoli e non le baraccopoli di cui sono state per decenni disseminate le zone colpite da terremoti in diverse regioni italiane. In Abruzzo, prima di Natale tutte le tendopoli sono state chiuse e a quanti avevano perso la casa o non potevano abitarci prima di restaurarla è stata garantito ben più di un tetto: un’abitazione sicura, dotata di tutti i comfort.
All’Aquila è stato compiuto un piccolo grande miracolo. Anzitutto nei giorni immediatamente successivi alla catastrofe. In quarantott’ore, infatti, le squadre di soccorso hanno montato le tendopoli ed estratto dalle macerie vivi e morti. In pochi mesi, lo Stato ha poi costruito l’equivalente di una città per 30mila persone rimaste senza tetto. Quattro le tipologie adottate dalla Protezione civile per venire incontro alle necessità degli sfollati: case antisismiche, moduli abitativi provvisori, autonoma sistemazione e case in affitto.
Alla luce del risultato, sembra quasi che tutto sia stato “facile”. Ma non lo era affatto. L’edificazione delle nuove case è stata impegnativa, ma il risultato è stato raggiunto. Non meno efficiente è stata l’organizzazione che ha permesso di distribuire le case prestate o in affitto a chi ne aveva i requisiti, secondo criteri trasparenti, precisi. La terza fase sarà quella della ricostruzione vera e propria. “Un lavoro lungo”, ha avvertito Berlusconi, per il quale si lavora con determinazione.
La visita di oggi tocca due scuole e un centro abitativo. Lo Stato si è curato subito non soltanto di sfamare, curare e fornire i soccorsi essenziali a chi aveva bisogno, ma anche di far ripartire l’attività di una città stremata dal sisma, a cominciare dall’attività scolastica. L’Università dell’Aquila, che era un centro d’eccellenza, tornerà ad esserlo, e lo sarà anche su un tema importante come quello della ricerca sismologica.
I cittadini hanno potuto contare sullo Stato in tutte le diramazioni. Sono arrivati i finanziamenti, i soccorsi, i provvedimenti che servivano a non far pesare le tasse e i mutui da pagare. È stata un’assistenza a tutto campo, per chiunque ne avesse una reale necessità.

Il modello dell’Aquila può oggi essere un modello valido in tutto il mondo, sia per le operazioni di soccorso nelle emergenze, sia per la ricostruzione, sia nello specifico per l’attuazione di tutte le misure post-terremoto. La decisione coraggiosa di tenere all’Aquila il G8 inizialmente previsto a La Maddalena ha consentito di mandare un messaggio di vicinanza dei leader mondiali ai loro cittadini, di sobrietà nel momento del dolore.

9 commenti:

  1. Mi dispiace davvero tanto per gli abruzzesi, ma la realtà non è questa. Chiaramente non verrà raccontata nè dal TG1 di Minzolini, nè da Vespa, nè tantomeno dal TG5; ma basta poco per scoprire i tanti errori fatti nella gestione del dopo-terremoto.

    Walter Rivola

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  2. Prendo atto che Walter Rivola, neppure in questo caso ritiene di porsi al di fuori delle contrapposizioni politiche
    Fabio Piolanti

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  3. no Piolanti, non è contrapposizione politica, non solo.

    L’Espresso ci informa gentilmente che la presidenza del Consiglio ha speso nel 2008 4miliardi 294 milioni di euro. Oltre agli stipendi d’oro della servitù del premier, una voce importante è l’affitto delle attrezzature per i suoi show stile l’Aquila. Proprio in quei luoghi, e per un solo “spettacolo”, sono stati spesi oltre 300 mila euro, più o meno il costo di sei appartamenti da 50 metri quadri consegnati ai terremotati.

    poi è bello avere opinioni per cui è un perseguitato dai comunisti, però alla fine: fatti > opinioni.

    ciao!

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  4. Contrapposizione politica? Io non riterrei di pormi al di fuori delle contrapposizioni politiche? No caro Fabio, a me interessano solo i fatti; le contrapposizioni politiche te le lascio tutte. A me interessa solo che la gente sappia che "qualcuno" si è fatto bello speculando sulla disgrazia di migliaia di persone.
    Tutto qua.

    Giusto un veloce ripasso:
    In principio fu il terremoto. L’Aquila cadde sotto i colpi impietosi del sisma. Il centro storico semidistrutto, decine di morti, migliaia di sfollati. Ma dopo poche ore dal sisma, quando ancora nessuno era in grado di stabilire con certezza il numero di senza tetto, Berlusconi aveva già la soluzione: non sarebbe stato come in altri terremoti, con le tende, poi i container, poi i moduli in legno, anni in attesa di vedere la propria casa ricostruita. No: per l’Aquila la sua idea era una new town costruita vicino a l’Aquila vecchia.

    Solo che le case in realtà erano C.A.S.E.(Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili), da tirare su alla svelta, entro settembre, prima che il freddo cominciasse a mordere la gente alloggiata nelle tendopoli. Se ne prevedevano circa 4.500 per 15 mila persone, anche se la rilevazione dei danni non era ancora partita. Berlusconi non aveva dubbi, mentre il Sindaco de L’Aquila, Massimo Cialente, cominciava a borbottare che, secondo lui, le C.A.S.E. non sarebbero bastate per tutti.

    Infatti, dopo qualche settimana, qualcuno si accorse che difficilmente ci sarebbero state C.A.S.E. sufficienti per tutti i senza tetto. E anche quelle previste non sarebbero state consegnate nei tempi stabiliti. Il sindaco Cialente convinse Bertolaso che era il caso di tornare ai cari vecchi moduli abitativi in legno, quelli che dal Friuli in poi ospitano in modo dignitoso chi subisce la tragedia del terremoto. Berlusconi accettò, ma non lo fece sapere troppo in giro.

    Venne settembre e il giorno della grande consegna. Era tutto pronto: telecamere, giornalisti, madonnine piangenti e Bruno Vespa. Mancavano solo le case, anzi le C.A.S.E. Per fortuna, grazie al Sindaco de L’Aquila, alla Provincia di Trento e alla Croce Rossa Italiana, ad Onna erano stati montati dalla protezione civile trentina 94 appartamenti prefabbricati in legno che avrebbero ospitato oltre 200 persone. Berlusconi si dimenticò di dire che c’erano altri 30 mila che aspettavano nelle tende o negli alberghi sulla costa, e che ancora le “sue” C.A.S.E. non erano pronte. Dettagli senza importanza.

    A dicembre nevicava su L’Aquila, il sindaco Cialente protestava, ma nessuno lo stava a sentire. Qualcuno invece scriveva che la città stava morendo, tra ricostruzione che non partiva, C.A.S.E. in ritardo e comunque insufficienti, e più di 20 mila persone ancora sballottate tra caserme e alberghi, mentre sulle case (quelle vere) del centro storico de L’Aquila, ridotte a cumuli di macerie, nasceva l’erbetta.

    Qualche giorno fa il Presidente del consiglio era di nuovo a L’Aquila, pronto a inaugurare nella frazione di Cansatessa altre abitazioni. Ma non erano case e nemmeno C.A.S.E. E non era neppure un’inaugurazione. Silvio è andato a visitare dei Map, Moduli abitativi provvisori in legno, fortissimamente voluti dal sindaco Cialente che li aveva consegnati dieci giorni fa. Sindaco che ha dovuto assistere all’ennesimo show di Berlusconi, che ha parlato di “risultati straordinari, nonostante fossero stati fissati tempi stretti per la realizzazione di tutte queste case”. Non ha detto Map e neppure C.A.S.E: ha detto proprio Case.

    I risultati straordinari di cui parla Berlusconi sono consultabili nel sito della protezione civile: al 10 gennaio 2010 solo 11.672 persone stanno nella C.A.S.E., 1.707 nei Map, tra cui quelli di Casantessa. Altri 30.366 hanno trovato casa per conto loro, con un contributo a carico dello Stato, mentre altri 10.173 continuano a stare tra alberghi sulla costa e caserme. La ricostruzione non è neppure iniziata, le macerie continuano ad essere tutte lì. Berlusconi continua a vantarsi. E l’Abruzzo resta a guardare.

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  5. chiedo scusa per la firma dimenticata nell'ultimo commento.

    WR

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  6. sarebbe bello che Walter facesse una ricostruzine tanta dettagliata del dopo terremoto dell'Umbria (governo di centro- sinistra al governo)per poterla comparare e confrontare..... in ogni caso la ricostruzione non sarà iniziata ma 54000 PERSONE hanno trovato un alloggio dignitoso dove passare il PRIMO rigido inverno dopo la distruzione del terremoto. Questi sono fatti non politica, sarebbe bello che le critiche alla ricostruzione le facessero i terremotati e non chi stà a guardare dall'esterno senza, tra l'altro, nessun titolo.

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  7. Eccoti accontentato Giacomo. Non riesco ad essere dettagliato come nel caso dell'Abruzzo, ma passo subito alle conclusioni. Il terremoto in Umbria è avvenuto nel 1997. Personalmente, tra il maggio e il luglio 2006 ho lavorato, credo non interessi a nessuno "a quale titolo", nella zona terremotata e spesso stavo in albergo a Colfiorito, epicentro del sisma. Ebbene, a distanza di nove anni NEMMENO UNA PERSONA stava più nelle baracche in legno e molti dei campi erano già stati smantellati.......e non erano passati ancora 10 anni dal sisma.
    Auguro di cuore agli abruzzesi di vivere una simile ricostruzione.

    Francamente quale coalizione fosse al governo all'epoca del terremoto non mi interessa!

    Ciao.

    WR

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  8. dopo nove anni mi sembra il minimo, qui si parla di trovare una sistemazione dignitosa in sei mesi.
    PS se non eri interessato alle coalizioni politiche al governo all'ora perchè adesso hanno importanza?

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  9. Ma infatti non hanno importanza nemmeno adesso. Non vedo la necessità, ogni volta, di catalogare le persone (ed i loro interventi) in di quà o di là, buoni o cattivi, noi o loro.
    Comunque, la gestione del dopo terremoto in abruzzo non può certo essere definito come un modello da esportare nel mondo.
    Berlusconi aveva promesso una casa per tutti prima dell'inverno e ha chiaramente fallito, è sotto gli occhi di tutti.
    Riguardo all'Umbria, ho scritto che dopo 9 anni non c'era più nemmeno una baracca perchè nel post iniziale era scritto "e non le baraccopoli di cui sono state per decenni disseminate le zone colpite da terremoti in diverse regioni italiane". Altra cosa non vera; almeno per quanto riguarda umbria e friuli!!

    Un buon fine settimana a tutti

    WR

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