venerdì 28 gennaio 2011

Maledette primarie

ohoooNon c’è una volta che dall’urna delle consultazioni interne alla sinistra salti fuori un risultato decoroso per i vertici del Pd. E quello che per la stessa natura del partito dovrebbe essere lo strumento massimo di partecipazione popolare si trasforma o in una finzione o in una sconfitta. Il caso-Napoli, con le accuse di brogli è solo l’ultimo di una serie di episodi che dovrebbe far gridare ai vertici del partito d’opposizione alla “maledizione delle primarie”.

La prima volta fu nel 2005. E fu una farsa: Romano Prodi contro...nessuno o quasi. Il professore vinse col 74,1% dei consensi; poi vinse anche le elezioni, ma la pacchia durò appena due anni. E tutti a casa, perché nel frattempo Walter Veltroni fa nascere il Pd.
La seconda volta delle primarie... è uguale alla prima: l’inventore del Pd, Veltroni, si presenta da strafavorito e fa anche meglio di Prodi raccogliendo il 75% dei consensi. Ma alle politiche la sua creatura viene maltrattata dagli elettori che gli preferiscono Berlusconi.
Per non dire delle primarie per succedere al duo Veltroni-Franceschini. Anche qui, come in passato il risultato è già scritto dall’inizio con Pier Luigi Bersani favorito, che si scontra nel rush finale con Franceschini e Marino. Vince netto l’ex ministro, ma si ritrova per le mani un partito diviso in mille correnti tra ex comunisti, cattolici, radicali.

Fin qui le primarie “scontate”, ma che ci crediate o no il bello deve ancora venire. Perché quando le primarie non sono scontate sono anche più divertenti, perché all’interno del Pd si litiga, ci si divide e quasi sempre si fa una figuraccia.
La prima, clamorosa, fu quella fatta in Puglia, per le regionali, quando il Pd si mette di traverso alle voglie di Nichi Vendola. Finisce in disfatta con il leader di Sinistra Ecologie e Libertà che stravince. 
Uno dice, avranno imparato la lezione... E invece no. Anno 2010, a Milano ci si prepara per le amministrative: ai blocchi di partenza si presenta per il Pd l’architetto Stefano Boeri e per la sinistra radicale Giuliano Pisapia. Sulla carta non dovrebbe esserci partita. Ma la maledizione delle primarie è dietro l’angolo e infatti vince Pisapia col 45,36% dei voti e il Pd si spacca, con Penati che lascia la segreteria politica di Bersani.
L’ultima tragicomica avventura alle primarie è, appunto, quella di Napoli: si affrontano il candidato di Bassolino, Cozzolino, e quello di tutto il resto del Pd, Ranieri. Risultato: vince il primo. E il Pd si ritrova con un candidato sgradito; col presidente della Repubblica Napolitano un po’ irritato (appoggiava Ranieri); con accuse di infiltrazioni di camorra e, mazzata finale, con i rimbrotti dell’amato Saviano. Così forse rifaranno le primarie.  Perché per il Pd errare è umano... perseverare... è da fessi.

Raggiunto l’accordo con i comuni. Avanti tutta verso la riforma epocale del federalismo. Mai un governo di sinistra avrebbe portato a compimento una rivoluzione liberale di questa portata. In barba a quelli che vogliono fare credere che il Governo sia inattivo e paralitico

2386699586_1721b57e79Cedolare secca al 21% per i contratti a canone libero e al 19% per quelli a canone concordato. Salta, invece, il bonus di 400 milioni di euro a favore delle famiglie numerose in affitto. Ma i proprietari immobiliari che opteranno per la tassazione forfettaria saranno obbligati a rinunciare per iscritto (con raccomandata con ricevuta di ritorno da inviare agli inquilini) alla possibilità di aumentare il canone di locazione.
E non potranno adeguarlo nemmeno all'indice Istat. L'ultima versione del decreto legislativo sul fisco municipale, presentata dal ministro Roberto Calderoli nella Bicamerale per il federalismo, rimescola nuovamente le carte sulla cedolare. E accontenta i comuni su tutta la linea.

Umberto Bossi del resto era stato chiaro: ai sindaci bisogna dare tutto per chiudere il prima possibile la partita sulla «madre di tutte le riforme», aveva detto il leader della Lega. E così è stato. I comuni avevano chiesto di poter tornare a usare la leva fiscale già da quest'anno per far quadrare i bilanci. E potranno farlo. Ma non tutti.

L'addizionale Irpef, congelata da Tremonti nel 2008, potrà essere aumentata negli enti che fino ad oggi applicavano un'aliquota inferiore allo 0,4%. Chi non l'aveva ancora introdotta potrà farlo, ma il tributo non potrà superare lo 0,4% né crescere in misura superiore allo 0,2% annuo. Come richiesto dai sindaci, sarà un dpcm da emanarsi in tempi stretti (60 giorni) a disciplinare la graduale cessazione del blocco. Ma se questo provvedimento non dovesse arrivare in tempo, i municipi potranno fare da sé in modo da far entrare in vigore gli aumenti già nel 2011.
I comuni avevano anche chiesto certezze sull'aliquota dell'Imu, la nuova imposta municipale che dal 2014 sostituirà l'Ici sulle seconde case e l'Irpef fondiaria. E le hanno avute. Abbandonata l'idea di far definire dalla legge di stabilità o da un decreto il livello di tassazione, il nuovo dlgs depositato da Calderoli dà già i numeri: 0,76% di aliquota base che i comuni potranno aumentare (o diminuire) dello 0,3% o dello 0,2% se l'immobile su cui grava l'Imu è stato dato in affitto. Per gli immobili non produttivi di reddito fondiario, o posseduti da soggetti passivi Ires, l'aliquota dello 0,76% potrà essere ridotta fino alla metà.

Le fonti di finanziamento dei comuni. Dal 2011, oltre alla compartecipazione Irpef al 2% (circa 2,6 miliardi), i comuni avranno il 30% del gettito dei tributi immobiliari (imposte di registro, di bollo e ipocatastali) devoluti e, altra novità dell'ultim'ora, il 21,7% del gettito della cedolare secca (nel 2012 la quota scenderà al 21,6%). A differenza di questi ultimi due cespiti, però, il gettito della compartecipazione Irpef non affluirà nel Fondo di riequilibrio, ma sarà devoluto al comune nel quale il contribuente ha il domicilio fiscale. La quota di cedolare che andrà a gonfiare il Fondo di riequilibrio potrà comunque variare se dai calcoli della Copaff dovesse emergere una sovrastima del relativo gettito. E se così fosse potrà essere incrementata con decreto del Mef. Dal 2014 i comuni avranno anche il 30% del gettito dei tributi relativi al trasferimento di immobili.

Il fondo di riequilibrio. Il Fondo di riequilibrio, che dovrà gestire il passaggio graduale al federalismo fiscale, durerà tre anni e verrà suddiviso tra i comuni in relazione ai fabbisogni standard. Fino al 2013 il 30% del Fondo sarà distribuito tra i comuni in relazione al numero dei residenti. Un ulteriore 20% andrà ai comuni che hanno deciso di esercitare le funzioni fondamentali in forma associata. Un obbligo, previsto dal dl 78/2010 (art. 14 comma 28) per tutti i piccoli comuni, ma finora rimasto lettera morta per mancanza del regolamento attuativo.

Lotta all'evasione. Confermati anche nell'ultima versione del dlgs gli incentivi a favore dei municipi che collaboreranno col Fisco nella lotta all'evasione. Potranno avere il 50% delle somme recuperate all'Erario, anche se non riscosse a titolo definitivo, e il 75% delle maggiori sanzioni (quadruplicate) a carico di chi non aderirà entro il 31 marzo alla regolarizzazione degli immobili fantasma.

Cedolare secca. Oltre alla variazione delle aliquote e alla previsione (definita a scanso di equivoci «inderogabile») della obbligatoria rinuncia all'aumento del canone, la nuova versione del dlgs precisa il paniere di tributi che verranno assorbiti dalla cedolare. Chi sceglierà la tassazione a forfait pagherà in un colpo solo, versando a seconda dei casi il 21 o il 19% del canone, l'Irpef sul reddito da locazione (e relative addizionali), le imposte di registro e bollo sul contratto e anche il bollo sulla risoluzione o sulla proroga dello stesso.

Imposta di soggiorno. Anche sull'imposta di soggiorno i sindaci l'hanno avuta vinta su tutta la linea. Avevano chiesto che il nuovo tributo potesse essere applicato non solo dai comuni capoluogo, ma anche da tutte le località turistiche e le città d'arte. E così è stato. E soprattutto volevano poter far scattare subito il nuovo balzello (fino a 5 euro a notte) senza dover attendere alcun decreto attuativo. E anche su questo sono stati accontentati. Il decreto, se ci sarà, dovrà essere emanato entro 60 giorni altrimenti i municipi potranno fare da sé. Il gettito dell'imposta di soggiorno sarà destinato a finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali.

Imposta di scopo. L'imposta di scopo (addizionale dello 0,5 per mille sulla base imponibile Ici), istituita dalla Finanziaria 2007, e rivelatasi un clamoroso flop, essendo stata adottata da qualche decina di comuni, viene rivitalizzata dal decreto sul federalismo. Prevedendo innanzitutto che possa essere applicata per la realizzazione di opere ulteriori rispetto a quelle individuate dalla legge n. 296/2006 (tpl, opere viarie, arredo urbano, risistemazione di parchi e giardini, parcheggi pubblici, restauro e conservazione di beni artistici e architettonici, allestimenti museali e biblioteche, manutenzione straordinaria delle scuole). Aumenta, inoltre, la durata massima della tassazione di scopo, che passa da cinque a dieci anni, e si prevede che il gettito dell'imposta possa finanziare l'intera spesa dell'opera da realizzare (e non solo il 30% come previsto nel 2006).

Imposta municipale propria. Oltre alla definizione dell'aliquota al 7,6 per mille, l'altra novità in materia di Imu, inserita nell'ultima versione del dlgs, riguarda le modalità di pagamento: non più quattro rate, ma due con le stesse scadenze (16 giugno e 16 dicembre) dell'Ici.

Imposta sui trasferimenti immobiliari. L'ex Imu sui trasferimenti immobiliari torna a essere un tributo statale con aliquote leggermente ritoccate rispetto a quelle attuali: 9 e 2% (per l'abitazione principale).

Tarsu-Tia. Un successivo dlgs, attuativo della legge delega sul federalismo, riordinerà tutta la materia della tassazione sui rifiuti, tenendo conto della superficie dell'immobile, della rendita catastale, della composizione del nucleo familiare e del reddito (Isee). Fino a quando questo decreto non sarà emanato, continueranno ad applicarsi i regolamenti comunali che hanno optato per la Tarsu o per la Tariffa di igiene ambientale. I municipi che lo vorranno potranno comunque adottare la Tariffa integrata ambientale.

Prime indicazioni sul bilancio 2011, cioè il vuoto assoluto

bilancio 2011

giovedì 27 gennaio 2011

g memoria

Il federalismo che verrà

Italia3Sono giorni cruciali per le sorti del federalismo municipale e, quindi, di tutta la riforma sulla quale si pronuncerà il 3 febbraio prossimo la Bicameralina. Pd e Terzo polo hanno già annunciato il loro “niet” nonostante le ultime correzioni proposte da Calderoli, ma se i Comuni vedranno soddisfatte le loro aspettative e assumeranno un atteggiamento positivo, per le opposizioni sarà difficile giustificare il no pregiudiziale.

  • I nodi sono quelli noti: 
    lo sblocco dell’addizionale Irpef, congelata da quasi dieci anni, su cui il governo mantiene una posizione molto prudente, legata al timore di far aumentare la pressione fiscale, 
    l’applicazione a tutti i Comuni (e non solo ai capoluoghi) della tassa di soggiorno, appena introdotta. 
    la nuova imposta municipale unica (Imu), che i Comuni vorrebbero già indicata e fissata per tre anni nel decreto

Si tratta di problemi molto controversi, sui quale comunque il governo ha assunto un atteggiamento di dialogo a oltranza con l’Anci. Quello che propone Calderoli non è un via libera indifferenziato per tutti sull’addizionale Irpef, ma uno sblocco determinato dalla situazione fiscale dei singoli comuni. Se andasse in porto questa ipotesi di mediazione, sarebbero 4.840 sindaci, il 59,8 per cento del totale, a poter o introdurre l’addizionale Irpef (fino allo 0,4%) o aumentarla dello 0,2%.

La controproposta dell’Anci passa invece dall’abolizione della norma sul congelamento delle aliquote locali prevista dalla Finanziaria 2008 e da una maggiore libertà d’azione per i sindaci nel triennio 2011-2013. Oggi l’aliquota media applicata dai comuni italiani è dello 0,34%, e produce un gettito di 2,88 miliardi di euro. Se passa la proposta dell’Anci, questo tesoretto potrebbe arrivare fino a 3,76 miliardi, una boccata d’ossigeno per i tanti sindaci in difficoltà a far quadrare i bilanci. Il problema è che questa ipotesi gradita dai sindaci comporterebbe un aumento complessivo della pressione fiscale, alimentando la polemica già esplosa con l’introduzione della tassa di soggiorno.

Il governo, comunque, considera i comuni come i veri protagonisti del federalismo municipale e si è detto disponibile ad accogliere molte delle loro proposte emendative. In questa situazione non è escluso che ancora una volta le opposizioni, facendo prevalere i motivi della strumentalizzazione politica rispetto al confronto sul merito del testo legislativo, si ritrovino con il cerino in mano di fronte al Paese.

mercoledì 26 gennaio 2011

Nonostante il bombardamento a tappeto di queste settimane, Berlusconi e il PDL tengono benissimo nelle intenzioni di voto

pict002Testine quadrate

 

 

 

Sondaggio Politico-Elettorale Ispo/ L'Osservatorio: pubblicato sul Corriere della Sera del 23 gennaio 2011
Pubblicato il 24/1/2011.
Autore: ISPO S.R.L.  - Committente/ Acquirente: Corriere della Sera
Criteri seguiti per la formazione del campione:
CAMPIONE RAPPRESENTATIVO DELLA POPOLAZIONE ITALIANA IN ETA' DI VOTO PER SESSO,ETA', SCOLARITA', PROFESSIONE, AREA GEOGRAFICA, DIMENSIONE DEL COMUNE DI RESIDENZA
Metodo di raccolta delle informazioni:
Interviste telefoniche C.A.T.I. (computer assisted telephone interview)ELABORAZIONE DATI: SPSS- MARGINE DI APPROSSIMAZIONE 3,5%
Numero delle persone interpellate e universo di riferimento:
N. CASI :800 - UNIVERSO DI RIFERIMENTO: POPOLAZIONE ITALIANA RESIDENTE IN ETA' DI VOTO
Data in cui è stato realizzato il sondaggio:
Tra il 19/01/2011 ed il 20/01/2011

Burocrazia addio: l’efficace forza riformatrice di Brunetta che fa arrabbiare, tanto ma tanto, la sinistra lumacona e parolaia

brunetta terBoccaccia

martedì 25 gennaio 2011

Magari fosse vero che il turismo casolano si mette a volare: purtroppo è solo il volo del pinguino che fa un saltello ogni quattro anni.

turismopinguino

Così Andreotti, così Leone, così Craxi, così Berlusconi… Così il prossimo presidente del consiglio… finché loro, finalmente, prenderanno il potere

e a un trattoTutto il Pdl si sta mobilitando, in varie forme, per difendere il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi da un’aggressione mediatico-giudiziaria che non ha precedenti dal dopoguerra. Vi sono delle coincidenze impressionanti fra le vicende politiche e giudiziarie di cui fu vittima Bettino Craxi e quelle di questo periodo in cui è protagonista Berlusconi.

E’ lo stesso ufficio giudiziario, la stessa tecnica d’indagine e gli stessi gruppi editoriali protagonisti, per l’ennesima volta, di un vero e proprio assalto al Governo. L’opposizione ha fatto di tutto per bloccare l’approvazione della legge sulle intercettazioni, normativa che escludeva un uso improprio o addirittura illegittimo di uno strumento particolarmente delicato. Le intercettazioni, infatti, non sono state predisposte a seguito di una notizia di reato, ma per costruire una notizia di reato.

In Italia i problemi sono altri, più rilevanti rispetto alla vita privata di Berlusconi. Appare sempre più evidente che una parte della magistratura stia destabilizzando il Paese. Nello stesso tempo non è chiaro il ruolo dei Servizi segreti italiani: dov’erano mentre il Presidente Berlusconi veniva spiato nella propria abitazione?  a chi effettivamente rispondono?
Occorre al più presto ripristinare le garanzie previste dall’art.68 della Costituzione, ossia l’immunità parlamentare, che fu cancellata, a furor di popolo, nel 1993.
Questo ripristino servirà ad evitare che il potere politico, espressione della volontà popolare, sia in balia del potere giudiziario.

lunedì 24 gennaio 2011

A Riolo si sta aprendo il caso della discarica Tre Monti, ma la Giunta non parla, non ascolta, non informa

Discarica

discarica tre nonti

foto-discarica

Nuovi fondi per le aziende che assumono ricercatori

ricerca“Non perdiamo i fondi del Ministero dell’Istruzione destinati alle aziende che assumono ricercatori. La Regione segua l’esempio della Lombardia e sigli un accordo di programma per sfruttare un’opportunità che soprattutto nel nostro territorio potrebbe portare non pochi vantaggi alle nostre aziende. Penso al polo tecnologico Centuria – Rit di Faenza e al nascente polo tecnologico di Ravenna incentrato sul rilancio della cantieristica da diporto”. Lo dichiara il consigliere regionale del Pdl Gianguido Bazzoni che ha firmato una risoluzione presentata dal gruppo Pdl all’assemblea legislativa, primo firmatario il capogruppo Giuseppe Villani.

Nella risoluzione si ricorda che “tra la Regione Lombardia e il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca è stato sottoscritto un accordo di programma che prevede l’esenzione dal pagamento delle tasse regionali e statali a favore delle imprese lombarde che assumeranno ricercatori; l’accordo contempla lo stanziamento di 120milioni di euro, di cui il 50% circa a fondo perduto – 61 milioni erogati dalla Regione Lombardia e 59 milioni dal Ministero – in tre anni (2010-2013) per sviluppare in quella regione iniziative di ricerca industriale, di sviluppo pre competitivo, di alta formazione e di valorizzazione dei risultati della ricerca in settori considerati strategici per l’economia lombarda come agroalimentare, aerospazio, edilizia sostenibile, energia e fonti rinnovabili e per potenziare l’attività dei distretti tecnologici operativi nelle biotecnologie, tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) e nuovi materiali; 13 milioni di euro di quello stanziamento saranno destinanti al potenziamento del capitale umano nell’ambito della ricerca e a progetti di ricerca applicata realizzati da università e imprese”. Inoltre nel documento è ribadito che “entro pochi mesi saranno pubblicati i bandi e i regolamenti che definiranno termini e modalità per l’accesso ai fondi, poiché l’accordo prevede l’importante coinvolgimento di altri soggetti pubblici, privati, misti e senza fine di lucro” e che “questo accordo costituisce il primo atto dell’applicazione della riforma dell’università da poco approvata, fra i cui principi c’è l’impegno a coniugare la ricerca scientifica con l’innovazione e la competitività del sistema produttivo, ed è la risposta concreta, grazie alla defiscalizzazione delle risorse destinate alla ricerca scientifica, alle accuse di chi paventava la precarizzazione dei ricercatori”.

La risoluzione impegna dunque l’Assemblea legislativa e la Giunta regionale “ad attivarsi prontamente con il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca per sottoscrivere un accordo analogo anche con la
Regione Emilia-Romagna, poiché la ricerca è un elemento fondamentale per favorire la competitività delle nostre imprese e un accordo come quello citato sarebbe un aiuto di rilevante importanza per il nostro sistema industriale sia per agganciare stabilmente la ripresa economica sia per garantire la nascita di nuovi brevetti e di nuovi prodotti”.

La Lega Nord di Lugo pone gli stessi problemi che solleviamo anche noi a Casola: come sono assegnate le case popolari? come si effettuano i controlli? quanti appartamenti sono al momento disponibili?

case popolari4614658043_bf0ee07f04_b

sabato 22 gennaio 2011

Berlusconi non deve alcun atto di contrizione. Nemmeno al Papa, che non glielo chiede, come fingono i bardi di una finta crociata moralizzatrice. Cerchi però le parole per spiegare il suo disagio fin troppo umano

Berlusconi non deve a sé stesso, ai suoi amici e nemici, al suo paese, e nemmeno al cardinal Bertone o al Papa, alcun atto di contrizione. E’, come ha detto Bossi nel suo buonsenso, un uomo barbaramente assediato e braccato, e lo è in forme inaudite, che non hanno niente a che vedere con la funzione liberale degli organi di controllo legale e di contropotere di un sistema civile moderno. Né hanno titolo ad erigersi in bardi di una crociata moralizzatrice del Vaticano, in direttori spirituali del presidente del Consiglio, magari a nome e per mandato dei vescovi, i laicisti pseudolibertini che hanno sempre predicato non già una legittima separazione di religione e politica, ma una grottesca scissione tra l’ethos razionale di una cultura cristiana e i criteri di vita pubblici e privati del nostro tempo.

Il Papa, che è un grande intellettuale e un padre naturale, severo e comprensivo, ha spiegato ieri con eloquenza in nome di che cosa le istituzioni devono ritrovare un’anima, un ethos. La chiesa non chiede di cancellare la nuova dimensione della soggettività, così forte e presente in una mentalità moderna alla cui radice sta l’idea cristiana, suffragata dal pensiero teologico del Vaticano II, della libertà di coscienza. C’è progresso, ha detto, nella maggiore tutela della sfera individuale e privata che nel passato era considerata subordinata alla morale istituzionale più arcigna. Questo il senso quasi letterale delle sue parole, lette frettolosamente e strumentalmente come una banale censura dei comportamenti umani e pubblici del presidente del Consiglio; lette quasi fossero una risposta alla domanda faziosa rivoltagli dai predicatori di decenza che lo hanno sempre avversato, lui e le sue battaglie contro il relativismo etico e l’indifferenza morale delle classi dirigenti di fronte alle grandi questioni della vita e dell’esistenza.

Ma il Papa ha anche aggiunto, appunto, che se non si riconosca una base oggettiva alla quale è legato l’ethos personale e comunitario, una base che per il Papa si fonda innanzitutto nell’amore di Dio per l’uomo, e per il teologo e filosofo Ratzinger ha un fondamento filosofico nell’uso intelligente della ragione umana, allora si prospetta una deriva di insincerità e di tristezza nei modi di vita. Noi miserabili berlusconiani liberali e frondisti, tendenza Ratzinger, abbiamo notoriamente e clamorosamente perduto, anche in una orgogliosa e pazza contesa elettorale e civile, la battaglia per tenere insieme, nel nuovo mondo politico emerso dal disastro della crisi Repubblicana degli anni Novanta, l’elemento della libertà umana e quello della responsabilità. Amore, sesso, matrimonio, famiglia e vita, categorie da leggere senza manie bacchettone ma con un vero sentimento di buonumore e di gioia morale, sono stati per noi segnacoli in vessillo di un atteggiamento anche politico che, per l’essenziale, è stato rigettato e confuso con una bizzarra crociata fuori tempo. Da Berlusconi, certamente, e da quegli ipocriti che adesso pretendono di fargli la lezione, su uno sfondo di accanimento giudiziario e di assedio inquisitoriale, e di chiamarlo in causa per i suoi lati deboli al cospetto di ogni tribunale possibile, e perfino del tribunale morale della Santa Sede, destinataria di surreali appelli all’ingerenza da parte di cattolicucci piagnoni e di finti dongiovanni superlaicisti.

In nome di questa posizione semplice, criticabile ma seriamente argomentata e vissuta senza alterigia ormai da anni, pensiamo che Berlusconi dovrebbe spiegarsi, anche un poco a sé stesso, in una laica confessione di fragilità, riconducendo il suo carattere, che è notoriamente mite e positivo, allegro e benevolente, a suo modo cristiano e semplice anche nel suo disordine vitale, alla misura di parole schiette, diverse dalla sceneggiatura legale da soap opera alla quale le circostanze e la scelta di vivere in mezzo agli avvocati sembrano spingerlo o costringerlo.

In breve. Berlusconi farebbe bene a cercare e trovare le parole giuste per dire non solo la sua rabbia e la sua insofferenza verso gli assedianti e le loro motivazioni spesso fanatiche, intrattabili, ma anche il suo disagio fin troppo umano, la sua consapevolezza di un limite varcato nella crisi di un matrimonio e nel combattimento difficile contro la vita che si consuma nel tempo, contro le tentazioni di una colossale ricchezza, e nel bel mezzo di una attività pubblica che incombe su un uomo tanto privato per formazione e natura. Nella storia molti uomini di stato, incappati in vicende personali sghembe e in comportamenti malmostosi e inestetici, hanno saputo creare intorno a sé un clima di comprensione e di sincerità porgendo le scuse alla comunità in cui vivono e agiscono, con tutta la libertà privata, in rappresentanza di tutti.

Non invoco un atto confessionale, ma di modestia personale, di consapevolezza civile, di intelligente riconoscimento della realtà. Ci sono telefonate in Questura che si potevano non fare, eccessi di ostentazione e di ritualismo del piacere che potevano essere evitati, e una rete di relazioni improntate in qualche caso a uno stile troppo facile che poteva non essere tessuta intorno alle sue residenze, alla sua vita personale, alle sue amicizie, al suo lavoro. Non c’è contraddizione tra la ripulsa verso modi legali incivili e un discorso di verità e di personale responsabilità su passaggi di vita emersi nella poltiglia del guardonismo indecente. C’è coerenza. Il miglior Berlusconi è quello che, nonostante la dismisura e l’asimmetria del suo rapporto con sé stesso e con gli altri, sa riconoscere con sottile autoironia, al di là dell’umiltà che non gli manca, anche i tratti vagamente folli del proprio carattere.

Giuliano Ferrara – Il Foglio – 22/1/2011

venerdì 21 gennaio 2011

Il Picchio, periodico di Riolo Terme, continua il sondaggio per la ricerca del nuovo sindaco da eleggere nel 2012: Giuliana Montalti passa tutti di due lunghezze

riolo

pict002

Faenza non deve perdere la sua scuola di ceramica

pict003“Andando avanti così Faenza perderà il ruolo centrale che ha sempre avuto nel mondo della ceramica. Di fronte al disinteresse totale di Provincia e Comune di Faenza, ho chiesto alla Regione di intervenire, affinché sia ascoltato il disagio di una larga parte del mondo faentino che sta chiedendo da tempo a gran voce che si ridia slancio alla scuola di ceramica, minacciando altrimenti di crearne un’altra visto che l’Istituto d’arte per la ceramica è diventato un semplice liceo artistico ad indirizzo design”.

Lo dichiara il consigliere regionale e coordinatore provinciale del Pdl Gianguido Bazzoni che questa mattina ha presentato un’interrogazione in Regione con la quale riassume il problema della scuola di ceramica, chiedendo soluzioni per il suo rilancio.

Bazzoni ricorda che “il Comune di Faenza in passato era sempre stato molto vicino e attento a questa scuola, che a Faenza esiste dal 1916, così come al Museo, mentre negli ultimi 15 anni se ne è disinteressato completamente, lasciando che la scuola scadesse progressivamente per qualità dell’insegnamento e per numero di studenti”. Il consigliere regionale precisa poi che “questo ha comportato un complessivo scadimento di tutta l’immagine della città di Faenza, conosciuta ovunque come la città delle ceramiche e in passato popolata da centinaia di studenti e artisti stranieri”.

“Oggi il liceo conserva la formazione ceramica solo nell’indirizzo sperimentale”, aggiunge, ricordando che per questi motivi sono insorti molti esperti e famosi ceramisti come il maestro Ivo Sassi che ha addirittura proposto di rifondare una scuola di ceramica.

Bazzoni chiede dunque alla Giunta di viale Aldo Moro “se non ritiene che sia un danno per l’intera società regionale la possibile perdita di un’eccellenza quale era rappresentata dall’Istituto Ballardini, se non pensa di intervenire, nell’ambito delle prerogative della Regione in ambito di artigianato, scuola e formazione professionale, per studiare e realizzare soluzioni che salvaguardino le caratteristiche e funzioni originarie dell’istituto”. Infine, chiede alla Giunta “se non ritiene di impegnare la Provincia di Ravenna e di coinvolgere il Comune di Faenza in un progetto che, affiancandosi al liceo artistico, valorizzi maggiormente l’eccellenza della ceramica, del suo insegnamento e del ruolo che può avere la presenza di Faenza nel mondo”.

mercoledì 19 gennaio 2011

Il consulente Nomisma, pagato 36mila euro per orientare la conferenza economica provinciale, si scusa: “non conosco granché il territorio”. Complimenti!

Premetto che alla fine degli anni 50 e agli inizi degli anni 60, mio padre, l’ing. Giuseppe Benelli, era Presidente di Confindustria Ravenna e dell’Ente provinciale per il turismo.
Aveva 3 crucci costanti:

1) l’isolamento di Ravenna per la lentezza con cui si progettava la Romea;
2) la lentezza con cui si progettava la E7;
3) la carenza atavica di servizi igienici pubblici per una città civile. Considerate che allora, in via Diaz c’era un albergo diurno a pagamento che offriva servizi igienici, docce, parrucchiere e quant’altro servisse a una persona di passaggio.

Sono passati 50 anni e la sostanza non è cambiata, solo i nomi di E55 ed E45, mentre i servizi igienici restano confermati nel nome e nell’assenza, con l’aggravante che l’albergo diurno non c’è più.
La Conferenza Economica Provinciale ha investito 60.000 euro per aprire di fatto la campagna elettorale al futuro candidato Presidente della Provincia e dare un po’ di sostegno alla famiglia Prodi tramite Nomisma cui è stato affidato l’incarico per 36.800 euro.
Non entro nel merito dell’impianto della Conferenza che per i dati può anche essere uno strumento utile, mi limito a sottolineare lo sconvolgente intervento dell’esperto inviato da Nomisma come consulente, che ha esordito dicendo che lui non conosceva granché il territorio e che noi lo conoscevamo sicuramente meglio di lui, però secondo lui dovevamo puntare tutto sul corridoio di comunicazione: Romagna-Brennero, per togliere Ravenna dal suo storico isolamento !!!

Fortunatamente i Presidenti di Autorità Portuale e di Confindustria presenti in sala si sono limitati educatamente a scuotere la testa pensando silenziosamente al loro duro impegno per inserire Ravenna e il suo porto nel corridoio Baltico e cioè Suez-Danzica con l’aggancio del corridoio 5 a Mestre.
Se la Conferenza Economica Provinciale dà suggerimenti di questo tipo, meglio fare da soli e spendere il denaro pubblico in modo più costruttivo.

GIOVANNA MARIA BENELLI
Vice capogruppo FI-PDL Provincia di Ravenna

I parcheggi a servizio dell’ospedale di Faenza sono una emergenza

FAc07-50122ospedale-03Trattando il tema parcheggi non si può non parlare delle difficoltà che incontrano coloro che devono recarsi all’Ospedale. Durante la mattinata c’è un serpentone continuo di auto che spesso girano a vuoto o sostano in attesa, a motori accesi, aspettando di parcheggiare nei pressi dell’Ospedale. Una condizione che oltre a creare disagi ai cittadini causa rallentamenti e file alla circolazione in Viale Stradone e comporta problemi di inquinamento dell’aria. In attesa di altre soluzioni o in mancanza di queste, svanito per volere della Ausl la possibilità di creare un piano sopraelevato del parcheggio esistente ci auguriamo che il Sindaco trovi un accordo per l’utilizzo dello spazio verde di fronte al nosocomio Manfredo presso la struttura dell’ex seminario e che di concerto con gli uffici comunali competenti ed i Vigili Urbani appronti un piano per garantire l’attraversamento ai pedoni in sicurezza di Viale Stradone.
Raffaella Ridolfi
Capo Gruppo Pdl Consiglio Comunale di Faenza

lunedì 17 gennaio 2011

Consiglio Comunale on line: mentre a Casola hanno snobbato con sufficienza la nostra proposta, a Solarolo dimostrano che con poco si può aumentare la partecipazione e la trasparenza della pubblica amministrazione. E qualcuno diceva che i dinosauri siamo noi!

pict004

pict005

Vendere lucciole per lanterne: il sindaco di Riolo riprende il piano degli investimenti 2010 e, avendo realizzato poco o nulla, lo ribalta pari pari sul 2011. Vedremo se anche Casola intende percorrere questa strada

riolopict003

Errani sul viale del tramonto

quel che resta“Il Presidente Errani esce dal podio nella classifica del gradimento dei Presidenti di Regione e la sua bocciatura è evidente, tanto che, mentre 16 Presidenti su 18 aumentano il proprio gradimento o lo mantengono stabile, Errani scende dal terzo al settimo posto. Il Governatore dell’Emilia-Romagna, campione di un centralismo ideologicamente anti sussidiario che, in piena crisi economica, ha paralizzato la Regione nella semplice e ripetitiva gestione dell’esistente, priva di coraggio riformatore e slancio rinnovatore, ha ormai imboccato il viale del tramonto e con lui un PD squassato da contrasti correntizi e scontri generazionali”.

Luigi Giuseppe Villani
Presidente del Gruppo assembleare del PDL nella Regione Emilia-Romagna.

venerdì 14 gennaio 2011

Noi guardiamo al futuro, la sinistra al passato

il tempoE' bastata una dichiarazione di Berlusconi sul caso Fiat - del tutto realistica e improntata al pragmatismo di chi ha la consapevolezza di muoversi nel mondo globalizzato - per scatenare la furibonda reazione della sinistra. Ma cosa ha detto di tanto scandaloso il premier? Semplicemente di valutare in modo "assolutamente positivo la possibilità di accordo tra sindacati e azienda in direzione di una maggiore flessibilità dei rapporti, del lavoro". Perché "se ciò non dovesse accadere - cioè se l’intesa venisse bocciata dagli operai - le imprese e gli imprenditori avrebbero buone motivazioni per spostarsi in altri Paesi".
Dunque Berlusconi non si augura - come lo accusa la segreteria della Cgil Camusso - che la Fiat lasci l'Italia, ma mette in guardia dal pericolo che, in caso di no al referendum, l'azienda che ormai non è più solo "italiana" avendo preso la statura di una multinazionale, possa decidere di trasferire altrove la produzione.

Lo scandalo, allora, non è Berlusconi, ma la sinistra in tutte le sue componenti, politiche e sindacali, che ha perso da tempo il contatto con la realtà e anche con quella classe operaia - che era storicamente stata la sua fucina di consenso - come dimostrano i fischi contro Vendola ai cancelli di Mirafiori.
Leggere ancora i rapporti sindacali con gli occhiali dell'ideologia significa non aver compreso che il tempo dei veti sindacali nelle grandi imprese e nei rapporti politici è definitivamente passato e non tornerà, e che le deroghe all'ingessatissimo contratto collettivo nazionale non sono un attentato alla democrazia in fabbrica, ma uno strumento indispensabile per consentire alle nostre imprese di competere nel mercato internazionale.

C'è un problema che si chiama "produttività" che non può essere ulteriormente eluso. Basta un solo esempio per dimostrare quanto sia ormai intollerabile il gap esistente tra l'Italia e gli altri Paesi europei: i 6.100 dipendenti dello stabilimento polacco della Fiat hanno prodotto nel 2009 quanto i 22mila dipendenti degli stabilimenti italiani del gruppo. E non è certo un caso se la locomotiva industriale chiamata Germania (Pil del 2010 +3 per cento) è il Paese diventato il laboratorio delle novità contrattuali più coraggiose, come quella della Siemens, che oggi ha accettato una clausola di protezione dal licenziamento per i suoi 130mila dipendenti ma nel 2004 firmò un accordo in deroga con i sindacati per portare l'orario di lavoro da 35 a 40 ore senza aumenti retributivi.
C'è una realtà nuova, insomma, innescata dalla concorrenza dei Paesi emergenti dove il costo del lavoro è enormemente più basso, che richiede risposte innovative per mantenere la competitività.

E’ qui che la sinistra dimostra tutta la sua arretratezza ideologica.
Per cui c'è il cartello che si riconosce in Vendola che vorrebbe ancora una rappresentanza del lavoro tutta politica in nome del vecchio antagonismo sociale e un Pd diviso tra l'anima riformista e quella più ideologica, che non riesce a prendere una posizione precisa perché non ha il coraggio di rompere con un passato col quale non ha mai fatto davvero i conti.

Il Pd, cioè Veltroni. I democratici non hanno altra identità che la sua

veltroni lungimiranteRiescono ad essere prevedibili e noiosi anche quando si dividono, quando affrontano lo psicodramma della frammentazione e del vuoto di leadership, che in altri contesti ha sempre qualcosa di spettacolare. Bersani è una gran brava persona, gli spezzoni di corrente che partecipano o partecipavano alla sua coalizione elettorale pullulano di figure rispettabili, cattolici modernisti e riformatori, post comunisti e amministratori che sanno il fatto loro, ma il Pd è Veltroni.
Veltroni, che fu chiamato per salvare il progetto e dargli un’anima quando tutto sembrava crollare addosso alla vecchia nomenclatura dei Ds e della Margherita, tradì se stesso e i presupposti della sua elezione via primarie per scarsa fantasia, scarso coraggio.
Prima fece la disastrosa alleanza elettorale con Di Pietro, poi si intruppò in un “caminetto” dei capi, si negò scelte radicali e significative di lotta interna e di riforma culturale per affermare il suo modello di partito, fino al clamoroso abbandono; ma senza la vocazione maggioritaria, cioè senza l’idea di costruire il fulcro di un’alternativa di governo, e di farlo con una struttura ad arcipelago, capace di riunire in una nuova forma politica post partitica le energie sparse di una sinistra postcomunista e post democristiana alla deriva della storia.
Il Pd non esiste, è un ferrovecchio mascherato da novità, è un coacervo di contraddizioni su ogni tema, economia, società, istituzioni, politica estera, questioni bioetiche, azione parlamentare e politica. Senza quel tanto di anima che era implicito nella scelta di Veltroni e, al di là della retorica della bella politica, nel progetto di ingaggiare Berlusconi sul terreno di un sostanziale bipartitismo, di un bipolarismo legittimato solo e soltanto dal consenso elettorale, senza tutto questo, come si vede, il Pd è una stella spenta o una parata di vecchie leadership, rispettabili, che hanno avuto un ruolo nella storia del paese, ma inefficaci e incoerenti dentro lo stesso involucro.

Stanno lì a litigare su cose ovvie, e le rendono serpentine, velenose, impossibili.
Le primarie? Ma è ovvio che sono il bene legittimante, l’unico, di cui dispone oggi il Pd: si dovrebbe passare dalle primarie “private” all’iniziativa per una riforma istituzionale che estenda quel metodo, lo leghi alla scadenza fissa dei mandati e a una generale riforma dell’assetto politico di sistema. Invece stanno lì a cincischiare, qui si fanno, qui no, e se si fanno e si perdono soffrono come bambini insoddisfatti e capricciosi.
Le alleanze? Sono tattica parlamentare e forse elettorale, e invece diventano costitutivi elementi di identità per le correnti coalizzate le une contro le altre, tutti a ricasco di un terzo polo che non esiste.
Mirafiori? Dovevano prendere il dirigente Fassino, dopo la sua dichiarazione per il sì, e associarlo al sindaco Chiamparino in una commissione con pieni poteri di sostegno alla Cgil di Camusso e di attacco creativo e significativo alla Fiom pietrificata di Landini in nome di una campagna per nuovi criteri di rappresentanza e per un aumento generalizzato dei salari. Invece oscillano e non si fanno capire nemmeno da se stessi, blaterando dello scambio tra salari e diritti.
Con gli scampoli moralistico-costituzionali del pensiero di Stefano Rodotà non si fa un partito che coalizza interessi e concorre per il potere in una società moderna, al massimo un club che mastica argomenti del secolo scorso.

Giuliano Ferrara - Il Foglio 14/1/2011

Parco: cominciano acquistando un palazzo baronale a Tossignano.

parco34585779077_dcc3506814_b

giovedì 13 gennaio 2011

Nichi, ma che stai a di’ ?

vendolabersani-large"Roma è stata assediata da una vera e propria tenaglia militare, che ricorda altre epoche e altre capitali: Roma blindata e sequestrata come Santiago del Cile ai tempi di Pinochet".
Nichi Vendola, 30 novembre 2010

"Le primarie sono una vera spinta di vita, immettono un alito profumato nel centrosinistra che dice parole che sono in sintonia con la società".
Nichi Vendola, 30 novembre 2010

"Vorrebbe che il centrosinistra riprendesse in mano la questione morale con una capacità di autobonifica sconosciuta all'innocentismo 'a prescindere' della destra".
Nichi Vendola, 30 novembre 2010

“Ricordo la sensazione di infinita libertà nell’andare a cercare un orecchino adeguato alle mie tasche, un semplice cerchietto d’oro, e il dolore del buco fatto in gioielleria, lì capii quanto la bellezza nasca nel grembo del dolore”.
Nichi Vendola, 4 novembre 2010

Violenza significa lasciare che la brutalità dei mezzi diventi il cannibale che si mangia la bontà dei fini”.
Nichi Vendola, 17 dicembre 2010

Il capitalismo ormai non è solo incompatibile con la democrazia: è incompatibile con la vita”.
Nichi Vendola, “La sfida di Nichi”

“Sia pure calibrando ogni verso, ogni suono, ogni stilema, ogni mitologema, con la maestria dei vecchi orologiai (e qui la poesia è tutto un danzare insieme al dio del tempo), in questa densa e rapida silloge Pino Pisicchio ci offre un lavoro persino sorprendente”.
Dalla prefazione di Nichi Vendola al libro di poesie di Pino Pisicchio, Ecloga civile, Levante editore, 2010

“L’orecchino, come direbbe Roland Barthes, è il punctum: la cosa che ti punge e che ti attira. Qualcosa di irregolare, soprattutto quando vive nell’asimmetria della sua solitudine, lui che era nato per essere simmetrico con il suo gemello. Io lo volevo, e lo dissi a mia madre”.
Nichi Vendola, 28 ottobre 2010, intervistato da Denise Pardo sull’Espresso

“C’è quel bellissimo discorso di Obama sull’impotenza di fronte alla macchia di petrolio, che è una manifestazione emblematica di consapevolezza del limite del riformismo: dentro il recinto delle compatibilità date non esiste una risposta strutturale”.
Nichi Vendola, “La sfida di Nichi”, manifestoLibri, pagina 166

“Dicono che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: devono tenersi abbracciati per poter volare. Buon volo! Buon abbraccio!”.
Nichi Vendola, “La ballata di Nichi: le Parole del Futuro”, Edizioni Limina, pagina 67

“L’insieme dei personaggi che compongono la mia famiglia è qualcosa di veramente strabiliante. Una mia zia, zia Gina, per esempio, era una sensitiva”.
Nichi Vendola, “La Fabbrica di Nichi”, ManifestoLibri, pagina 49

“Il pensiero debole è una resa senza condizioni. E’ l’idea, appunto, che ci sia una specie di felice punto di fuga dalla realtà e dalla politica, un punto di sospensione della crisi e di ricomposizione verginale nell’utero della coscienza del mondo. Insomma: il pensiero forte governa il mondo con la guerra, oggi addirittura assunta senza delimitazioni spazio-temporali, e il pensiero debole, accovacciato negli interstizi avanguardistici del sociale, cova la sua pace e la sua alternativa al potere. Ecco come la sconfitta trasmuta in poesia e qualunque tensione al cambiamento s’imbarca sulla zattera del naufragio. Francamente insopportabile!”.
Nichi Vendola, “I dilemmi della speranza: un dialogo”, edizioni la meridiana, pagina 25

AUGURI PD!

La popolazione cresce in tutta la provincia. Solo a Casola Valsenio la popolazione diminuisce a riprova che il nostro paese fatica moltissimo a risolvere i problemi storici di una economia debole e di un isolamento vistoso rispetto al contesto provinciale. Ancora una volta le ricette proposte dall’amministrazione comunale appaiono poco incisive, povere e rassegnate

popolaz

martedì 11 gennaio 2011

Tante commemorazioni per Arrigo Boldrini, ma nemmeno una per il dirigente repubblicano di Ravenna, Marino Pascoli, assassinato il 4 Gennaio 1948

b_p-41487-abstr_img-9-cmc10Sono molto grato al Presidente Napolitano per la visita nella nostra città e per l’impegno che Egli profonde nella celebrazione dei 150 anni dell’unità d’Italia che ricorrono quest’anno e che rappresentano un punto fermo per tutti noi. Vorrei però stigmatizzare l’uso che il Comune di Ravenna, retto dalla sinistra, ha voluto fare della presenza del Capo dello Stato, per coinvolgerlo in commemorazioni di parte, come quella di Boldrini, che nulla aveva a che fare con il Risorgimento e l’Unità d’Italia. Il comandante Boldrini (Bulow) è una figura che ancora oggi divide: osannato dai comunisti e dai loro eredi, ma temuto e discusso da gran parte della popolazione delle nostre terre come emblema del terrore rosso che per anni investì il ravennate dopo la fine della guerra.

Non mi riferisco solamente alla strage di Codevigo, al Ponte della Bastia o alle tante uccisioni di persone ed intere famiglie che sono andate avanti per mesi ed anni e di cui non si è riusciti neppure a tenere un conto esatto. Penso anche alla pratica dell’omicidio politico per chiudere la bocca all’avversario, come quello del dirigente repubblicano Marino Pascoli, avvenuto proprio il 4 gennaio del 1948 e di cui il Vicesindaco Mingozzi non ha ritenuto di dire nulla né in occasione del giorno dell’anniversario, né quattro giorni dopo in occasione della visita del Presidente Napolitano.

Marino Pascoli, i cui assassini hanno girato liberi fra noi per decenni, così come quelli dei Conti Manzoni e di tanti altri, venne ucciso perché aveva scritto alcuni giorni prima sulla “Voce” organo dei repubblicani, un forte pezzo che dissacrava il mito dei partigiani, in linea con le posizioni politiche che lui ed il suo partito portavano avanti da sempre e che trovavano un larghissimo seguito nei ravennati. I punti salienti recitavano così:
“Prima di tutto dobbiamo distinguere i partigiani veri dai partigiani falsi. I partigiani veri sono coloro che hanno corso sul serio dei rischi, che hanno combattuto con fede per la liberazione d’Italia e questi, a dir il vero, sono pochi. I partigiani falsi che purtroppo sono la maggioranza, sono coloro che hanno fatto i teppisti mascherati, i collezionisti di omicidi e che andarono in giro con il mitra quando non vi era più pericolo, a fare gli eroi. Questa gente anche se è riuscita a munirsi di un brevetto o di un certificato, anche se oggi milita indebitamente nelle file dei partigiani, non bisogna avere nessuna esitazione a chiamarla teppa. Teppa da reato comune, macchiata di sangue, prepotenza e ricatti...  Attenzione partigiani veri, partigiani onesti, partigiani italiani e rimasti italiani, a non seguire coloro che vogliono vendere l’Italia allo straniero, altrimenti il vostro sacrificio sarebbe stato vano… . L’organizzazione militare delle Brigate Garibaldine venne creata più tardi, a rivoluzione d’aprile conclusa. Quando, contati i partigiani, rimpolpate le formazioni, aumentati gli effettivi, organizzate le forze comuniste e muniti i comandi di timbri e carta intestata, si procedette alla falsa smobilitazione delle forze comuniste; si svolgeva invece un’opera diametralmente opposta, quella cioè di inquadrare ed organizzare per l’avvenire questa forza per un eventuale colpo di Stato…”

Da qui si capisce chiaramente perché Pascoli doveva essere ucciso: se fosse passata la verità di queste parole, tutta la narrazione successiva del mito della resistenza e dei patrioti si sarebbe sfaldata, anche perché la gente conosceva bene la verità, in molti casi vissuta sulla propria pelle.
Ma tant’è che, a distanza di più di 60 anni, Boldrini viene commemorato in pompa magna e Marino Pascoli non risulta neppure nell’elenco dei partigiani, perché non munito di “brevetto”. Del resto, alla stessa stregua, lo storico repubblicano Sauro Mattarelli nella sua prolusione ha omesso di citare tra i grandi politici italiani un certo Alcide De Gasperi. Tanta altra gente, e non solo il Comune di Ravenna, si dovrebbe vergognare.

Gianguido Bazzoni
Coordinatore provinciale Pdl - Consigliere regionale

Benissimo i due acquedotti realizzati dal Consorzio, ma aspettiamo anche il grande invaso sul fiume Senio da tempo promesso

Immagine

Storie di collina: e per fare la spesa … solo il somaro

Immagine

venerdì 7 gennaio 2011

Il lento e inevitabile declino del giudice Di Pietro

Immagine 000"A fare a gara con i puri troverai sempre uno più puro che ti epura". La frase è attribuita a Nenni e si applica perfettamente al caso di Di Pietro. O meglio si applicherebbe se davvero qualcuno avesse creduto, anche solo per un attimo, alla favola del Di Pietro puro e intemerato cavaliere di giustizia.
In realtà l’ex pm è il prototipo dell’italiano medio, del furbacchione di campagna, quello che mette insieme l’astuzia con un po’ di arte di sopravvivere imparata nei commissariati di periferia, una maschera perfetta insomma per la commedia di Alberto Sordi o di Carlo Verdone.
Un arruffapopolo che conosce i vizi degli italiani perché li ha praticati, che sa solleticare gli istinti più bassi perché sono quelli sui quali ha costruito l'identità ideologica del partito. Non sappiamo se davvero De Magistris riuscirà a far fuori il leader di Idv o se anche lui finirà come gli altri 284 co-fondatori del partito che se ne sono andati via, uno dopo l’altro (a parte otto).
Non sappiamo se rimarrà solo Di Pietro, come sempre, con il simbolo che riporta il suo nome (alla faccia della promessa di voler “spersonalizzare” l’Italia dei valori”). E non sappiamo neanche se è il caso di entusiasmarsi per un eventuale cambio al vertice tra un ex magistrato e l’altro.

Di sicuro, quello che questa vicenda chiarisce, però, è che l'Opa di Di Pietro sulla sinistra è definitivamente fallita. Se l’ex eroe di Mani Pulite fino a qualche tempo fa correva con il vento in poppa e sognava di mettere le mani su tutto il patrimonio politico dell’attuale opposizione, diventando leader e simbolo della coalizione anti-Berlusconi, beh, le ultime vicende hanno affossato ogni sua speranza.
Ha dimostrato la sua debolezza politica e umana, ha dimostrato di non essere in grado di gestire nemmeno il suo gruppo e ora sta dimostrando di faticare a tenere unito il suo partito. Anche chi a sinistra guardava a lui con fiducia e speranza ora deve prendere atto del fallimento del progetto.
Italia dei Valori addio. Con le sole invettive, con le minacce, con il perenne tintinnar di manette non si può sperare di governare un Paese. E nemmeno l’opposizione.

L’ATM, azienda pubblica di trasporto di Ravenna, ha milioni di disavanzo, ma spende 7.400 euro per stampare centinaia di manifesti contro il Governo.

“Il costo dei biglietti degli autobus a Ravenna salirà del 20%, eppure Start Romagna, che controlla l’azienda pubblica dei trasporti ravennate Atm, quando c’è da sborsare 7500 euro per mettere in cattiva luce il Governo non si fa nessun problema. Se i soldi non ci sono al punto che gli aumenti sono inevitabili, non dovrebbero esserci neanche per manifesti di pessimo gusto come quelli che si sono visti negli ultimi mesi sui mezzi di trasporto pubblico della Romagna”.

Lo dichiara il consigliere regionale e coordinatore provinciale del Pdl Gianguido Bazzoni, per nulla soddisfatto della risposta ottenuta dall’assessore ai Trasporti Alfredo Peri all’interrogazione con la quale il consigliere chiedeva spiegazioni sulla campagna lanciata dall’azienda dei trasporti. I manifesti, infatti, come già denunciato da Bazzoni, contenevano accuse al Governo per i tagli al personale e ai fondi destinati alle aziende di trasporto e contenevano immagini di mani ammanettate e di cappi al collo.