venerdì 28 gennaio 2011

Maledette primarie

ohoooNon c’è una volta che dall’urna delle consultazioni interne alla sinistra salti fuori un risultato decoroso per i vertici del Pd. E quello che per la stessa natura del partito dovrebbe essere lo strumento massimo di partecipazione popolare si trasforma o in una finzione o in una sconfitta. Il caso-Napoli, con le accuse di brogli è solo l’ultimo di una serie di episodi che dovrebbe far gridare ai vertici del partito d’opposizione alla “maledizione delle primarie”.

La prima volta fu nel 2005. E fu una farsa: Romano Prodi contro...nessuno o quasi. Il professore vinse col 74,1% dei consensi; poi vinse anche le elezioni, ma la pacchia durò appena due anni. E tutti a casa, perché nel frattempo Walter Veltroni fa nascere il Pd.
La seconda volta delle primarie... è uguale alla prima: l’inventore del Pd, Veltroni, si presenta da strafavorito e fa anche meglio di Prodi raccogliendo il 75% dei consensi. Ma alle politiche la sua creatura viene maltrattata dagli elettori che gli preferiscono Berlusconi.
Per non dire delle primarie per succedere al duo Veltroni-Franceschini. Anche qui, come in passato il risultato è già scritto dall’inizio con Pier Luigi Bersani favorito, che si scontra nel rush finale con Franceschini e Marino. Vince netto l’ex ministro, ma si ritrova per le mani un partito diviso in mille correnti tra ex comunisti, cattolici, radicali.

Fin qui le primarie “scontate”, ma che ci crediate o no il bello deve ancora venire. Perché quando le primarie non sono scontate sono anche più divertenti, perché all’interno del Pd si litiga, ci si divide e quasi sempre si fa una figuraccia.
La prima, clamorosa, fu quella fatta in Puglia, per le regionali, quando il Pd si mette di traverso alle voglie di Nichi Vendola. Finisce in disfatta con il leader di Sinistra Ecologie e Libertà che stravince. 
Uno dice, avranno imparato la lezione... E invece no. Anno 2010, a Milano ci si prepara per le amministrative: ai blocchi di partenza si presenta per il Pd l’architetto Stefano Boeri e per la sinistra radicale Giuliano Pisapia. Sulla carta non dovrebbe esserci partita. Ma la maledizione delle primarie è dietro l’angolo e infatti vince Pisapia col 45,36% dei voti e il Pd si spacca, con Penati che lascia la segreteria politica di Bersani.
L’ultima tragicomica avventura alle primarie è, appunto, quella di Napoli: si affrontano il candidato di Bassolino, Cozzolino, e quello di tutto il resto del Pd, Ranieri. Risultato: vince il primo. E il Pd si ritrova con un candidato sgradito; col presidente della Repubblica Napolitano un po’ irritato (appoggiava Ranieri); con accuse di infiltrazioni di camorra e, mazzata finale, con i rimbrotti dell’amato Saviano. Così forse rifaranno le primarie.  Perché per il Pd errare è umano... perseverare... è da fessi.

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