domenica 13 novembre 2011

Oggi muore il nostro sogno della rivoluzione liberale

pict003Volevamo un’Italia liberata dai suoi lacci e lacciuoli e cioè liberalizzazioni, diminuzione delle tasse, riforma dello Stato con la diminuzione delle burocrazie e degli apparati pubblici.
Le liberalizzazioni dovevano rendere tutti più liberi di intraprendere e di far valere il proprio merito senza più ordini professionali, licenze, orari, ecc. Libertà per tutti di fare e di esprimersi. La diminuzione della pressione fiscale doveva essere la benzina delle liberalizzazioni e la Riforma di uno Stato, sciolto dai vincoli e dalle pastoie di un sistema arcaico, doveva esserne il motore.

Oggi, a conclusione di questa lunga vicenda di governo quasi personale, va detto che quasi tutti i nostri sogni sono rimasti sogni.
L’Italia burocratica ereditata dall’Ottocento e consolidata sotto il Fascismo, è rimasta tale e quale. Un giovane professionista che vuole mettersi in attività deve sempre misurarsi con gli ‘anziani’ asserragliati nei loro ordini professionali. E chi vuole aprire, più semplicemente, una pizzeria, ha comunque un lungo iter di autorizzazioni davanti a sé. In più non sono stati liberalizzati (e messi in concorrenza) i vari servizi dello Stato (soprattutto quelli locali, municipa­lizzate, ecc.).

Ma l’insuccesso più grande riguarda le imposte. Non solo non sono diminuite, ma dall’anno prossimo l’Italia avrà una delle pressioni fiscali più alte d’Europa. Pressione fiscale che comporta anche adempimenti complicatissimi, faticosi e molto costosi. Sostanzialmente una sola tassa è stata abolita l’Ici, quella sulla casa. Ed è stata una mossa tardiva e sbagliata perché era quasi l’unica tassa ‘federale’ esistente in Italia e consentiva un minimo respiro ai Comuni, sperperoni e incapaci di economie, d’accordo, ma pur sempre il primo riferimento per i servizi.

La riforma dello Stato, non è stata nemmeno presa in considerazione. Lo Stato italiano è “pesante” esattamente come prima: i vari parlamenti (nazionali, regionali, municipali) sono affollati come stadi. E la macchina pubblica è lenta, costosa e inefficiente come venti anni fa, se non di più.

Sarà Mario Monti ad avviare la nostra rivoluzione liberale?

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