mercoledì 16 novembre 2011

In margine alla patrimoniale

scuolaVa di moda proporre la cosiddetta patrimoniale.
E, però, a farlo – e vien da dire: ovviamente – sono solo persone che di macroeconomia non capiscono un tubo: dottori in filosofia come Rocco Buttiglione o Massimo Mucchetti; dottori in lettere come Nichi Vendola; dottori in giurisprudenza come Pier Ferdinando Casini o Giuliano Amato; diplomati in scuola di cinematografia come Walter Veltroni; dottori in pedagogia come Gianfranco Fini; dottori in economia aziendale (che con la macroeconomia niente ha a che vedere) come Alessandro Profumo.
Persone che discettano amabilmente di “economia politica”, insomma, con la stessa competenza con cui potrebbe farlo un lattaio (con rispetto parlando, naturalmente).

Invece, quelli che di macroeconomia s’intendono, perché di mestiere fanno davvero gli economisti di una eventuale patrimoniale pensano tutto il male possibile. È il caso di Francesco Giavazzi ed Alberto Alesina:

“Da più parti, immaginiamo quasi all’unanimità, si proporrà la scorciatoia di un’imposta una tantum sul patrimonio. Con due obiettivi. Primo: ridurre in fretta il debito. Secondo: aumentare l’equità colpendo i ricchi. Sarebbe un errore su entrambi i fronti. I mercati non si aspettano una riduzione immediata del rapporto fra debito e prodotto interno lordo (Pil): chiedono un cambiamento nella dinamica di quel rapporto, che dipende dalla differenza tra costo del debito e crescita. Un pacchetto di riforme credibile per la crescita abbasserebbe lo spread , invertendo la dinamica di tassi di interesse e crescita: il rapporto debito-Pil comincerebbe a scendere, lentamente, ma in modo durevole. Una patrimoniale invece avrebbe l’effetto opposto.

Una patrimoniale ammazzerebbe la crescita facendo probabilmente aumentare il rapporto debito-Pil, dopo una momentanea riduzione. È un’esperienza che abbiamo già vissuto dopo il 1992 con il governo Amato: in quegli anni le privatizzazioni ridussero il rapporto debito-Pil di oltre dieci punti, ma poiché non si fece nulla per la crescita, nel decennio successivo quel beneficio ce lo siamo mangiati”.

Cose che chiunque, anche se iscritto al Pd, capisce perfettamente.

P.S. A scanso di equivoci: Giavazzi ed Alesina non hanno alcuna simpatia per il centro destra

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