martedì 16 marzo 2010

Sulle modalità di nomina degli scrutatori le cose sono un po’ più complesse di quanto il PD casolano e il Sindaco Iseppi vogliono far credere. La questione taglia trasversalmente i partiti perché in ballo ci sono posizioni di rendita politica dure da superare.

pict005Chi segue con una certa attenzione la nostra stanza ha potuto assistere ad uno scontro piuttosto duro con il Sindaco Iseppi che ha commentato un nostro post sulle modalità di nomina degli scrutatori atteggiandosi più ad uomo di partito che a rappresentante delle istituzioni.
Nello scambio di battute avevo detto che gli avrei provato che molti esponenti del PD, soprattutto quando sono, come noi, in posizione di minoranza consiliare assumono le nostre stesse posizioni e che certi atteggiamenti altezzosi, da primo della classe avrebbe potuto risparmiarseli.
Non gli avevo detto che il nostro comunicato ricopiava fedelmente alcuni passaggi di una lettera del Coordinatore Cittadino del PD di Oria (BR) che chiedeva al suo sindaco la nomina degli scrutatori per sorteggio e utilizzava motivazioni tanto convincenti da convincerci a farle nostre.

Naturalmente non ne avrei fatto menzione se il PD casolano per bocca del suo massimo esponente non avesse assunto immotivate posizioni aggressive e  gratuitamente offensive.
So bene che questi processi di aggiustamento comportamentale dei partiti richiedono tempo, pazienza, maturità, attenzione e soprattutto disponibilità al dialogo e al confronto. Tutte cose che oggi non ci sono, né nei fatti, né nei comportamenti del nostro Sindaco.
La nostra proposta, come molte altre, non era preclusiva e non era perentoria: poneva un problema che tante amministrazioni si sono poste e che la nostra, abituata ad una acquiescenza bulgara, neppure aveva pensato di doversi porre.
Solo per questo riporto qualche link casuale a posizioni del PD che sostengono la problematicità delle nomine e l’opzione per il sorteggio senza accampare impedimenti legislativi che proprio non esistono solo che si voglia agire attraverso l'accordo unanime della Commissione elettorale.
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Alla ricerca di un modello turistico per la collina faentina

I redditi dei nostri parlamentari

Resi noti i redditi lordi dei parlamentari italiani relativi all'anno 2008. Quelli riconducibili alla nostra provincia sono due, entrambi del Pd: il deputato Gabriele Albonetti e il senatore Vidmer Mercatali.
Il primo, che ricopre l'incarico di questore a Montecitorio (era questore anziano nella legislatura precedente) ha dichiarato 176.957 euro.
Dietro di lui c'è l'ex sindaco di Ravenna, il senatore Vidmer Mercatali, che attualmente fa parte della giunta per le autorizzazioni a procedere e siede nella commissione delle Attività produttive: sempre nel 2008 ha dichiarato 149.508 euro.

A guidare la classifica dei parlamentari più ricchi dell'Emilia Romagna è Sergio Zavoli. Il presidente della Rai ha dichiarato nel 2008 redditi per 367.636 euro. Al secondo posto Michela Brambilla, ministro del Pdl, che ha guadagnato 312.389 euro.
Da segnalare i redditi denunciati da altri due politici di riferimento per la nostra area: Giancarlo Mazzuca (Pdl) 293.887, e Gian Luca Pini, deputato della Lega Nord, 122.132.

lunedì 15 marzo 2010

La nomina degli scrutatori: un sistema che privilegia il clientelismo dei partiti a scapito degli interessi della collettività. Avevamo chiesto alla sinistra di ritornare al sorteggio ma naturalmente hanno preferito continuare nelle chiamate dirette.

scrutaL'approssimarsi delle elezioni regionali del 28 e 29 marzo prossimi pone all'attenzione di noi tutti l’ “affaire” della nomina degli scrutatori di seggio che, purtroppo, la legge riserva ai rappresentanti dei gruppi consiliari cioè ai partiti.
Qualcuno ricorderà che dal 1993 al 2005 la nomina sarebbe dovuta avvenire tramite sorteggio casuale (legge n. 95 del 1989), mentre dal 2005 la chiamata è ritornata ad essere diretta e nominativa (legge n. 270 del 2005). In questo modo anche gli scrutatori di seggio sono tornati ad essere personaggi inamovibili e permanenti con il conseguente rischio che, alla lunga, assumano le vesti di rappresentanti di lista e si dimostrino più sensibili alle necessità dei partiti piuttosto che all’imparzialità e all’obiettività delle operazioni di voto e di scrutinio.
La legge elettorale del 2005 non ci piace in molte parti e tantomeno ci piacciono le modalità di nomina degli scrutatori perché segnano un ritorno al sistema in vigore dal 1948 al 1992, che prevedeva la ripartizione proporzionale e la nomina degli scrutatori da parte dei partiti. Noi invece vorremmo che si evitasse una utilizzazione clientelare delle nomine nei seggi e ci batteremo affinché il PDL modifichi nella sostanza l’attuale legge elettorale ed anche la modalità di designazione degli scrutatori.
Nel frattempo, in commissione elettorale comunale avevamo chiesto a Uniti per Casola che anche quest’anno non si consumasse il solito rito della nomina clientelare degli scrutatori in ragione della loro vicinanza più o meno spontanea a questo o a quel componente di commissione, a questo o a quel partito e che la commissione, in forza dell’unanimità, adottasse soluzioni migliori.
Senza minimamente scomporsi, il PD e la SEL (Sinistra Ecologia Libertà) forti del fatto che in commissione elettorale dispongono della maggioranza hanno imposto che dei dodici scrutatori da designare (quattro per ogni seggio) nove fossero nominati da loro e tre da noi.
A nulla è valso ribadire con veemenza che occorrerebbe invece che il processo di nomina degli scrutatori venisse finalmente moralizzato e reso trasparente e aperto a tutti e che la nomina scaturisse non dal rapporto ben poco virtuoso fra nominato e singolo esponente politico ma da criteri oggettivi e condivisi che garantiscano la parità di accesso per tutti i richiedenti.
Sulle modalità e sui criteri avremmo potuto discutere ed equilibrare le scelte mantenendo tuttavia fermo il criterio del sorteggio: avremmo potuto semplicemente sorteggiare all’interno dell’albo o sorteggiare tra i giovani compresi tra diciotto e trenta anni magari riservando qualche posto anche ai più esperti. Insomma, avremmo potuto dotarci di svariate soluzioni
Potevamo rendere effettiva, seria, trasparente e moralmente condivisa la nomina degli scrutatori per rendere più aperto e partecipato il rapporto fra istituzione e cittadini, fra la politica e la pubblica opinione. Non è andata così ed è finita con il solito 9 a 3 come avviene ormai da troppo tempo.
In attesa dunque che questa legge sia modificata, auspichiamo che la convenienza di parte e la logica clientelare non impediscano di costruire occasioni di maggiore trasparenza affinché la politica non venga intesa come semplice scambio di favori, a futura memoria.

Promemoria: Allo Scrutatore di seggio spetta una indennità in denaro, la cui entità è stabilita per legge e varia in funzione del numero di elezioni che si svolgono nel medesimo giorno. Tale onorario non costituisce reddito e, dunque, non va indicato nella dichiarazione dei redditi del percipiente. L’ onorario, per le regionali del 2010 è di 120 euro (che sale di 25 euro per ogni elezione aggiuntiva alla prima, con un massimo di 4 maggiorazioni)
Roma
Tutti gli organismi del Popolo della Libertà della provincia di Ravenna sono attivamente impegnati per contribuire con una massiccia presenza alla riuscita della grande manifestazione nazionale di Sabato 20 Marzo a Roma
Il programma della manifestazione prevede la partenza alle ore 15.00 di due cortei rispettivamente dal Circo Massimo e dal Largo dei Colli Albani che confluiranno alle ore 17,00 in Piazza San Giovanni in Laterano dove inizierà il comizio di Silvio Berlusconi.
Da tutto il territorio provinciale è prevista la partenza di quattro autobus:

Per prenotare la partecipazione che è completamente gratuita e per chiedere ogni informazione si possono contattare i seguenti referenti:
Ravenna:
Giovanna Benelli - cell. 3683954107; 
Paola Frenna  - dalle 9.30 alle 12.30 – tel. 0544460559 
Adriana Santamaria - dalle 15.30 alle 18.30 – tel. 0544460559
Faenza:
Luciano Spada - cell.3481422821   
Italia Maiellaro - cell.3200566223
Lugo:
Primo Costa - cell.335490334      
Angela Scardovi - cell.3333750016
Cervia:
Alessandra Coatti - cell.3482606824            
Paolo Savelli - cell.3333306727

sabato 13 marzo 2010

I conti di Senio Energia: la risposta alla nostra interrogazione del 23/2/2010

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In nessun Paese normale il capo del governo può essere registrato a sua insaputa da un maresciallo su ordine di un sostituto procuratore: l’operazione di accerchiamento del governo è in atto per abbatterlo, con le buone o con le cattive.

stor_10593425_29170 L’Eco della Procura ieri ha comunicato che Berlusconi è indagato a Trani per una vicenda riguardante la tv di Stato. Perché un magistrato d’una piccola cittadina, incaricato di occuparsi di reati che accadono in Puglia, debba interessarsi dell’emittente pubblica con sede a Roma è uno di quei misteri poco gloriosi i quali dimostrano la generale confusione dei tribunali italiani. Ma lasciando perdere queste quisquilie, andiamo al sodo.

Al Cavaliere viene imputato di aver telefonato al direttore del Tg1 e a un membro dell’authority delle comunicazioni, lamentandosi di programmi d’informazione della Rai e minacciando di chiuderli. Volendo dimostrare che il presidente del Consiglio non ama Santoro, Floris e Serena Dandini non c’era bisogno di gettare soldi pubblici registrando ore di conversazioni, bastava rileggersi alcuni titoli di giornale delle passate settimane e degli anni scorsi.

Da quando si è buttato in politica il premier ingaggia una battaglia corpo a corpo con quelli che considera degli occupanti della tv di Stato e nel 2001 non esitò ad accusare il conduttore di Annozero e i suoi compagni di uso criminogeno della Rai. La novità di quest’inchiesta non sta dunque nel tentativo di far tacere chi secondo Berlusconi fa campagna per la sinistra con la tv pubblica e nemmeno nelle conversazioni tra il capo del governo, un giornalista e il membro di un’autorità garante.

Fingere che nel passato non ci siano state relazioni intense tra Palazzo Chigi, i direttori dei tg e i dirigenti dell’emittente sarebbe ipocrita. Nessun presidente del Consiglio si è mai fatto scappare l’opportunità di condizionare la Rai. Esistono aneddoti e perfino libri che ricostruiscono l’influenza del potere politico sulla tv e a nessun pretore è mai venuto in mente di avviare un’indagine. La vera novità semmai è che qualsiasi ufficio periferico della giustizia è in grado, se vuole, di ascoltare tutto ciò che dice il capo del governo. Lo avevamo già intuito un paio d’anni fa, quando alcune conversazioni di Berlusconi erano finite in un procedimento della Procura di Napoli e da qui direttamente sul sito dell’Espresso. Oggi però ne abbiamo la conferma, con la pubblicazione delle intercettazioni su il Fatto quotidiano. Il nostro è il presidente più ascoltato al mondo e per fortuna che al cellulare parla solo di donne e di tv: riferisse ciò che dice a Putin o a Obama, rischieremmo di leggere in prima pagina qualche segreto internazionale o il resoconto di un vertice.

In nessun Paese normale il capo del governo può essere registrato a sua insaputa da un maresciallo su ordine di un sostituto procuratore. E non importa che vi sia una legge la quale obbliga a chiedere l’autorizzazione per usare le conversazioni intercettate di un parlamentare: le norme sono fatte per essere aggirate. Quanto meno se c’è di mezzo Berlusconi. Se invece i registrati sono D’Alema o Bersani no: ai tempi dell’inchiesta Unipol le conversazioni del primo furono insabbiate e dichiarate inutilizzabili, quelle del secondo invece non dovettero neppure essere insabbiate perché non emersero mai dalla sabbia.

Le vicende di questi giorni comunque dimostrano una sola cosa, ovvero che l’operazione di accerchiamento del governo è in atto. Rispetto al passato, si è adottata una strategia diversa: non più un solo attacco, ma una miriade di offensive, contro il Cavaliere e pure contro quelli che sono considerati i suoi scudieri. Che si tratti di sottosegretari o di direttori non fa differenza: l’obiettivo rimane quello di abbatterli, con le buone o con le cattive. Non sappiamo come finirà. Berlusconi ha dimostrato di riuscire a rimontare i momenti più difficili e come i gatti ha dato prova di avere sette vite. Ma in questo momento appare più isolato del solito e non vorremmo che le vite cominciassero a scarseggiare.

giovedì 11 marzo 2010

I seggi elettorali nelle ex medie? Neppure a parlarne. Creeremmo disagio a un paio di associazioni. L’assessore Ricciardelli risponde così ad una nostra interrogazione

seggio A noi sembrava ragionevole chiedere lo spostamento dei seggi elettorali dalla nuova scuola, appena ristrutturata alla vecchia scuola media, destinata ora dall’amministrazione Iseppi ad ospitare la cosiddetta casa delle associazioni.

Tutti sanno quanto sia negativa la chiusura della scuola per una, se non per due tornate elettorali all’anno. Ne patiscono sia l’attività didattica che la normale organizzazione delle famiglie costrette a ricorrere a sistemi di fortuna per accudire i figli per più giorni lavorativi. Sulla necessità di liberare gradualmente le scuole dall’ingombrante presenza dei seggi, al pari di quanto si sta facendo in tutta Europa, c’è una larga condivisione: concordano prefetti e autorità scolastiche, comuni e provincie, associazioni dei consumatori e sindacati.

Forti della favorevole circostanza rappresentata dalla piena disponibilità dell’ex scuola media, avevamo presentato una interrogazione per sondare gli intendimenti di Iseppi sicuri che ci avrebbe risposto che per quest’anno era ormai tardi, ma che per i prossimi condivideva l’idea.

Si stenta a crederci ma la secca risposta verbale dell’assessore Claudio Ricciardelli è di quelle che lasciano esterrefatti: né per quest’anno, né per il futuro l’amministrazione comunale intende trasferire i seggi elettorali perché non ne ravvisa l’utilità e perché non si vuole creare un disagio alle associazioni che in futuro si pensa di allocare nei locali.

Ci permettiamo solo di far notare la singolare attenzione per il minimo disturbo (ma proprio minimo) eventualmente procurato ad una o due associazioni, ma non quello assai rilevante procurato alla scuola e alle famiglie!

Cosa dire? Nulla di più. Possiamo solo, ancora una volta, chinare la testa, avviliti e sconsolati di fronte a questi incomprensibili comportamenti.

(Questo il testo della nostra interrogazione)

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mercoledì 10 marzo 2010

La risposta alla nostra interrogazione del 29/12/2009 “Perché le aziende agricole locali non possono diventare i primi fornitori dei servizi di mensa anche a Casola Valsenio?”

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Il Gruppo Consiliare Pdl Lega Udc Indipendenti nella seduta di Martedì 9 Marzo 2010 vota contro il Bilancio 2010 presentato dalla Giunta Iseppi – Queste le nostre valutazioni

Un vero esempio di buona amministrazione: alla fine tra Con.Ami e Comune chi paga sono gli Imolesi

passo carraioSi cerca chiarezza e si trova il Lussemburgo. Riccardo Mondini, capogruppo dell’Unione di centrodestra, continua a indagare sulla situazione di Formula Imola, la società di gestione dell’autodromo di Imola dichiarata fallita dal Tribunale di Bologna. “Dopo aver richiesto più volte al nostro rappresentante Montroni (presidente ConAmi, ndr) la visura camerale delle società che detengono il capitale di controllo di Formula Imola, abbiamo provveduto con mezzi propri”, ha detto ieri in commissione autodromo. E cosa ha scoperto? Che il “ConAmi, ente pubblico che gestisce soldi pubblici, è per il 66% di capitale del Comune di Imola e partecipa con il 20% in Formula Imola che gestisce l’autodromo in società con ’Motorsport eventi’”.

E quale sarebbe la carta d’identità di questa società? “E’ di proprietà di totale maggioranza della Industrial Resources Investiment del Lussemburgo - rivela Mondini - con amministratore unico tale Monza Alessandro (che Montroni ha detto essere l’avvocato che ha trattato con Mis Mas per scongiurare il fallimento), e per 10mila euro su 510mila di capitale sottoscritto totale dalla Sofir Bologna”. Il consigliere si chiede allora: “Come mai nessuno si è mai occupato del fatto che la parte pubblica è in società con dei privati del Lussemburgo di cui non è facile avere notizie?”.

Secondo Mondini, poi, “quello che più conta è che tale società sembra avere un capitale irrisorio rispetto alle bisogna della gestione dell’autodromo e partecipa con poco più del 50% a Play Media Company, che non ha partecipazioni su Motorsport eventi”. L’azionista della lussemburghese Industrial Resources Investiments “sembra essere Selvatico, nominato presidente del Cda”. Mondini conclude chiedendo: “Che tipo di vigilanza ha svolto ConAmi attraverso il rappresentante del Consorzio nel Cda, Daniele Montroni?”. “La discussione su Motorsport eventi è già stata fatta - ha replicato Montroni -, che ci fosse una società lussemburghese lo si era già detto sei mesi fa quando c’è stato il passaggio di quote da Norman 95”.

Tutti ormai hanno capito che dietro certi soggetti che si presentano alla città come "salvatori dell'autodromo" c'è il nulla. Ciò spiega anche la facilità con cui si susseguono i fallimenti senza che in realtà nessuno fallisca davvero  e i debiti rimangono sul groppone degli imolesi tramite Con.Ami, Comune etc. Un vero esempio di buona amministrazione.

martedì 9 marzo 2010

Un disastro il piano casa della Regione Emila Romagna

Up the Social Ladder Il piano caso per le giovani coppie è stato un fallimento". La segnalano Gianguido Bazzoni, candidato del Popolo della libertà al Consiglio regionale e Laura Baldinini, capogruppo del Pdl a Lugo.

Dei 703 alloggi per le giovani coppie infatti ne sono stati assegnati solamente 27 in tutta la regione, di cui uno solo in provincia di Ravenna, a Massa Lombarda.

Le cause, spiegano gli esponenti del Pdl, sono da ricercare nei criteri eccessivamente restrittivi per accedere ai contributi regionali. Dei 13 milioni di euro investiti nel progetto regionale, ne sono stati utilizzati, fino ad ora, soltanto 276mila.

Il provvedimento dunque, a conti fatti, assume un carattere demagogico e propagandistico. “Se la Regione vuole veramente attuare un piano casa sensato e adeguato alle esigenze di cittadini e imprese dia corso a quello previsto dal governo Berlusconi rimettendo mano alla legge regionale 6/2009.

Quel documento, probabilmente per un pregiudizio ideologico, impedisce la corretta applicazione del piano casa del governo in Emilia-Romagna In ogni caso servono nuove case popolari di qualità, non gli ennesimi casermoni in stile sovietico che vanno a formare quartieri ghetto.

Credo anche che per le vecchie case Acer serva una cessione agevolata agli attuali inquilini. Allora potremmo cominciare a parlare seriamente di una politica per la casa.

Sondaggio sulle Regionali 2010

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domenica 7 marzo 2010

venerdì 5 marzo 2010

Unione dei Comuni: una piccola creatura, ahinoi, nata già vecchia.

4 gattiL’Unione dei comuni della collina faentina ha approvato giovedì 4 Marzo il suo primo bilancio con il voto contrario dei tre consiglieri Marta Farolfi, Stefano Bertozzi, Fabio Piolanti. Si è trattato di un atto con il quale è stato sancito il definitivo abbandono della vecchia comunità montana e l’avvio di un processo più complesso e più articolato delle gestioni associate.

Il bilancio presentato gestisce 2.498.497,83 euro: al suo interno le spese correnti coprono circa il 48% e le spese in conto capitale assommano al 24%.

In occasione del bilancio la giunta Ponzi ha fatto una duplice operazione: ha sostanzialmente ribaltato sul 2010, il bilancio 2009 della vecchia comunità montana non introducendo alcuna significativa variazione agli standard operativi e qualitativi preesistenti, ma contemporaneamente ha indicato alcune linee tendenziali che dovrebbero costituire l’asse portante della futura trasformazione dell’Unione. La giunta auspica: “il superamento della sovrapposizione di enti di governo e di gestione di servizi negli stessi ambiti territoriali mediante unificazione in capo ad un solo ente di compiti e responsabilità” e richiama la necessità di “cogliere inderogabili esigenze di contenimento della spesa, di razionalizzazione e specializzazione nell'utilizzo delle risorse umane, [per arrivare] all'estensione delle gestioni associate ad altre decisive funzioni e servizi. In questo contesto sarà opportuno verificare ulteriori servizi da trasferire in gestione all'Unione, individuabili tra quelli delle aree tecnica e urbanistica, dei servizi finanziari, degli affari generali e dei servizi alla popolazione”.

In linguaggio corrente - traducendo da un ermetico burocratese di stretta derivazione regionale - si dice che occorre fare chiarezza sulla ripartizione dei poteri tra Comuni e Unione e che occorre decidere se mettere assieme anche gli uffici tecnici, le ragionerie, le anagrafi e gli altri servizi alla popolazione. E’ molto. Molto di più di quanto la timida direzione politica della Ponzi avrebbe voluto ma è chiaro che come sempre le scelte arrivano preconfezionate da Bologna ed è quindi possibile che in futuro questo processo cammini con ben maggiore celerità di quanto invece si volesse fare nel PD collinare.

La parte economico contabile più significativa del Bilancio rappresenta una invariata riproposizione dei temi comunitari dalla viabilità comunale e rurale (finanziata da Regione, Provincia e Comuni con 326mila euro), alla forestazione (finanziamento regionale per circa 20mila euro) alla tutela della risorsa idrica (finanziata dalla regione per circa 50mila euro). Niente di diverso dal passato.

Per il resto c’è davvero poco e l’impressione che si trae da questi primi passi della direzione Ponzi è che, per ora, la complessità dell’idea unitaria dei piccoli comuni collinari si stia annacquando in una visione burocratica e passiva. Il timore è che i comuni per effetto della delega abbiano abbassato l’attenzione su materie rilevanti come il controllo geologico del territorio, le gestioni e le razionalizzazioni del personale, la rete informatica, le politiche abitative, la protezione civile, l’offerta turistica, i servizi sociali nelle loro specificità collinari, l’ufficio di PAE e di PSC, il verde pubblico senza che dall’altra parte sia presente e attiva una vera capacità progettuale e di coordinamento. Lo stato disastroso del turismo collinare sembrerebbe confermare questa ipotesi.

E’ pur vero - ed è l’unica attenuante - che l’Unione ha poche risorse economiche a causa dei tagli concentrici di Governo, Regione, Provincia ma è anche vero che l’Ente non è andato molto più in là della doglianza investendo poco in una riflessione progettuale interna per un miglior uso delle risorse.

Al riguardo potrebbero risultare significativi un paio di esempi emersi anche nel corso del dibattito consigliare. Non ha grande senso continuare ad alimentare la spesa per mantenere una sede autonoma dell’Unione a Fognano spendendo all’incirca 50mila euro all’anno quando gli uffici e i servizi dell’ente potrebbero essere accolti in una o in più sedi comunali realizzando tra l’altro un avvicinamento ai cittadini. Non sembra avere grande senso continuare a spendere rilevanti somme di denaro per andare ad acquistare ordinaria progettazione tecnica all’esterno (architetti e ingegneri) quando un potenziamento e una razionalizzazione degli uffici tecnici dell’unione potrebbero comportare significative economie. Basti riflettere sul fatto che nel 2009 si sono spesi 170mila euro di incarichi di progettazione e nel 2010 si pensa di spenderne 150mila.

Insomma l’Unione dei comuni della collina faentina muove i primi passi ma i vizi congeniti che caratterizzano la gestione della sinistra nel governo delle realtà territoriali (visione centralistica, mancanza di autonomia, indifferenza alla spesa pubblica, obiettivi di corto respiro) si vedono tutti e la piccola creatura, ahinoi, sembra nata già vecchia.

La condanna a morte dell’ospedale di Faenza sembra già decisa. Raffaella Ridolfi del PDL e Tiziana Bagnolini della Lega denunciano la distruzione della sanità faentina

Con l'ultimo regalo di Carradori, direttore generale dell’ASL di Ravenna (il PAL Piano Attuativo Locale) il percorso di smobilitazione del nostro ospedale si avvicina alla sua naturale conclusione: la chiusura.

La tattica è nota: si annunciano gli obiettivi, sostanzialmente condivisibili, e poi si adottano provvedimenti che producono effetti volutamente opposti.
Sappiamo com'è andata finora. Anziché miglioramenti sono arrivati peggioramenti: il progressivo accentramento di servizi a Ravenna penalizza sempre più Faenza, la zona più distante, le liste d'attesa non si sono ridotte, la qualità e la prossimità dei servizi sono diminuite, mentre i costi sono aumentati i il bilancio è in deficit. Nei documenti dell’ASL si legge che l'evoluzione naturale della riorganizzazione delle unità operative e dei dipartimenti avviata negli ultimi cinque anni è quella del Presidio ospedaliero unico articolato in tre stabilimenti ospedalieri (Ravenna, Faenza, Lugo) e nel nuovo assetto 13 funzioni sovradistrettuali sono destinate a Ravenna, 3 a Lugo e 2 sole a Faenza (Geriatria e Medicina nucleare, sempre più impoverita), mentre tutti i primari delle specialità distrettuali dirigeranno strutture complesse presenti in una sola sede aziendale che sarà ovviamente quella di Ravenna.

Negli anni Ottanta quando fu deciso di chiudere gli ospedali di Castel Bolognese, Brisighella e Modigliana si trasferirono i loro primari a Faenza e, nel giro di qualche anno, gli abitanti di quei paesi decisero spontaneamente di non servirsi più di quegli ospedali che vennero chiusi senza difficoltà: è l'operazione che sta preparando Carradori.
Occorre rivolgersi ora non a Carradori, ma a chi lo ha nominato e gli ha dato queste indicazioni e agli amministratori dei nostri Comuni che hanno sempre negato di assecondare tale disegno, mentre oggi vengono clamorosamente smentiti dal direttore generale che confessa candidamente che questa è "l'evoluzione naturale della riorganizzazione avviata negli ultimi 5 anni".
Soprattutto le due consigliere si rivolgono a Giovanni Malpezzi che si candida a guidare la città insieme con chi (PD) ha assecondato la distruzione dell'assistenza sanitaria nel faentino, al quale chiedono che cosa ha fatto negli ultimi mesi per impedire che i suoi uomini presenti nelle istituzioni cittadini e i suoi futuri alleati approvassero tutte le proposte di Carradori fino all’ultimo piano scellerato (il PAL Piano Attuativo Locale) che è la condanna a morte del nostro ospedale. Vogliono sapere se ne era a conoscenza - e allora è complice - o altrimenti di unirsi a noi nel chiedere che venga immediatamente revocato per non pregiudicare l'azione di governo della prossima sindacatura.

Nel caso specifico del reparto di Pediatria la situazione rispecchia l'evoluzione dell'intero ospedale faentino. Negli schemi del Pal, oltre alla perdita della degenza ordinaria che il Sindaco Casadio ci aveva già regalato, per Faenza si prospettava anche la perdita di Day Hospital, Day Service e Osservazione Breve. Intanto per tamponare le notizie di un ulteriore depotenziamento uscite sulla stampa grazie all'intervento del Comitato dei genitori a favore della Pediatria si inventano il teatrino dell'inaugurazione in pompa magna di un Ecografo C/Sonda pediatrica, presente anche il candidato Malpezzi.
Era consapevole il buon Malpezzi che quell'attrezzatura era già in uso da 2 anni? Forse la cerimonia era solo un tardivo ringraziamento nei confronti del donatore. D'altronde Malpezzi presente anche alla presentazione del Pal non si è accorto che era venuta a mancare la degenza ordinaria. E' comunque evidente la volontà da parte della sinistra che ha governato gli ultimi 15 anni l’area territoriale faentina di smantellare i reparti del nostro ospedale soggiacendo alla volontà dell'Ausl di Ravenna che per tagliare i costi esegue una riorganizzazione basata più sui numeri che non sulle reali esigenze del territorio e della popolazione. Questa situazione è destinata ad evolversi in senso negativo se continua il governo della sinistra in tutto il terrirorio faentino. Le eccellenze che ancora riusciamo a mantenere lottando senza mai abbassare la guardia, se non cambia il governo delle città saranno perse.

mercoledì 3 marzo 2010

Martina, la bambina che non voleva dormire...


Martina Maturana ha dodici anni, vive sull’isola di Robinson Crusoe, al largo della costa del Cile, e non dorme. Ha appena sentito tremare il materasso sotto la schiena. Una vibrazione l’ha svegliata, ma neanche troppo. Potrebbe tranquillamente girarsi dall’altra parte e ricominciare a dormire, come stanno facendo tutti gli altri seicento abitanti dell’isola di Juan Fernandez. Martina invece scende dal letto. Vuole capire. Scuote il padre poliziotto, rintanato sotto le coperte. «Cosa è stato, papà?», «Cosa è stato cosa? Niente, torna a letto». Lei ci va, ma non riesce a prendere sonno. Allora, in punta di piedi, raggiunge la finestra, guarda in basso e vede. Vede ondeggiare le barche nella baia, al chiaro di luna. E capisce. «Lo tsunami!». Si precipita in piazza e suona il gong. Adesso sono tutti svegli e corrono all’impazzata verso la cima dell’altura che domina l’isola. Appena in tempo: nel volgere di qualche minuto un’onda gigantesca sommerge la baia, inonda la piazza, distrugge il municipio e le case circostanti. La bambina che non voleva dormire ha salvato la vita di tutti coloro che non volevano svegliarsi.

Ricordiamoci di lei, ogni volta che ci rassegniamo alle spiegazioni rassicuranti e rimuoviamo la realtà per non essere costretti ad affrontarla. Martina incarna lo spirito di ogni essere umano, com’era al momento della nascita e come dovrebbe essere sempre e invece non è quasi mai: presente a se stesso, capace di meravigliarsi. In una parola: vivo.

Da “La Stampa” di oggi, Buongiorno di Massimo Gramellini

martedì 2 marzo 2010

Gianguido Bazzoni, candidato Pdl alla Regione, ha incontrato gli agricoltori

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Primo impegno della campagna elettorale ufficiale dopo la presentazione della lista del Popolo della Libertà, per il candidato al consiglio regionale Gianguido Bazzoni che ha incontrato stamane gli agricoltori che vendono i propri prodotti presso il MADRA, esponendo loro il suo programma per l’agricoltura.
In particolare Bazzoni si è soffermato sui seguenti punti:
- ribadire l’importanza dell’impresa agricola e del sistema agroalimentare;
- garantire la certezza di accesso al credito ed alle risorse europee
- riportare la caccia sotto l’assessorato regionale all’agricolutura
- tutelare le produzioni agricole certificate ed il reddito dell’azienda
- rivedere la filiera dalla produzione alla distribuzione

A Faenza un buon esempio di intervento a sostegno delle famiglie - Auspichiamo che sia esteso anche a Casola

lunedì 1 marzo 2010

Elezioni nel Lazio: sondaggio Microcosmos pubblicato il 1/3/2010

Autore: Microcosmos S.r.l.
Committente/ Acquirente: Ed. Graficoop s.c.p.a. - Diffuso e pubblicato da Corriere Nazionale il giorno 27 febbraio 2010 (pag. 8-13)
Criteri seguiti per la formazione del campione:
Le interviste sono state effettuate su un campione della popolazione sopra i 18 anni, stratificato per sesso, età e territorio (5 province), con proporzionalità entro i comuni per sesso dell’intervistato
Metodo di raccolta delle informazioni:
Sondaggio di opinioni con Interviste telefoniche dirette – metodologia C.A.T.I.
Numero delle persone interpellate e universo di riferimento:
1.072 casi, scelti casualmente da liste telefoniche, rappresentativi dei cittadini del Lazio di maggiore età pari a 4.679.760 unità (Fonte DEMOISTAT – 2010) - Errore di campionamento +/-3,1% Propensi a non andare a votare 11,2% Indecisi 17,5% Intervalli di confidenza al 95% calcolati con la tecnica Bootstrap e il Corrected Accelerated Percentile (Polverini 43,7%-52,0%, Bonino 42,9%-52,1%, Baldi 0,3%-1,7%, Fiore 0,9%-2,9%, Marzoli1,1%-3,0%)
Data in cui è stato realizzato il sondaggio:
Tra il 22/02/2010 ed il 25/02/2010