martedì 10 novembre 2009

Chi sbaglia storia, sbaglia politica. E dopo non c'è ritorno

Non mi piace parlare dei principi in astratto perché in politica i principi sono come la cicca americana, si possono tirare da tutte le parti e alla fine sono buoni per tutte le bocche.
Lo faccio a malincuore e brevemente perché questa stanza non è fatta per la teoria ma per l’azione, ed è fatta solo per una piccolissima porzione di mondo,Casola, non per il mondo intero. Preferisco una visione minimalista delle cose rispetto all’assoluto nel quale inevitabilmente mi perdo, ci sto troppo largo e non ho riferimenti.
Alcuni interlocutori, che talora passano per questa stanza, sono di una generazione molto diversa e lontana dalla mia perché ci dividono trent’anni di vita. Sono tanti al punto che mi chiedo se le parole di un sessantenne hanno la stessa corrispondenza in un trentenne, soprattutto se queste parole sono impastate del vissuto della storia. A volte ho l’impressione che quando uso il temine “comunismo” le percezioni siano così diverse tra noi!
Massimo Barzaglia, il nuovo segretario del PD casolano, mi chiede di smetterla di fare riferimento al comunismo perché lui, che quando cadde il muro andava alle elementari, non è un comunista e non lo è mai stato, né lui né la sua generazione.
Mi viene troppo facile - e perciò ci vado con i piedi di piombo - ricordare a Massimo e agli altri che sbaglia se pensa di cavarsela tanto a buon mercato.
Così come l’antifascismo ha sostanziato e ancora sostanzia giustamente l’azione politica di intere generazione ben oltre piazzale Loreto - che al pari della caduta del muro di Berlino segnò una frattura epocale - così l’anticomunismo non può essere messo nel dimenticatoio come niente fosse accaduto. So bene che c’è chi vorrebbe proprio questo: dimenticare. Ma non si deve, non si può.
Il comunismo reale ha rappresentato uno degli orrori del ‘900 e su questo non conviene soffermarsi perché siamo quasi tutti d’accordo, credo. Ovunque il comunismo al pari del fascismo è stato portatore di sciagure immani anche se è pur vero che i comunisti italiani, da Berlinguer in poi, si sono sempre proclamati diversi (e in parte lo erano) nonostante la pervicace resistenza a transitare in tempi non sospetti verso l’area del socialismo democratico lasci infiniti dubbi sulla vera natura del PCI.
Per questo non è un’offesa richiedere a Massimo, alla sua generazione, ma anche al suo partito, il PD, una attestazione di anticomunismo da affiancare a quella ben preesistente di antifascismo.
Ed anche quando questa ci sia, noi continueremo a sperare che l’habitus politico delle regioni dove il PD governa da lustri, Emilia Romagna, Toscana, Marche, modifichi sostanzialmente il sistema di potere consociativo e spartitorio proprio del vecchio modello pcista.  Certamente quel modello è nato, si è sviluppato, si è alimentato nel consenso, ma non per questo è meno pericoloso ed escludente per chi non è parte della nomenclatura. E’ un sistema raffinato capace di manovrare sapientemente molti poteri paralleli.
Dobbiamo intenderci: non si tratta della politica condizionata dalla mafia come avviene in alcune aree del sud, né della politica sporcata dalla corruzione e dalle tangenti. Questa roba non appartiene al modello storico del sistema pcista che invece è pervasivo, occupa ogni spazio,diffonde l’idea di vivere nel miglior mondo possibile al punto da rendere indifferente e amorfa l’idea stessa del cambiamento e dell’alternanza. Il sistema pcista è un mondo ovattato, soporifero fatto di poteri diffusi e tutti collegati, verticistico e spartitorio.
Quando in Toscana finalmente abbiamo beccato assessori di sinistra corrotti, non abbiamo tanto pensato ad una improbabile “mani pulite” fiorentina, ma abbiamo pensato e sperato che si palesasse una frattura tra società e potere capace di incrinare il modello.  E’ il modello soporifero che deve cadere quindi il messaggio che abbiamo dato è quello della speranza di rottura di sistema.
Non diamo la caccia ai comunisti con l'Unità che spuntava dalla tasca che è molto probabile che non ci siano più, ma al modello comunista che continua ad essere presente in forza nelle regioni ancora governate da personale politico proveniente per molta parte dalla formazione pcista.
E’ vero e onesto quello che dice Massimo “la fine delle ideologie ha in qualche modo fatto scemare anche il mito della superiorità etica e morale della sinistra” ma questa consapevolezza prova appunto la superba e altezzosa strategia frattocchiana del PCI.
Per questo non finiremo mai di rendere merito alla forza dei democristiani del dopoguerra, De Gasperi in primis, che seppero bloccare la deriva verso cui l’Italia sembrava inesorabilmente diretta.
Non sono in grado di dare consigli a nessuno anche perché il mio partito, il PDL ha moltissimo da mettere a punto, moltissimo da lavorare per selezionare una classe dirigente forte e sicura sul piano morale e operativo, ma una cosa questo lungo pezzo di vita che ho alle spalle me l’ha insegnato ed è la consapevolezza che chi sbaglia storia, sbaglia politica. E dopo non c’è ritorno.

2 commenti:

  1. Fabio,
    nel nostro sito del PD sono uscite alcune riflessioni sulla caduta del muro di Berlino. La mia l'ho scritta sabato, quindi prima di avere l'onere e l'onore di farti ragionare e scrivere molto. Non so se sono le risposte alle tue domande e alle tue richieste, ma sono i miei pensieri, e non di oggi. Credo però che siano chiari.

    Ciao

    Massimo Barzaglia
    http://pdcasolavalsenio.blogspot.com/

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  2. Mi dispiace scrivere così tanto in questo blog, nel senso che mi sento sempre come qualcuno che va' a disturbare in casa d'altri, e approfitta della cortesia di chi lo ospita, in questo caso Fabio Piolanti e il Pdl di Casola.
    Chiedo scusa in anticipo, e prometto che cercherò di non farlo più, o il meno possibile.
    Fabio restringe la lente e guarda al territorio; e allora cosa c'entra l'accenno al comunismo reale in emilia romagna? potevamo comprare le Nike e viaggiare liberamente come tutti gli altri.
    E poi, è un pessimo affare contare i danni e i morti delle varie ideologie: ci si potrebbe affacciare su fondamenta di cadaveri, da qualsiasi lato si guardi: il comunismo, il capitalismo, la sacra romana chiesa: montagne di cadaveri, davvero.
    Comunismo, cattolicesimo, capitalismo, sono solo parole e idee; raramente sono cattive, anzi, spesso sono buone, ottime, covano speranze immense, ma poi ci si mettono gli uomini, e certi uomini amano il potere sopra ogni altra cosa, e così tutto deraglia, e va storto, e invece di diventare colpevogli gli esseri umani, lo diventano le parole.
    Ci si perde, ha ragione Fabio. Stringiamo il campo. Casola Valsenio. Ravenna.
    Io, Cristiano Cavina, sono anticomunista? Per niente. C'è qualcosa di cui devo chiedere scusa?
    No.
    Il comunismo per me è mio zio Mario, Tarzan, comunistissimo, che a diciott'anni si è preso una palla di mitragliatore dalle SS in pancia e ha lasciato le sue budella su questa terra che percorriamo ogni giorno.
    Non ha mai rubato niente, non ha mai chiesto niente, ha sempre pagato le tasse di questa repubblica e rispettato le sue leggi.
    E io sono fiero di lui e delle sue budella.
    E mi vengono i brividi a pensare a come dovesse sentirsi orgoglioso, da giovane, figlio di poveri contadini che non possedevano nient'altro che le loro mani, di avere una bandiera in cui non c'erano le solite corone di Re, i tronfi stemmi araldici dei soliti signori per editto divino, i Gigli o le aquile imperiali, ma una falce per tagliare il grano e un martello per piegare il ferro, le uniche armi dei lavoratori come lui.
    per quel che mi riguarda, possiamo poi discutere su tutto il resto.
    Ma quel comunismo li, quello no.


    Cristiano

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