“Se abbiamo dato l’impressione di difendere le corporazioni, di essere contrari alle riforme liberali, abbiamo sbagliato. Il Pdl sarà uno stiletto piantato al fianco del governo di Mario Monti: vogliamo le liberalizzazioni, quelle vere, dei trasporti e dei servizi. Io sono anche favorevole alla privatizzazione dell’Eni, allo scorporo tra rete e distribuzione”. A Mariastella Gelmini, ex ministro dell’Istruzione del governo Berlusconi, non sfugge quanto la fase politica sia durissima per il Pdl, in calo nei sondaggi che lo inchiodano al 24 per cento a soli tre mesi dalle elezioni amministrative; in difficoltà con l’alleato leghista e in stato di minorità psicologica nei confronti di Pier Ferdinando Casini, il leader dell’Udc che sta costituendo un polo attrattivo per ampi settori del partito guidato da Angelino Alfano. Nelle ultime settimane il Pdl ha un po’ sbandato, passando dalla rivoluzione liberale alla difesa corporativa delle professioni, dei taxi, delle farmacie; persino Berlusconi, a un certo punto, era sembrato cedere su una delle caratteristiche qualificanti del suo partito:
“Una riforma della legge elettorale in senso proporzionale non la escluderei”, aveva detto il Cavaliere ai suoi uomini più fidati nel corso dell’ultimo ufficio di presidenza del Pdl. “Abbiamo recuperato l’iniziativa, e messo la barra a dritta grazie al lavoro di Alfano in questi ultimi giorni”, dice Gelmini. “Il Pdl recupererà spazio di manovra partecipando all’attività legislativa sulle liberalizzazioni, che non sono solo quelle dei taxi, una categoria che non se la passa certo bene. Chiariremo anche la natura dei rapporti con l’Udc. Manca poco alle amministrative e si faranno le alleanze. A noi interessa conservare il bipolarismo e approfittare della parentesi Monti per modificare il sistema istituzionale in senso presidenzialista. L’Udc è d’accordo? Credo che su questo tema il nostro interlocutore principale sia Pier Luigi Bersani. Quanto a Casini, non può chiedere al Pdl di non essere il Pdl. Un alleato ce l’abbiamo ed è solido, la Lega”. Mica tanto solido. “Il voto su Cosentino rivela molto sui rapporti tra Bossi e Berlusconi”.
Da una parte Pier Ferdinando Casini, una mano tesa al Pdl e una condizione vincolante: o noi o la Lega; dall’altra parte Umberto Bossi, incattivito dal contesto tecnocratico, spinto a un rigurgito secessionista e nativista anche per effetto della guerra interna con Roberto Maroni. In mezzo ci sono Angelino Alfano e Silvio Berlusconi, il Pdl tutto. “Il nostro alleato è la Lega, e nei fatti questo rapporto non si è mai spezzato. Alle amministrative puntiamo ad allearci con loro sin dal primo turno”, dice Mariastella Gelmini. “Il voto su Nicola Cosentino non è stato un voto politico, ma le parole di Bossi ai suoi deputati hanno avuto un effetto dirimente sulle inclinazioni del gruppo parlamentare della Lega alla Camera che conferma la centralità di Berlusconi, che con Bossi si è speso moltissimo”. Casini vi chiede di scegliere, e a maggio prepara il partito della nazione dove vorrebbe far confluire i cocci rotti di un Pdl che nel frattempo, secondo i suoi calcoli, dovrebbe essersi frantumato alle elezioni amministrative. “Il partito della nazione, il partito dei moderati, dei cattolici e dei laici esiste già ed è il Pdl. Guardiamo le cose da questa prospettiva, l’unica che tiene conto del reale peso elettorale di ciascuno: non siamo noi che dobbiamo andare da Casini, semmai è Casini che deve venire da noi. L’altro giorno abbiamo discusso a lungo nel partito, e su una cosa siamo tutti d’accordo: non ci faremo condurre dritti dritti nella bocca del lupo, non vogliamo un ritorno paludoso alla Prima Repubblica delle coalizioni fatte in Parlamento. Adesso rilanceremo la nostra proposta politica. Peppino Calderisi ha scritto una riforma costituzionale che introduce il presidenzialismo, la offriamo al Pd che, in quanto partito di maggioranza relativa del centrosinistra, ha tutte le caratteristiche per essere il nostro interlocutore più naturale”. La legge elettorale si farà, malgrado non ci sia più il pungolo del referendum? “Si deve fare, e sarebbe un peccato sprecare l’occasione. Ma noi abbiamo delle condizioni: deve rispettare il bipolarismo, dovrà consentire l’individuazione di coalizioni intorno a un candidato premier, dovrà dare la possibilità agli elettori di scegliere i deputati”. E’ quasi l’attuale legge elettorale, con l’aggiunta delle preferenze.
Finora il Pdl non ha brillato per liberalismo in questa fase della legislatura. “Vogliamo che Monti faccia persino di più, solo non vorremmo, come ha detto anche Alfano, che il governo sia forte con i deboli e debole con i forti. Il grande sviluppo economico non si fa con qualche licenza di taxi in più. Alfano presenterà a breve a Monti un documento organico di proposte del Pdl in tema di liberalizzazioni e mercato del lavoro. Bisogna liberalizzare e privatizzare i settori che muovono l’economia: trasporti, assicurazioni, banche, servizi pubblici”. Articolo 18? “Magari. I metodi spicci minacciati per i tassisti potrebbero essere utilizzati, e meglio, con la Cgil”.
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