venerdì 8 luglio 2011

La chiusura delle Province è necessaria ma va fatta e gestita con criterio

ItaliaLa bocciatura della proposta dell'Idv per l'abolizione delle Province è stata inevitabile, perché se fosse passata quella legge si sarebbe aperto un vuoto normativo che avrebbe provocato più guai che benefici allo Stato e alle sue casse. Con la demagogia si fa facile propaganda, non si legifera. Ma una cosa deve essere chiara: il voto alla Camera non significa affatto mettere una pietra tombale sulla soppressione delle Province. E' vero esattamente il contrario.

C'è infatti in Commissione Affari Costituzionali una proposta del Pdl, che può essere approvata in tempi congrui e che prevede, per l'appunto, la soppressione delle province e la delega alle regioni a ricostituire province secondo i principi dell'area omogenea e dell'area vasta, assumendosi la responsabilità non solo di farle, ma di sostenerne i costi, dando cioè risposta all'unico interrogativo vero al quale la politica è tenuta nei confronti dei cittadini: riorganizzare le istituzioni secondo criteri moderni e secondo i nuovi assetti istituzionali.

Le Province, dopo la riforma, saranno l'ente intermedio di riferimento per cui i piccoli comuni potranno interferire con le regioni, con lo Stato e con l'Europa attraverso un'area vasta, per la quale le loro istanze avranno, anche economicamente, una valenza. Questo è un modo serio di muoversi, non demagogico e allo stesso tempo conforme al programma di governo, che punta sì alla soppressione delle province, ma soprattutto di quelle inutili.

La proposta del Pdl - ce n'è anche una del Pd che va nella stessa direzione - abolisce le Province così come sono oggi, ma nel frattempo regolarizza il sistema, individuando fra l'altro le soluzioni più idonee per quanto attiene la destinazione dei dipendenti, che non possono certo essere sacrificati sull'altare della riforma.

Quella dell'Italia dei Valori è stata solo un'operazione mediatica e populista: una proposta inaccoglibile perché sarebbe stato assurdo abolire le Province tout court, prima che il governo presenti - e lo farà tra poco - il Codice delle Autonomie. Solo dopo, infatti, si potrà affrontare in un quadro più complessivo e organico la riforma degli Enti locali, a partire ad esempio dai Consorzi di bonifica, un sistema ormai faraonico, costoso e inefficiente.

1 commento:

  1. ...ora si parla tanto di abolizione delle Province, ma nella storia recente mi sembra si sia andato leggerissimamente in direzione contraria.

    da wikipedia:
    L'incremento diviene più sostanziale nel 1992 con la creazione di ben 8 province: Verbano-Cusio-Ossola, Biella, Lecco, Lodi, Rimini, Prato, Crotone, Vibo Valentia, mentre Forlì viene rinominata Forlì-Cesena.
    Nel 2001 la Regione a statuto speciale della Sardegna istituisce 4 province, divenute operative nel 2005, Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio Campidano e Carbonia-Iglesias; mentre nel 2004 il Parlamento ha istituito le 3 province di Monza e Brianza, di Fermo e di Barletta-Andria-Trani, che sono divenute operative nel 2009, portando il numero complessivo delle province geografiche a 110.

    Non ho nemmeno cercato il colore politico di chi ha preso quelle decisioni, ma a sentire certi discorsi ho l'impressione che qualcuno mi stia un pochino prendendo per il c.......

    Walter

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