giovedì 16 giugno 2011

Quattro certezze e una petitio

016disperazioneDopo lo tsunami referendario, quattro certezze e una petitio principii
La prima certezza, è che i proprietari di Ferrari e Bentley potranno continuare a lavare gratuitamente le proprie autovetture con l’acqua “pubblica” gentilmente offerta e pagata dai pensionati al minimo. Come sin qui hanno sempre fatto. E come non avviene in alcun’altra parte al mondo.
La seconda, è che le fasce meno abbienti della popolazione saranno sottoposte, da qui ad un triennio, ad un bel salasso fiscale. Mancano all’appello, infatti, 64 miliardi di euro per fare improcrastinabili investimenti nel settore idrico; e, siccome s’è voluto rinunciare all’apporto dei privati, che quell’onere economico si sarebbero accollati, questi soldi andranno reperiti in altra maniera, ovvero al solito modo: aumentando le tasse. D’altra parte, “nessun pasto è mai gratuito”. Checché ne dicano i comunisti. A pagare è sempre e solo il contribuente.
La terza, è che i partiti seguiteranno a gestire le municipalizzate, incaricate in via esclusiva di erogare i servizi pubblici locali, come fossero dei feudi privati, riempiendole di figli, amanti, amici, cugini minus habens, ed altra inutile umanità. E a pagarne le conseguenze, more solito, saranno i contribuenti più disagiati.
La quarta, è che rinunciando al Nucleare si è fatto un favore alle cricche affaristiche, alla Mafia dei Messina Denaro e alle lobby dell’eolico e del fotovoltaico, che, avendo investito un bel mucchio di quattrini nelle “energie rinnovabili”, poco avrebbero gradito la concorrenza di un’ulteriore fonte “interna” d’approvvigionamento energetico; in quanto essa avrebbe assottigliato – e di molto – i loro munifici guadagni garantiti da una sorta di “condizione monopolistica”. Per non parlare del fatto che, con la medesima rinuncia, s’è scelto di continuare a pagare bollette oltremodo salate e di dipendere, da qui all’eternità dall’estero, perché le rinnovabili non bastano a garantire la nostra autosufficienza energetica..
La petitio principii è che Berlusconi resetti velocemente e radicalmente alcuni suoi comportamenti privati ma anche i troppi tentennamenti politici che risultano indigesti a moltissimi elettori di centrodestra a tal punto, che sono financo disposti a fare un danno a se stessi come dimostrano, ahinoi, Milano, Napoli e la valanga di si che ci ha messo inopinatamente in ginocchio.

2 commenti:

  1. "e, siccome s’è voluto rinunciare all’apporto dei privati, che quell’onere economico si sarebbero accollati, questi soldi andranno reperiti in altra maniera, ovvero al solito modo: aumentando le tasse"

    ...si, ma i privati a chi li avrebbero fatti pagare poi quei soldi? O credete che avrebbero investito a fondo perduto?

    Walter

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  2. Posso ben capire come un uomo di sinistra profonda, quale tu sei, faccia molta fatica a condividere criteri liberistici e di mercato
    La regolazione che è stata purtroppo cassata dal referendum cercava di modificare una bella fetta dei servizi pubblici italiani (non solo acqua ma anche trasporti e rifiuti) facendo leva su soggetti guidati da una razionalità economica e non più enti erogatori privi di vincolo di bilancio.
    Per non farla troppo complicata (in realtà un po’ complicata lo è) noi pensiamo che un soggetto economico dedicato, un’azienda insomma, avrebbe potuto meglio di un ente pubblico realizzare qualità del servizio, economie gestionali, ottimizzazione delle risorse, obiettivi di investimenti.
    La chiave del sistema erano le gare che avrebbero dovuto attraverso il mercato e la concorrenza ottenere il meglio della qualità ed il meglio dell’economicità.
    Non sono così ingenuo da pensare che dalle gare o dalla regolazione indipendente ci si dovevano subito aspettare soluzioni taumaturgiche, (ad esempio la regolazione deve essere costruita prima e non dopo) ma tutto lasciava pensare che quella fosse l’unica soluzione per l’Italia.
    Io mi aspettavo, per esempio che Hera - un’ottima e solida azienda che fa bene il suo lavoro - costretta ad entrare in gara per l’aggiudicazione della gestione (a differenza di ora che riceve il servizio per favori politici), messa in gara sarebbe stata nelle condizioni di offrire, più di qualunque altro concorrente, condizioni di favore economico per il comune committente.
    Io mi aspettavo, per esempio che il nostro bando di gara avrebbe posto condizioni tali da porre a carico dell’azienda aggiudicataria che avrebbe beneficiato di un contratto di lungo periodo, gli importanti lavori di investimento che necessitano in questi servizi.
    Io mi aspettavo, per esempio, che la solidità di bilancio di una azienda eventualmente aggiudicataria come Hera (117,2 milioni di utile) consentisse l’abbattimento delle tariffe proprio attraverso vincoli e meccanismi imposti in sede di gara.

    E’ evidente che ora non mi aspetto più niente perché sono convinto, straconvinto, che la bassa demagogia dei referendari – “l’acqua non si vende”, “ un voto contro il profitto” – non ci porterà altro che un passettino più vicino al baratro greco verso cui finiremo dritti se questi comportamenti economici si affermeranno definitivamente.

    Fabio Piolanti

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