mercoledì 20 aprile 2011

Piazza San Marco ridotta a un suk dopo lo stop della Consulta alle ordinanze sulla sicurezza

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Da diversi giorni, a Venezia, è scoppiata quella che potrebbe definirsi una guerra “tra poveri”. Da un lato ci sono gli ambulanti che, da sempre, con le loro colorate bancarelle di souvenir e oggetti “attira-turisti” di ogni tipo, stazionano nei luoghi più battuti dai visitatori. Che, a frotte, quotidianamente prendono d’assalto la città lagunare. Dall’altro c’è l’esercito degli abusivi “multicolore” che si accontentano di un pezzetto di strada - giusto lo spazio necessario per poter stendere un lenzuolo bianco - per esporre la loro mercanzia contraffatta.

Il teatro di guerra è il cuore pulsante di Venezia, in particolare Riva degli Schiavoni. Uno dei punti nevralgici e di maggior passaggio cittadino, visto che si trova a pochissimi passi dal Ponte dei Sospiri, Palazzo Ducale e Piazza San Marco. I commercianti protestano perché, a detta loro, i vu cumprà in questione gli porterebbero via - e ormai da anni - la gran parte dei guadagni e, in aggiunta, ogni giorno violano le leggi e dribblano i divieti più banali. Inoltre, alla faccia delle continue multe che collezionano e che non pagano (sono nullatenenti), ogni giorno - imperterriti - si rimettono a vendere borse e oggetti falsi. La tensione negli ultimi giorni si è, però, acuita in concomitanza con la bocciatura da parte della Consulta delle ordinanze del sindaco (le cosiddette “anti-borsoni”) che vietavano agli abusivi di girare indisturbati tra le calli, vendendo merce falsa d’ogni tipo. Merce che, appunto, viene tirata fuori da borsoni che gli extracomunitari hanno sempre con sé.

E così, dopo essersi ben organizzati, gli ambulanti hanno cominciato la loro battaglia con l’obiettivo di impedire ai vu cumprà di lavorare. Hanno letteralmente invaso Riva degli Schiavoni con bancarelle chiuse e decine di banchetti messi di traverso per far in modo che l’esercito degli abusivi non avesse spazio per stendere i lenzuoli Il tutto sotto gli occhi di increduli turisti che, giunti in città per le vacanze pasquali, hanno assistito alle proteste degli uni e agli insulti degli altri senza poter far nulla, se non cambiar velocemente strada. Per raggiungere così i monumenti. «È mai possibile assistere ogni giorno a simili spettacoli senza far nulla? È forse degno di una città come Venezia?» si domanda uno dei commercianti a capo della rivolta «oltre a una città invasa dall’abusivismo commerciale, qui se nessuno farà nulla c’è anche il rischio per l’incolumità dei passanti ». I commercianti, all’unisono, chiedono una regolamentazione nuova - qualcuno di loro ipotizza che vi siano non soltanto delle normative locali, ma una vera e propria legge nazionale che imponga regole ferree e dirima una volta per tutte la delicata questione - e la presenza costante di forze dell’ordine che tutelino gli operatori del territorio.

Dopo un primo momento di sbandamento seguito all’inattesa decisione della Corte Costituzionale che ha mandato in soffitta l’ordinanza anti-borsoni, il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni (centro sinistra), non si è perso d’animo ed è passato al contrattacco. Dicendosi pronto, entro pochi giorni, a varare una nuova ordinanza anti-borsoni. E a liberare la città dall’invasione quotidiana dei vu cumprà che, da qualche anno a questa parte, hanno trasformato Venezia in un vero e proprio suk a cielo aperto. «La giunta» ha precisato il primo cittadino, «ha dato il disco verde alla modifica del regolamento comunale nel quale inseriremo gli strumenti idonei a prevenire tutto ciò che oggi disturba la vita della città. Abbiamo già chiesto l’approvazione da parte del consiglio comunale che arriverà, al massimo, entro pochi giorni».

Benedetta Vitetta - 20/4/2011 - Libero

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