giovedì 4 novembre 2010

Continua a calare il deficit pubblico italiano, il principale ostacolo ad ogni intervento di riforma del nostro Paese. L’azione ferma e rigorosa del governo comincia a raccogliere i frutti sperati

111191Il deficit pubblico italiano continua a calare. Da gennaio a ottobre si è fermato a quota 72 miliardi, 11,5 in meno rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Nel solo mese di ottobre il fabbisogno del settore pubblico si è fermato a 7,5 miliardi, 3 miliardi e mezzo in meno rispetto all’ottobre 2009. Si tratta dell’indicatore principale valido ai fini europei, ma anche della prova che la politica di controllo della spesa pubblica (e degli sprechi) sta dando ottimi risultati.

Ma non di sole forbici si lavora.
Viene promossa la politica di riforme per la competitività - appena varata dal governo - in gran parte compresa nei cinque punti presentati alle Camere da Silvio Berlusconi.
Questo piano si salda con l’Agenda 2020, che è quanto il governo farà anche oltre il limite della legislatura. E’ stato definito un “master plan” che d’ora in poi deve essere inviato a scadenze prefissate e per stati di avanzamento a Bruxelles, all’Unione europea. Si chiama National reform program (Nrp), e contiene il ritorno al nucleare, la rivalutazione del patrimonio demaniale, la riforma fiscale con il passaggio delle imposte dalle persone alle cose e dal centro alla periferia, la semplificazione burocratica e la liberalizzazione dei servizi, il collegamento tra salari e produttività, il piano per il Sud con lo sblocco e l’utilizzo dei fondi europei, i famosi Fas.

Un grande, silenzioso lavoro comincia a prendere forma.

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