giovedì 28 ottobre 2010

Il Parco Pertini: un luogo pubblico dove non valgono le leggi dello stato

Risposta-interrogazione 18_Pagina_1La nostra interrogazione intendeva chiarire se il Parco Pertini fosse o non fosse un’area pubblica dal momento che in quell’area non viene applicata la Tosap cioè la “Tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche” nei termini fissati dalla legge n. 549 del 28/12/1995 e successive modificazioni.
La Tosap per intenderci è quella particolare tassa che deve pagare chiunque, a qualsiasi titolo, occupi in maniera permanente o temporanea uno spazio appartenente ad un patrimonio pubblico indisponibile: un passo carraio, un ponteggio, uno spazio commerciale, un ambulante, un circo, un giostraio, un marocchino che stende a terra la merce... Tutti, insomma. I proventi sono interamente introitati dal Comune e concorrono a finanziare le attività della pubblica amministrazione.
L’unica ragione per cui il Comune avrebbe potuto esimersi dall’applicare la Tosap nel Parco Pertini, sarebbe stata la classificazione di quell’area come una servitù privata o dichiarare ogni iniziativa li svolta come comunale (è il caso del raduno degli speleo).

Con la consueta arroganza il sindaco esordisce che la nostra è “scarsa conoscenza del proprio paese di origine”  con ciò dimostrando di non avere capito nulla o, peggio, di aver fatto finta di non capire la natura del problema. Infatti si dilunga a spiegare il rapporto con la società sportiva concessionaria della gestione e ci racconta che la giunta nel 2008 ha deciso un canone forfettario giornaliero di 75 euro per l’utilizzazione del parco e che questo canone viene riscosso dal Comune.
La puntigliosa e lunga spiegazione lascia supporre che il sindaco, commettendo un errore grave e inspiegabile, abbia confuso il canone comunale con la Tosap ed abbia pensato che l’uno elimini l’altro mentre le due cose sono completamente distinte e non sovrapponibili.

Infatti in tutto il contesto della risposta si guarda bene dal rispondere alla nostra domanda circa la riscossione obbligatoria della Tosap susseguente alla concessione del Parco e questa dimenticanza sfiora - in questo caso sicuramente - la malafede e la mala amministrazione dal momento che il principale beneficiario della concessione comunale è il PD che tra luglio e agosto di ogni anno svolge la sua festa di partito.
Non è una dimenticanza da poco perché sostituisce illegalmente la Tosap con un canone comunale appositamente inventato di 75 euro giornalieri, esentando di fatto il suo partito dal pagare ben più consistenti importi stimabili in molte migliaia di euro che derivano dalle tariffe di legge applicabili per metratura e per durata dell’occupazione e la cui consistenza e onerosità possono ben testimoniare tutti i cittadini che in qualche modo la Tosap la pagano eccome.

Ma non è finita. Quando gli chiediamo quanti siano i proventi comunali riscossi dalla società appaltatrice delle pubbliche affissioni sui materiali pubblicitari esposti nel parco durante le feste (striscioni, insegne pubblicitarie, manifesti commerciali ecc.) si tace del tutto e non tenta neppure di rabberciare una scusa.
Naturalmente il nostro giudizio è che siamo in presenza di un modo di amministrare che perdura nel tempo, perché questi comportamenti, immutabili a sé stessi, sono così da sempre e tutti i sindaci Pci, Pds, Ds, Pd che via via si sono succeduti hanno sempre considerato un loro diritto, quasi un loro privilegio, aiutare e favorire il partito ed ora, l’ultimo arrivato, per naturale mutazione genetica, lo considera un diritto al punto da non capire neppure più l’origine del problema.
Prima o poi i cittadini dovranno pure far capire a questa gente che non sono i padroni di Casola e che un altro modo di amministrare è possibile.

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