sabato 10 luglio 2010

La crescita economica europea nel trimestre è dello 0,2%: in Italia dello 0,4%

pict008 I numeri, a volte, sono più eloquenti di mille discorsi. Ed i numeri offerti da Eurostat (l’ufficio statistico dell’Unione europea) e Ocse hanno un valore politico; soprattutto per l’opposizione.

L’Eurostat annuncia che nel primo trimestre di quest’anno la crescita economica dei 16 Paesi dell’area euro è stata pari allo 0,2%. In Italia è stata dello 0,4%. In altri termini, la rapidità di ripresa italiana è stata doppia rispetto alla media europea. Non solo. Ma è stata migliore anche della Francia (cresciuta dello 0,1%), della Germania (0,2%), della Gran Bretagna (0,3%).

In tutte le economie occidentali i governi non intervengono direttamente nella crescita del Pil di un Paese. Tantomeno può farlo l’Italia con il terzo debito pubblico del mondo. I governi, però, possono creare o meno le condizioni per la ripresa. E quello italiano, meglio di altri (a giudicare i dati Eurostat) è intervenuto per consentire alle imprese di agganciare al volo i primi sintomi di ripresa internazionale; agevolato in questo anche da una deprezzamento dell’euro, che ha favorito le esportazioni delle nostre aziende.

Ma la svalutazione della moneta rispetto al dollaro avrebbe consentito margini di crescita inferiore, se non fosse stato per i diversi provvedimenti anticrisi che hanno favorito processi di ristrutturazione industriale, capaci di preparare al meglio le imprese alla ripresa della domanda interna ed internazionale.

Altra prova di come il governo italiano abbia registrato risultati soddisfacenti sul fronte economico viene dai numeri dell’Ocse sulla disoccupazione. L’organismo che raggruppa le nazioni più industrializzate rileva che nel 2009 la disoccupazione in Italia è stata del 7,8%; in aumento rispetto al dato del 2008 del 6,7%, ma ben al di sotto della media Ocse dell’8,3%. Un dato, quello italiano, che la stessa organizzazione con sede a Parigi giudica “inaspettatamente basso”, soprattutto se messo a confronto con quello spagnolo o irlandese.

Ma se l’Italia registra risultati del genere non è un caso. Fin dall’inizio della crisi il governo Berlusconi ha avuto un unico obbiettivo: non lasciare indietro nessuno. A partire da chi perdeva il posto di lavoro. Ed ogni intervento è stato finalizzato al difendere i lavoratori e le imprese; così da attenuate l’impatto della crisi sui bilanci delle famiglie. Ed i risultati sono oggi certificati da organismi che non possono essere certo essere accusati di partigianeria, come l’Eurostat (per il Pil) e l’Ocse (per la disoccupazione).

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