lunedì 28 giugno 2010

Parte il federalismo: così si finanzieranno Comuni, Province, Regioni. Una riforma che trasformerà l’Italia … forse

sisifo Fra pochi giorni arriverà in parlamento la relazione governativa sui tanto invocati numeri del federalismo fiscale, con lo stato attuale dei conti locali e i risparmi possibili con il nuovo sistema. Per scriverla, i tecnici hanno passato al setaccio i bilanci territoriali e hanno trovato di tutto: alla voce trasferimenti degli enti locali, per esempio, capita anche che le regioni scrivano somme superiori a quelle che i bilanci di comuni e province registrano in entrata.

La relazione aprirà i lavori dell'attuazione nel cuore vero della riforma federalista: un lavoro in cinque tappe, tante quanti sono i decreti attuativi che secondo il calendario governativo dovrebbero approdare in consiglio dei ministri entro il mese di luglio.

Si tratta di un gigantesco lavoro di messa in ordine dei bilanci, per capire chi è davvero virtuoso e chi non lo è, calcolare il prezzo giusto delle attività locali, di cui va garantito il finanziamento, e arrivare per questa via alla riduzione strutturale della spesa pubblica. A gettare le fondamenta saranno i due decreti più pesanti di tutto il pacchetto, cioè quello sugli standard delle regioni e quello sugli enti locali.

I decreti, non fisseranno costi e fabbisogni standard, ma indicheranno la via per raggiungerli. Per individuare i costi standard di sanità, assistenza e istruzione si chiederà alle regioni di certificare i propri bilanci, unificando i sistemi contabili in un'architettura comune e confrontabile. Una volta definito il prezzo giusto di ogni attività, si fisserà il livello di finanziamento garantito da tributi propri, compartecipazione e perequazione per le regioni meno ricche. Ancora da assumere la decisione politica chiave: se il finanziamento massimo sarà ancorato alle performance della regione più efficiente, gli obiettivi di risparmio per le altre amministrazioni saranno più ambiziosi, mentre con una platea di riferimento più ampia anche i costi standard si riveleranno più morbidi per tutti.

L'obiettivo, comunque, è cambiare drasticamente rotta rispetto al modello attuale.

Nel caso di comuni e province, oggetto del decreto sui fabbisogni standard, il problema non è la varietà dei sistemi contabili ma la veridicità dei dati e l'eterogeneità di un comparto che comprende metropoli e borghi di montagna. Nasce da qui l'idea degli «studi di settore» per gli enti locali, che dovrebbero permettere di vagliare i costi per le funzioni fondamentali alla luce delle 25mila variabili socio-economiche che la Sose ha elaborato per i controlli fiscali. Il sistema, dovrebbe essere in grado di distinguere le spese extra di qualità (ad esempio le aperture al sabato, o la disponibilità di posti negli asili nido) da quelle legate agli sprechi, per evitare di penalizzare i migliori con parametri unici, calati dall'alto, che finiscono per favorire le gestioni meno efficienti. Imposta unica immobiliare (per i comuni) e fisco sull'automobile (per le province) offriranno le basi per il fisco autonomo degli enti locali, mentre per il «superamento» dell'Irap promesso dalla legge delega sul federalismo i tempi si annunciano più lunghi.

I PASSI VERSO L'AUTONOMIA
Tutte le tappe che porteranno al nuovo assetto federale attraverso l'individuazione di fabbisogni (per comuni e province) e costi (per le regioni) standard per poi arrivare alla definizione di rispettivi tributi e compartecipazioni.

FABBISOGNI STANDARD
Il parametro si applica a comuni e province
Si individua il costo massimo finanziato da compartecipazione e perequazione per le funzioni fondamentali

Procedura per l'elaborazione:
a) questionario concordato con Anci e Upi sul costo attuale di ogni funzione
b) ricezione dei questionari ed elaborazione mediante i filtri Sose che tengono conto di modalità di erogazione del servizio (orari di apertura al sabato, maggiore capacità di ricezione della domanda), eventuali esternalizzazioni, scostamenti dei dati che necessitano di correzioni
c) Elaborazione dei fabbisogni di ogni comune per ciascuna delle funzioni, tenendo conto di fascia demografica, caratteristiche del territorio (ad esempio comuni montani)
d) Applicazione progressiva per funzioni

COSTI STANDARD
Il parametro si applica alle regioni
Si individua il costo massimo finanziabile per sanità, assistenza e istruzione

Procedura per l'elaborazione:
a) «inventario delle consistenze» (consuntivo dei costi sostenuti da ogni regione per le funzioni; analisi dei costi per garantire i livelli essenziali di assistenza);
b) verifica dell'inventario da parte dei ministeri dell'Economia e della Salute;
c) elaborazione di linee guida per la nuova governance e nuovo sistema di controlli con regioni, agenzia del Farmaco e agenzia nazionale per i Servizi sanitari
d) elaborazione dei costi standard parametrati al benchmark di una o più regioni “virtuose”; e) applicazione progressiva per funzioni

FISCALITÀ PROPRIA DEI COMUNI
La finalità è individuare i tributi propri e le compartecipazioni che devono sostituire gli attuali trasferimenti statali
Oggetto:
a) Tributi propri “fissi”: definizione dell'imposta unica immobiliare, che dovrà riunire in un prelievo unico il gettito di Ici, Irpef e imposte di registro, ipotecarie e catastali
b) Tributi propri aggiuntivi: disciplina dell'imposta di scopo, da applicare per finanziare specifiche iniziative (ad esempio un'infrastruttura)
c) Compartecipazione: definizione delle quote di compartecipazione ai tributi erariali chiamate a completare il quadro delle entrate proprie: le ipotesi puntano soprattutto sull'Iva, con la finalità di «premiare» le amministrazioni che riescono a favorire meglio il commercio e il turismo.
d) Una quota di compartecipazione dovrebbe riguardare anche l'Irpef

FISCALITÀ PROPRIA DELLE PROVINCE
La finalità è individuare i tributi propri e le compartecipazioni che devono sostituire gli attuali trasferimenti statali
Oggetto:
a) Tributi propri: definizione dell'imposta provinciale, che dovrebbe fondarsi sulle principali voci attuali del fisco collegato alle auto e ai mezzi di trasporto (Ipt, bollo, accise)
b) Compartecipazione: definizione delle quote di compartecipazione ai tributi erariali chiamate a completare il quadro delle entrate proprie: le ipotesi puntano soprattutto sull'Iva. Una quota di compartecipazione dovrebbe riguardare anche l'Irpef

DOPPIO INTERVENTO PER ROMA CAPITALE
Il primo decreto (approvato in consiglio dei ministri il 18 giugno) riguarda l'ordinamento del comune che sarà strutturato nel modo seguente:
a) sindaco, che partecipa alle riunioni del consiglio dei ministri quando discuterà di funzioni conferite alla Capitale
b) giunta, con un massimo di 12 membri
c) consiglio, con un massimo di 48 membri
d) municipi, che saranno al massimo 12
In un secondo decreto saranno contenute le disposizioni relative al conferimento di funzioni a Roma Capitale e alla definizione dei poteri degli organi di governo (sindaco e giunta)

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