sabato 8 maggio 2010

La Capanna dello zio Rom – L’ultima stupidaggine della sinistra radical chic

insediamenti%20rom“Il padrone mi ha sempre trovato al mio posto, e sempre mi ci troverà” diceva lo schiavo zio Tom nel romanzo di Harriet Beecher Stowe.  Il “posto” dello zio Tom, nell’America ante-guerra civile di metà Ottocento, era la “capanna”. Lì era nato e lì sarebbe rimasto, come voleva il padrone.

C’è una sinistra, più o meno radical e più o meno chic, che nella “capanna” ci vorrebbe lasciare per sempre i rom. A ogni sgombero grida allo scandalo, apparentemente ignorando il degrado in cui gli zingari vivono e obbligano a vivere i loro figli, oltre al disagio (furti nelle case e scippi in strada) di chi attorno ai campi ha la sfortuna di abitare. Tutto questo non conta: l’importante è che la “capanna dello zio Rom”non si tocchi: il rom è nato nella ”capanna” e nella “capanna” deve vivere e crepare, al gelo e in mezzo ai rifiuti e ai topi.

Ora, della “capanna”, c’è addirittura chi ha fatto un monumento: si tratta di un professore di pedagogia interculturale dell’Università Bicocca, promotore della mostra “Via Rubattino numero 0” (dall’insediamento rom sgomberato a Milano dalle forze dell’ordine lo scorso 19 novembre). Pezzo forte del percorso espositivo sarà, appunto, una baracca rom in legno, con tanto di tetto e stufa. Attenzione, però: mica una baracca di quelle vere, smontata in qualche campo e ricostruita in Bicocca. Quella puzza ed è sporca. Meglio una ricostruzione, bella linda e pulita. Meglio ancora se opera niente meno che di un designer,Patrick Hubmann,tra i protagonisti del recente Salone del Mobile.

A questo punto, chiunque provi fastidio per il politically correct sarà stato colto da un attacco di orticaria, che peggiorerà ulteriormente al sapere che la baracca-feticcio verrà realizzata in loco insieme ad alcuni rom, forti della loro esperienza nel montare accampamenti abusivi in giro per le città. Al prof della Bicocca rivolgiamo un suggerimento: dopo avergliela fatta costruire, permetta ai rom di restarci qualche giorno, nella baracca. Almeno, per qualche giorno, non staranno in mezzo a topi e rifiuti. E magari ci scappa pure l’idea per un reality show.

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