Chiunque riveli indebitamente notizie che riguardano atti o documenti del processo coperti da segreto rischia il carcere da 1 a 6 anni. La commissione giustizia del Senato ha approvato un’altra delle norme ’calde’ del ddl intercettazioni.
La persona che fa uscire indebitamente questo tipo di notizia deve esserne venuta a conoscenza "in ragione del proprio ufficio o servizio svolti in un procedimento penale". In questo modo si vuole punire il cancelliere o il magistrato che riveli in qualche modo notizie riguardanti questi atti o ne agevolino in qualsiasi modo la conoscenza. Stessa condanna, ovviamente, tocca al giornalista che viene chiamato a rispondere in correità con la talpa che gli ha fornito l’informazione".
Queste pene sono aumentate se il fatto riguarda comunicazioni di servizio di agenti dei servizi. La pena massima è stata aumentata dal governo a sei anni (il testo licenziato dalla Camera ne prevedeva 5) perché’ così, tra l’altro, si tratta di un reato intercettabile.
In base alla norma, inoltre, non si potranno più fare riprese televisive di un processo senza che ci sia il consenso di tutte le parti interessate. La commissione Giustizia del Senato ha respinto tutti gli emendamenti dell’opposizione che puntavano a sopprimere questa parte del ddl intercettazioni.
E sulla pubblicazione delle conversazioni, è vietata quella di cui sia stata ordinata la distruzione o che risultino estranee alle indagini, chi lo fa potrà essere punito con il carcere da 6 mesi a tre anni. La commissione giustizia del Senato ha infatti respinto tutti gli emendamenti presentati dall’opposizione per sopprimere questa parte del ddl sulle intercettazioni. La commissione ha dato inoltre il via libera all’emendamento presentato dal governo in base al quale nessuno potrà più registrare conversazioni senza che ci sia il consenso di tutte le parti interessate. Né fare riprese visive. Chiunque verrà condannato per riprese e registrazioni fraudolente rischia fino a 4 anni di carcere.
Si farà eccezione nei casi in cui tali registrazioni vengono fatte per la sicurezza dello Stato o per dirimere una controversia giudiziaria o amministrativa.
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