L’Associazione nazionale magistrati (Anm) si è accorta che le toghe sono dei dipendenti statali: dunque che patiranno anche loro - quale affronto - il congelamento temporaneo dei salari legato alla manovra economica. Perciò, come al solito, hanno paventato sfracelli, agitazioni, calamità naturali, ovviamente «interventi anticostituzionali» e naturalmente danni «per il funzionamento del sistema giudiziario», chissà perché.
Sono i più pagati d’Europa, hanno pensioni da paura, hanno 55 giorni di ferie all’anno, sono intoccabili, impuniti, lavorano notoriamente poco: ora gli sfiorano il portafoglio ed ecco che la manovra «incide profondamente sullo status giuridico dei magistrati e sulla loro autonomia e indipendenza», chissà perché.
«Queste misure», scrivono, «si inseriscono in un clima di costante aggressione da parte di esponenti politici e istituzionali nei confronti della magistratura, accompagnata da una campagna mediatica di delegittimazione dei magistrati, dipinti come fannulloni strapagati e politicizzati». C’è del vero.
Però sono spiritosi, raccontano anche barzellette: «La progressione economica dei magistrati non è un automatismo, ma è vincolata a periodiche valutazioni di professionalità». Certo, come no. Valutazioni serissime. La percentuale di promossi, ai loro esami fasulli, è del 99,6 per cento. Tra i pochissimi bocciati, nel giugno 2008, Luigi De Magistris.
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