venerdì 13 aprile 2012

Tagliare i soldi ai partiti? Neanche a pensarci, meglio tagliare la ricerca scientifica, la sanità, i trasporti, la cultura. No, così proprio non va

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di Aldo Forbice

Come era prevedibile
, la montagna ha partorito un topolino. Qualcuno ripete il vecchio saggio emiliano, «Piuttosto che niente è meglio piuttosto». Ma sull’accordo Abc (Alfano, Bersani, Casini) sul controllo dei finanziamenti pubblici ai partiti non ci sono apprezzamenti, al di fuori delle tre maggiori forze politiche. Anche all’interno di Pdl, Pd e Terzo polo non mancano i critici severi. E non hanno tutti i torti.
Dopo la serie degli scandali dei tesorieri (e non solo) di alcuni partiti, tutti si aspettavano una drastica presa di posizione sui rimborsi elettorali, che andrebbero drasticamente tagliati o per lo meno rapportati alle spese (elettorali) reali sostenute dai partiti. Non si può rispondere, ad esempio, come ha fatto il leader di Rifondazione comunista, che i partiti fanno politica tutto l’anno, dimenticando che il finanziamento pubblico è stato clamorosamente bocciato dagli elettori nel 1993. E che i partiti in modo gattopardesco lo hanno sostituito con i ’rimborsi elettorali‘, passando da 800 lire ad elettore a 5 euro (dal 2002) per ogni consultazione: Camera, Senato, europee e regionali. Secondo l’accordo sarà istituita una Commissione nazionale di controllo.

Sarà inoltre fissata una serie di norme vincolanti per le donazioni e per i bilanci, che verranno certificati e pubblicati su Internet. Possiamo essere soddisfatti? Non proprio. E almeno per diverse ragioni. I bilanci, in realtà li compilano tutti i partiti e sono quasi tutti già adesso pubblicati in rete. Ma possiamo giurare sulla loro credibilità? Quali organi pubblici li controllano? Solo un partito (il Pd) da qualche anno fa certificare i conti. Ma per questo possono essere definiti totalmente affidabili? Sono troppe le voci generiche e non verificabili.

Con l’accordo Abc non cambierà sostanzialmente nulla, anche se in teoria sono previste delle sanzioni. Perché non è stata presa in considerazione, come sollecitano tutti gli esperti, anche all’interno dei tre partiti, il semplice rimborso delle spese elettorali effettivamente sostenute? In sostanza questo «accordicchio melmoso», come lo ha definito sprezzantemente Antonio Di Pietro, non cambia radicalmente il sistema di finanziamento pubblico delle forze politiche, lievitato - è utile ricordarlo - del 1.110 per cento dal 1999 al 2008. Anzi, in un certo senso l’attuale sistema viene confermato e istituzionalizzato, con qualche ritocco che dovrebbe garantire una maggiore trasparenza. Il flusso di risorse pubbliche non solo non viene eliminato, ma neppure ridotto.
Tra l’altro, a parte un generico accenno di Bersani, non si dice nulla sulla tranche di 100 milioni prevista per il prossimo luglio.

Sarà cancellata? Ne dubitiamo, così come dubitiamo anche di altre iniziative referendarie che qualche partito (come l’Idv e i radicali) rilanciano demagogicamente per l’abolizione della legge sui rimborsi elettorali. E’ curioso come certi partiti siano ’ingrassati‘ con i ricchi sostegni pubblici e ora ne chiedano l’abolizione, cercando di cavalcare l’onda negativa dell’opinione pubblica nei confronti dei partiti, coinvolti in troppi scandali. In 11 anni l’Idv ha incassato oltre 75 milioni di euro, investendoli in gran parte in proprietà immobiliari. Ora, per essere più credibile nell’iniziativa referendaria, perché non restituisce almeno una parte dei rimborsi non documentati?

da Il Resto del Carlino del 13/4/2012

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