sabato 17 marzo 2012

Twitter per l’Italia

 

Chi cavalca la nostra ipotesi di un sistema politico che si fa adulto?

Tutti per l’Italia no, ma Twitter per l’Italia sì. A noi sembra normale prendere atto, siamo realisti. Il precedente sistema è morfologicamente fallito. Morfologicamente? Sì, nel senso che non ha preso la forma di una coalizione capace di governare e di opposizioni capaci di promuovere alternative. Buone cose sono state fatte. Anche da Pomicino. Anche da Prodi e D’Alema. Figuriamoci da Berlusconi e Bossi e Maroni. Alcuni ci erano simpatici, anche nelle bisbocce, altri ci sembravano torvi pur nella più mesta delle serietà al governo. Ma tutto questo non conta più. Il fallimento è generale. Di sistema. E comprende gruppi di potere e di establishment editoriale che hanno pestato anche loro l’acqua nel mortaio. Morfologicamente e pure moralmente, culturalmente, civilmente. Di questo non si discute. Sono fatti. Nell’assenso universale, un buon arbitro ha messo un commissario, e la cura sospensiva della democrazia sta più o meno funzionando, e sta pregiudicando anche la sola idea che si possa ripartire da dove ci eravamo lasciati. Heri dicebamus, dopo il 2013, è una parolaccia. La parola “tutti”, invece, è una parola nuova. Come (o quasi come) la parola Twitter.

La foto del Preside con i segretari politici Casini la allega a una sua idea, che è identica alla nostra. Certo che nel 2013, anno di ripresa della democrazia elettorale, bisogna scegliere. Forse bisogna farlo con una legge elettorale proporzionale. Forse no. Comunque sia, bisogna che il voto non predisponga di bel nuovo il paese a conflitti ormai tramontati, che persistono solo nella testa dei più radicali e fanatici tra gli antiberlusconiani, e dei più radicali e fanatici della compagnia arrembante della vecchia destra protoberlusconide. Taglio delle ali che non fanno volare, taglio delle fobie che intristiscono le culture, taglio dei rinfocolatori mai sazi di tizzoni ardenti, da sempre indicati da questo giornale come nemici della politica suggestiva e utile, e dunque ci va ancora una massiccia azione di riforma con un consenso bipartisan e costituente. Volete dire che di qui a un anno il più sarà fatto, e che come dice D’Alema siamo pronti per uno scontro elettorale adulto, sperando che vinca il migliore dei Bersani possibile (o degli Alfano)? Se volete dir questo, e non capite la logica del “tutti per l’Italia”, vi ingannate. Prendete i vostri desideri, e magari i vostri interessi più immediati, per realtà. Meglio ratificare nell’azione politica diretta che le vecchie condizioni selvagge della lotta politica sono tramontate, Rai o non Rai, intercettazioni o no, e che per costruire le nuove occorre un po’ di tempo, e molta saggezza. Tutti per l’Italia è la vaga formula per una cosa molto concreta.

       Giuliano Ferrara

FOGLIO QUOTIDIANO

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