giovedì 20 ottobre 2011

L’emblematica vicenda di Garazatua, ovvero quando l’idiozia di certa sinistra non ha limite

falceecarrelloGarazatua Bolognesi, cassiera peruviana dell'Esselunga, nell'ottobre 2008 era stata colta sul fatto mentre rubava del materiale elettrico dagli scaffali nel negozio dove lavorava ed era stata licenziata.
Ne era nato un vero e proprio caso: la Bolognesi aveva denunciato i metodi dell'azienda, parlando di una “pausa bagno” negata che l'aveva portata a fare pipì sulla sedia della cassa. Aggiunse poi di essere stata aggredita da quattro colleghi come ritorsione.

Naturalmente avevano subito sposato la causa della donna i principali organi di stampa del centro-sinistra, dal Manifesto a L'Unità fino a La Repubblica che pubblicarono oltre 60 articoli sul caso tanto più che c’era di mezzo il patron dell'Esselunga Bernando Caprotti.
La povera cassiera, quella che aveva dichiarato di essersi fatta la pipì addosso perché costretta a restare a lavoro e di essere stata successivamente aggredita per le sue rivelazioni, era la vittima, e “il tremendo” patron dei supermercati, Bernardo Caprotti, il colpevole. Caso risolto. Anche perché meglio di così non poteva andare: da una parte c’era l’indifesa dipendente extracomunitaria e dall’altra il cattivo imprenditore di destra.
Nel 2008 il signor Basilio Rizzo - attuale presidente del Consiglio Comunale di Milano in quota Rifondazione Comunista - candidava la signora Garazatua all’Ambrogino d’oro, il massimo riconoscimento attribuito dalla città di Milano

E le indagini? La sentenza? Inutili orpelli, buoni soli a ingrassare le tasche degli avvocati e a confondere le acque.
Adesso, dopo un anno e mezzo, (che velocità!!), il tribunale di Milano ha archiviato il caso perché “a seguito di indagini accurate ed esaustive accertava l’inesistenza di comportamenti vessatori reiterati… ai danni della signora Bolognesi Garazatua…”. Ma non solo. Perché la stessa Garazatua è stata fermata dal personale di sorveglianza per aver sottratto merce dal supermercato e perché, in sette anni e mezzo, su 1355 giorni lavorativi la Bolognesi è stata assente per 626 (quasi il 50%).

Per chi non lo ricordasse il patron dell'Esselunga Bernando Caprotti, è quello che ha avuto l’impudenza di scrivere il libro “Falce e carrello” sulle vicende della Coop ed è quello che non riesce da decenni ad aprire un supermercato in Romagna.

2 commenti:

  1. sarebbe, credo, onestà intellettuale scrivere tutta la storia, in merito alla vicenda di Falce e Carrello. Provo io:
    Dopo la pubblicazione del libro, Coop ha querelato e citato in giudizio civile Bernardo Caprotti per diffamazione.
    Il 20 aprile 2010, Esselunga è condannata al pagamento di 50.000€ per concorrenza sleale denigratoria, ma assolta per diffamazione.
    Il primo aprile 2011 Esselunga è assolta, nei confronti di Coop Estense, dall'accusa di diffamazione e concorrenza sleale.
    Il 16 settembre 2011, Esselunga è condannata al pagamento di 300.000€ per concorrenza sleale e al ritiro del pamphlet dal mercato. La magistratura ha infatti sancito che il libro integra “un’illecita concorrenza per denigrazione ai danni di Coop Italia”. Oltre a Caprotti e a Esselunga spa risultano condannati anche Geminello Alvi, curatore della prefazione, Stefano Filippi coautore e la casa editrice

    Walter Rivola

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  2. Quindi cosa possiamo dedurre?
    Che se ti rubi materiale elettrico dall'Esselunga dove lavori non puoi candidarti all'Ambrogino d'oro mentre se ti rubi qualche milionata di euro, con tanto di sentenza in cassazione, puoi candidarti in parlamento?
    E ha fatto anche più giornate lavorative della media di camera e senato messi insieme!
    Un post illuminante, davvero.

    cristiano

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