“I promotori del referendum chiedevano di abrogare le norme sulla localizzazione e realizzazione delle centrali nucleari. Queste norme sono state già abrogate, non esistono più”. È il commento del deputato del Pdl Peppino Calderisi. “Invece di prendere atto del pieno accoglimento della richiesta referendaria, la Cassazione ha deciso di trasferire il quesito su due commi che dicono tutt’altro. Il primo (il comma 1 dell’art. 5) riguarda l’acquisizione di evidenze scientifiche sulla sicurezza nucleare. Il secondo (il comma 8 dell’art. 5) non cita neppure la parola nucleare, ma prevede che il governo adotti la Strategia energetica nazionale, un atto senza alcun valore cogente, che necessita cioè di nuove leggi per essere effettivamente realizzato”.
“Insomma, il referendum riguarda ora la soppressione degli approfondimenti scientifici sulla sicurezza (avendo oltretutto numerose centrali nucleari in funzione a pochi chilometri dalle nostre frontiere) e il nuovo piano energetico nazionale, come se l’Italia potesse restarne privo”. “Non conosco le motivazioni della decisione, ma appare evidente che la Cassazione ha di fatto trasformato l’istituto del referendum da strumento per abrogare norme di legge in vigore ad un processo alle intenzioni del governo. Cosa abbia a che fare tutto questo con le ragioni del diritto non è dato di comprendere”.
Lucio Malan - “Non si riesce davvero a capire come si possa tenere un referendum per abrogare norme che non esistono più. Tanto meno si può capire che senso abbia trasformare un quesito che voleva la cancellazione dell’energia nucleare in Italia in uno per sopprimere la strategia energetica nazionale e l’approfondimento sui rischi di quella tecnologia. Entro i 200 km dai nostri confini funzionano 50 centrali nucleari, oggi più che mai c’è bisogno di una strategia energetica. Come se non bastasse, gli italiani all’estero hanno votato e votano su un quesito diverso da quello che sarà votato in Italia”.
Osvaldo Napoli - “La sentenza della Cassazione sorprende ma ancora di più sorprendono le reazioni di giubilo demagogico e populista delle opposizioni. Usare l’arma del referendum in modo strumentale per dare lo sfratto al governo è un errore grave commesso dal Pd. Gli interessi dell’Italia vengono sacrificati alla lotta politica e agli interessi di parte. Tutti i Paesi si sono concessa una pausa di riflessione dopo Fukushima, l’Italia rimane l’unica fra i Paesi del G8 e del G20 a non disporre di energia nucleare. Nell’ubriacatura ideologica di queste giornate riemerge l’antica vena populistica della sinistra sempre pronta ad accarezzare il pelo delle posizioni estreme e radicali. Al mio partito chiedo però di compiere un atto di chiarezza verso il Paese: impegniamoci a spiegare perché è saggio far mancare il quorum a questo referendum o, diversamente, perché è saggio votare no. La sola cosa da non fare è di rimanere silenti di fronte a tanti rigurgiti di demagogia”.
Gaetano Quagliariello - “La decisione della Corte di Cassazione è sconcertante. Un referendum che era stato promosso per l'abrogazione delle norme sul ritorno al nucleare, e che non ha più ragione di esistere poiché il governo e il Parlamento hanno già accolto la sollecitazione dei referendari cancellando quelle stesse norme è stato 'trasferito' su misure che riguardano tutt'altro. Si tratta di un autentico raggiro nei confronti degli elettori: essi andranno a votare convinti di esprimersi sul quesito 'nucleare sì-nucleare no', e invece, del tutto ignari, con il loro voto potrebbero abrogare la norma sull'approfondimento e il coordinamento europeo in tema di sicurezza e la norma sull'adozione di una strategia energetica nazionale per far fronte al fabbisogno dell'Italia anche attraverso fonti alternative. È paradossale che tutto questo venga salutato come un trionfo della democrazia. Una ragione in più per indurre il Pdl sulla strada del disimpegno lasciando liberi i propri elettori di decidere secondo coscienza”.
Paolo Romani - “Governo e Parlamento hanno abrogato tutte le norme che consentivano l’installazione di centrali nucleari. La decisione della Cassazione desta dunque assoluto stupore, perché già oggi non vi sono in Italia norme che consentono la produzione di energia nucleare. Bisognerà attendere le motivazioni della decisione dell’Ufficio Centrale della Corte - ma è evidente che formulare un quesito con il titolo ‘Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare’, in assenza di una norma che consenta il ritorno all’atomo, è una scelta che può solo creare confusione nei cittadini. Cambia, tra l’altro, la natura del referendum introducendo un nuovo quesito, che rischia di cancellare non il ritorno all’atomo, che non è in discussione, ma il coordinamento in sede europea sul tema della sicurezza e, cosa ancor più grave, la possibilità di elaborare una strategia energetica per sopperire al fabbisogno del Paese anche con fonti alternative. Il voto non è più su nucleare sì/nucleare no - già abrogato dal governo - ma può avere l’unico effetto di lasciare il Paese con un vuoto normativo sulla costruzione del futuro energetico del Paese”.
Stefano Saglia – “La decisione di ammettere il referendum sul nucleare facendo riferimento ai commi 1 e 8 dell’articolo 5 del decreto omnibus è un mostro giuridico e costituzionale”
Jole Santelli - “Governo e Parlamento hanno abrogato tutte le norme che consentivano l’installazione di centrali nucleari. La decisione della Cassazione desta dunque assoluto stupore, perché già oggi non vi sono in Italia norme che consentono la produzione di energia nucleare. Bisognerà attendere le motivazioni della decisione dell’Ufficio Centrale della Corte, ma è evidente che formulare un quesito con il titolo ‘Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare’, in assenza di una norma che consenta il ritorno all’atomo, è una scelta che può solo creare confusione nei cittadini”.
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