Primo quesito (Acqua) Vuoi eliminare la legge che dà in affidamento a soggetti privati o privati/pubblici la gestione del servizio idrico?
Secondo quesito (Acqua) Vuoi eliminare la legge che consente al gestore di avere un profitto proprio sulla tariffa dell'acqua, indipendente da un reinvestimento per la riqualificazione della rete idrica?
Che l'acqua debba essere considerata un bene pubblico a disposizione di tutti è un principio sacrosanto che tuttavia non andrebbe strumentalizzato confondendo a bella posta la titolarità del bene con la gestione del bene. La politicissima campagna referendaria della sinistra contro la liberalizzazione della gestione idrica appare sempre più una battaglia di conservazione contro ogni tentativo di migliorare l’efficienza degli apparati che presidiano la nostra vita collettiva.
L'acqua da tempo è già a conduzione “privata” perché molte delle società che la gestiscono sono società pubblico-private (HERA, la Società delle Fonti, Romagna Acque ecc.); alcune di queste sono quotate in borsa ed operano spacciandosi per pubbliche ma di fatto sono private a tutti gli effetti perché il loro fine primario è quello di fare utili.
La materia prima rappresentata dall’acqua è un bene indisponibile che appartiene alla collettività ed è sottoposta al controllo e alla tutela dello Stato ed anche gli impianti e le tariffe sono sottoposti al controllo delle ATO (Ambito Territoriale Ottimale) che sono soggetti pubblici.
Non si capisce, quindi, perché i referendari vogliano negarci il diritto - come non avviene nel resto d'Europa – di potere affidare a un soggetto pubblico ma anche a un soggetto privato o misto le gestioni dei servizi idrici ben sapendo che nessun gestore privato, nel nome del profitto, potrà mai alzare le tariffe perché è una autorità pubblica che le stabilisce.
L'OCSE stessa suggerisce di togliere alla politica la gestione dei servizi pubblici locali, aggiungendo che senza la loro liberalizzazione il federalismo fiscale è un'anatra zoppa e raccomanda la completa privatizzazione della fornitura e del trattamento dove fattibile. Ovviamente questi processi di "liberalizzazione" devono realizzarsi con severe regole sulle aste pubbliche ed è questo, semmai, il problema dell’Italia.
Attualmente abbiamo i costi idrici tra i più alti al mondo perché a causa delle inefficienti gestioni pubbliche che ora si vogliono difendere metà dell'acqua trasportata dalla sorgente al rubinetto viene dispersa nella rete. Non per niente, Hera, in questi giorni, si affanna a dire che le sue reti non perdono più una goccia d’acqua, ma così facendo conferma proprio la bontà della legge che si vorrebbe abrogare.
Per queste ragioni l’indicazione che noi diamo agli elettori che si riconoscono nel Popolo della Libertà è quella di rigettare le proposte conservatrici dei referendari o non partecipando al voto per invalidare la consultazione nel suo insieme o, in subordine, non ritirando le schede di votazione relative a questi due quesiti.
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