mercoledì 15 giugno 2011

I giovani tornano ad occuparsi di politica: lo hanno fatto alle elezioni amministrative e nei referendum


Termometro Politico, uno dei più seguiti siti di sondaggi ed analisi politica, elabora un esauriente disaggregato del voto sui 4 referendum abrogativi con un risultato che, come noto, è andato ben oltre le aspettative: quasi il 57% degli italiani sono andati a votare per cancellare le norme volute dal governo.
Il dato più impressionante a testimoniare questo nuovo corso è la “mobilitazione generale” di cui parla Lorenzo Pregliasco, caporedattore di TP, analizzando proprio i dati della distribuzione del voto incrociati con le intenzioni di preferenza politica alle elezioni.
Si scopre così che al voto referendario si sono recati anche in moltissimi fra quelli che dichiarano contestualmente di non votare alle elezioni: a testimoniare la trasversalità dei temi in discussione, più che il non interesse su di essi da parte dei cittadini di cui parlava il centrodestra.
Questi dati ci consegnano le prime basi per un’analisi approfondita del risultato, specie se incrociati a quelli relativi all’affluenza per partiti (sarebbero andati a votare il 45% degli elettori del Pdl, il 40% degli elettori della Lega, il 58% del Terzo Polo, il 78% del Pd, l’81% dell’Idv e il 75% di Sel, oltre a un sorprendente 25% di persone che si dichiarano intenzionate a non votare alle elezioni «normali»).

In sostanza, la mobilitazione è stata generale. Andando a curiosare sui dati per età e per livello di istruzione si scopre qualcosa di interessante.
A trainare il quorum sono stati i giovani, che si sono recati alle urne in percentuale maggiore rispetto a tutte le altre fasce d’età messe insieme. Oltre il 64% la percentuale degli under-24 che sono andati alle urne: un risultato davvero importante e che stacca di 10 punti quasi la percentuale media sulla quale si è assestato il dato finale dell’affluenza, che partendo dal picco dei giovani declina fino al relativamente scarso interesse degli ultra 65enni sui temi referendari. I dati dimostrano inoltre come l’alta scolarizzazione abbia fatto il paio con l’alta partecipazione.
Tra i segmenti più «difficili» e meno sensibili ai quesiti referendari – elettori di centrodestra, anziani, persone meno istruite – circa il 40% è comunque andato a votare, facilitando l’ampio superamento del quorum. D’altra parte, le dimensioni del risultato sono state rese possibili dal grande coinvolgimento dei giovani e degli italiani con livelli di scolarizzazione maggiori: e questa è a suo modo una notizia, se è vero che questi settori sembra stiano iniziando nuovamente ad impegnarsi in politica.

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