mercoledì 1 giugno 2011

Abbiamo perso contro il nulla

Abbiamo perso, è vero, ma quello che dà più fastidio non è la sconfitta, ma il fatto che non si sa contro chi abbiamo perso.
Non si può certo dire che la socialdemocrazia italiana abbia vinto in quanto i ‘presunti’ vincitori, alla fine, appaiono essere frange minoritarie che rappresentano poco e male la modernità del paese. 
La sinistra riformista si sta beando di una vittoria non sua e che ora vediamo bene non essere stata costruita da un leader debole come Bersani, eterodiretto da D’Alema, che piace poco anche ai suoi “ragazzi”. Erano lì, come sempre, a ciurlare nel manico delle loro asfittiche campagne elettorali, quando tra il loro stesso stupore si sono visti servire una vittoria inaspettata.
Questa vittoria gliel’ha regalata il centro destra, col suo centralismo decisionale che non ha creato consensi popolari, ma ha preteso fiducia sulla fiducia. E gliel’ha regalata un Berlusconi visibilmente in difficoltà comportamentale da molti mesi e una classe dirigente che rischia di assomigliare sempre più ai nani e alle ballerine di tempi infausti.
La base elettorale non è stata tenuta nella giusta considerazione, le strutture non sono state create, i congressi sono mancati. Abbiamo messo le Minetti a fare i consiglieri regionali pensando che i cittadini fossero indifferenti a queste ridicolaggini. Anche se gli ideali sono gli stessi, gli elettori vogliono essere invece costruttori di un progetto politico serio.
Queste elezioni devono servire da svolta per ricostruire sugli errori quei consensi che c’erano prima e che ci sono anche adesso, ma che per riemergere devono essere motivati e coinvolti. Dal fondo che abbiamo toccato si può solo risalire, siamo ancora forti ma siamo dispersi, dobbiamo riunirci e rimettere insieme le nostre forze: solo partendo dal basso possiamo realizzare la rivoluzione liberale di cui l’Italia ha bisogno.

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