mercoledì 18 maggio 2011

Però quell’omissione è brutta

Tra i politici italiani c’è l’abitudine di non dire le cose che si reputano poco convenienti al proprio tornaconto politico. Questa usanza cresce, invece di diminuire, se si scende dai livelli nazionali a quelli strapaesani e finisce per allontanare coloro che vorrebbero provare quell’esperienza senza troppe mediazioni comportamentali.
Nel nostro piccolo, abbiamo sempre cercato di evitare la retorica degli omissis provando a offrire una informazione priva dei trucchi tipici di chi proviene dalla politica professionale.

Negli ultimi mesi persino nel PD casolano sembra esserci un tenue tentativo di modificare il taglio della propria informazione che di solito era apodittica e perentoria, priva del pur minimo dubbio e ricca di trionfalismo e di irruenza retorica. Ci sembrava che avessero preso corpo comportamenti meno urlati e atteggiamenti “normali” propri di chi pensa di parlare a chi ascolta e di ascoltare chi parla.
Quel giudizio, tutto sommato, lo confermiamo anche se traspare talvolta nei proclami del partito, l’antico complesso sul quale gente come Sbarzaglia e Sagrini, ma non Fiorentini ad esempio, avevano pontificato della loro superiorità politica, intellettuale e morale.

Per questo abbiamo provato un lievissimo fastidio nel constatare che nell’analisi del PD sul voto alle elezioni provinciali dalle quali è uscito molto bene e sicuro vincitore, veniva volutamente omesso il confronto con le elezioni politiche quando invece tutti i commentatori politici hanno usato soprattutto quel parametro per misurare gli spostamenti dell’elettorato.
E’ probabile che l’omissione derivi dal fatto che tra le provinciali 2011 e le politiche 2008 il PD perde l’1,94% passando dal 42,3% al 40,36 tutto abbondantemente ripreso dalle sinistre (Rifondazione e Sel) che cumulativamente passano dal 7,1% al 12,06 guadagnando un secco 5% e spostando così molto a sinistra la barra dell’orientamento politico casolano.
L’omissione è tanto più inutile perché, come si sa, il sistema del voto disgiunto nel sistema elettorale delle provincie toglie voti alla lista ma non al candidato e quindi è quasi certo che neppure ci sia quella perdita del 1,94% che è sicuramente confluita sul voto a Claudio Casadio.

Però quell’omissione è brutta perché denota un uso delle informazioni sempre e comunque subordinato all’interesse di bottega che non certifica il cambiamento in modi e in atteggiamenti che il PD si sbraccia ad accreditare rispetto al passato. Persino quando si stravince è una gran fatica allontanare da sé il vecchio che ritorna.

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