sabato 16 aprile 2011

Almeno facciamoli lavorare a favore della comunità che li assiste

pict003E’ fuori di dubbio che i profughi vadano accolti, alloggiati, sfamati, scolarizzati se minori, forniti di ogni assistenza medica. Non siamo sicuri che il nostro paese abbia la forza di farlo per un numero altissimo di richiedenti (si dice ben oltre i 50mila) e per un tempo indefinito, ma così dovrebbe essere. I dieci tunisini maggiorenni che arrivano oggi a Faenza verranno accolti con il massimo decoro in una struttura adeguatamente predisposta dal Comune, ospitati in camerette a due letti, serviti di due pasti al giorno, seguiti da nuclei di assistenti sociali. Non crediamo che gli amici della sinistra, tutta carità e amore pelosi, abbiano molto da ridire, almeno in questo caso, ma non ci giureremmo troppo.

Tuttavia nessuno ha posto il problema di cosa faranno i rifugiati adulti in questi sei mesi di permanenza italiana: difficile che riescano ad andarsene in Francia o in Germania o in Belgio perché non li vogliono, difficile che si mettano a bighellonare per l’Italia dato che condizioni migliori di queste difficilmente potrebbero trovarne, difficile che riescano a trovare un lavoro regolare, una delle merci più rare che ci siano in questo momento.

Converrebbe allora che cominciassimo subito ad abituare questi nostri nostri ospiti a considerare l’Italia in maniera un pochino diversa da quella che si sono immaginati attraverso le televisioni satellitari facendoli lavorare per sei ore al giorno nei servizi comunali così da ripagare la città che li assiste. L’obbligo servirebbe anche a spiegare loro che l'Italia è un repubblica fondata sul lavoro e questo principio è valido sia per i cittadini italiani, che per gli ospiti assistiti. Alla fine un po’ di lavoro non ha mai ammazzato nessuno, neppure i tunisini che rischiano di pensare di essere arrivati nel paese di bengodi.

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