Internet cinquanta volte più veloce. E’ questo il brivido promesso dalla fibra ottica low-cost, che arriva direttamente al computer di casa. Si chiama Pof (Plastic optical fiber) e, come dice il nome, è fatta di plastica, a differenza di quella tradizionale in vetro. Non garantisce le stesse prestazioni della più nobile sorella, ma ha il grande vantaggio di essere più semplice da installare e dimezzare i costi. Tanto da poter rimpiazzare il cavo che usiamo oggi per collegare il pc al modem, al router di casa o alla rete dell’ufficio. Test condotti dall’Università di Bologna e dalla Technische Universiteit di Eindhoven (Paesi Bassi), appena pubblicati dalla rivista scientifica Journal of lightwave technology, dimostrano che con un filo lungo 50 metri di fibra low-cost si potrebbe navigare online ad una velocità 53 volte maggiore di quella attuale. Si potrebbe, perché è ancora rarissimo che le abitazioni siano connesse a tali velocità. Ma è solo questione di tempo, dicono gli esperti.
I costi ridotti - spiega Davide Visani, 26 anni, ricercatore dell’Alma Mater e prima firma dell’articolo - dipendono dalle dimensioni del filo. La fibra tradizionale ha bisogno di fili sottili un centesimo di millimetro. Quella di plastica funziona bene con fili di un millimetro. Sono più facili da maneggiare e installare, e i componenti di cui necessitano sono a buon mercato.
Visani sta completando il dottorato presso il Dipartimento di Elettronica (Deis) dell’Ateneo e ha recentemente messo a segno anche un altro colpo, di cui riferisce invece la rivista Optics Communications. È riuscito a provare che semplificando l’elettronica delle antenne dei cellulari, quelle grosse sui tetti, e utilizzandola simultaneamente per più tecnologie (umts, wi-fi, gsm e altre) si può velocizzare internet anche su telefonini e smartphone. Anche qui c’entra la fibra ottica, ma stavolta quella tradizionale. Se la usiamo per collegare le antenne ad una centralina di controllo che svolge le operazioni più complesse, possiamo equipaggiarle con un’elettronica più snella ed economica. Ripartendo inoltre i costi tra più operatori e servizi diventa ancora più facile, a parità di spesa, aumentare numero delle antenne e velocità di navigazione.
Ma siamo sicuri che tutto ciò sia davvero realizzabile e che i vari sistemi non entrino in conflitto tra loro, e non diano luogo ad interferenze tra segnali diversi? E’ qui che intervengono Visani e colleghi, tra cui il professore Giovanni Tartarini. Dapprima si sono mossi in campo teorico, al fine di verificare che, conti alla mano, fosse realizzabile un sistema integrato di trasmissione dati che gestisse contemporaneamente segnali radio diversi. Quindi, vista la particolare complessità dei fenomeni coinvolti, difficilmente prevedibili con i soli strumenti teorici, ne hanno dato una dimostrazione pratica.
Grazie alle tecnologie messe a disposizione da un’azienda del settore con sede a Faenza, la Commscope Italy, hanno progettato e materialmente realizzato un sistema di trasmissione che gestisse simultaneamente segnali Umts, la tecnologia attualmente usata dai nostri cellulari, e segnali wi-max, una sorta di super wi-fi adatto alla copertura wireless di spazi esterni ed edifici. I risultati sia della simulazione teorica, sia delle sperimentazioni pratiche sono stati concordi e confortanti. Il sistema funziona e può così contribuire ad allargare le frontiere del nostro futuro digitale.
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