venerdì 25 giugno 2010

Non si possono più guardare le cose nuove con occhio vecchio. Anatomia di una sconfitta

ooss Troppo spesso la sinistra che invoca “il rispetto delle regole” è colta da amnesia sulla regola fondamentale della democrazia: vince chi conquista un voto in più. Così, nel caso del referendum di Pomigliano, è un fiorire di distinguo per dire che la vittoria dei “sì” non è una vittoria e la sconfitta dei “no” non è una sconfitta. E che i sindacati che hanno firmato l’accordo per produrre la Panda a Napoli hanno perso, mentre la Fiom che si è battuta contro ha vinto. Non è così, è esattamente il contrario e questo va detto, forte e chiaro.

La Fiom ha perso/1. Lo dicono in maniera inequivocabile i numeri: i lavoratori che hanno detto “sì” all’accordo sono il doppio di quelli che hanno detto “no”. E’ vero che Fiat auspicava un risultato più tondo, ma questo nulla toglie a un risultato elettorale con il quale la grande maggioranza (i due terzi) ha espresso il proprio consenso. E’ un “sì” e come tale va rispettato. Checché ne pensino la Fiom o la Bindi.

La Fiom ha perso/2. Lo dice il comunicato con il quale Torino, prendendo atto della impossibilità di trovare condivisione da parte “di chi sta ostacolando il piano per il rilancio di Pomigliano”, conferma di voler andare avanti con chi ci sta. Avevano detto che non aspettava che l’occasione per tirarsi indietro, gliel’hanno sciaguratamente costruita con il “no” all’accordo e in tutta risposta Marchionne conferma l’impegno di Fiat a Napoli. Sbugiardati.

La Fiom ha perso/3. Pur sconfitta, ma forte di un risultato migliore delle proprie aspettative, l’organizzazione dei metalmeccanici della Cgil chiede di sedersi nuovamente al tavolo con Fiat. Marchionne risponde picche: non c’è posto per chi ha ostacolato e ostacola l’investimento a Pomigliano, trattiamo solo con chi si è assunto la responsabilità dell’accordo (Cisl, Uil, Fismic, Ugl). La Fiom fatica a trovare sponde perfino nel Pd, la Cgil ha preso le distanze, per la controparte aziendale non è un interlocutore affidabile né attendibile, la spaccatura con gli altri sindacati si è allargata. Insomma è totalmente isolata. E’ questa la fotografia.

La Fiom perderà comunque. Si discute ora di un Marchionne perplesso, dopo l’esito del referendum, sull’ipotesi di destinare ancora la Panda, prodotto centrale per la Fiat, a Pomigliano e forse alla ricerca di altre soluzioni di investimento. Questo va naturalmente evitato e i sindacati firmatari dell’accordo, al pari del ministro Sacconi, si sono espressi con chiarezza sulla necessità che Fiat ora rispetti l’impegno. Ma il solo fatto che se ne parli è la prova dei danni della linea di condotta di una Fiom che, comunque vada, uscirà sconfitta. Se Fiat produrrà la Panda a Pomigliano non sarà merito della Fiom, che si è opposta; se la Fiat sceglierà la strada di un disimpegno, anche parziale, tutta la responsabilità delle eventuali ricadute negative in termini di occupazione e di prospettive future della fabbrica campana andranno sul conto della Fiom. Bel risultato.

1 commento:

  1. Sulla pelle dei lavoratori non si possono e non si devono giocare partite; e sia chiaro che a Pomigliano stanno perdendo tutti. Scrivere quel no deve essere stata durissima, come durissima deve essere stata dover cedere al ricatto fiat; per questo credo che, intanto, tutti meritino un pò più di rispetto.

    Se poi vogliamo analizzare il voto, risulta circa il 36% di no, a fronte di un 18% di dipendenti tesserati alla fiom. I conti si fanno velocemente allora, e ne risulta che i voti contrari sono stati il DOPPIO rispetto ai tesserati fiom...se vogliamo chiamarla sconfitta!!!

    Sarebbe bello invece parlare di ciò è successo e che sta per succedere: prima la fiat ha spostato la Panda a Tychy (Polonia), ottenendo dai lavoratori polacchi il terzo turno giornaliero, le 48 ore di lavoro a settimana e la diminuzione dei giorni di ferie; tutto questo per ben 580 euro mensili.
    E ora? Ora si chiude Termini Imerese dove veniva prodotta la Lancia Y, spostando questa produzione proprio a Tychy per riportare la Panda in Italia, a Pomigliano....il gioco delle tre carte insomma.

    In una lettera del 13 giugno scorso, un gruppo di lavoratori della fabbrica di Tychy scriveva questo ai colleghi di Pomigliano:
    "Avevamo la sensazione di non essere in condizione di lottare, di essere troppo poveri, abbiamo implorato per ogni posto di lavoro. Abbiamo lasciato soli i lavoratori italiani prendendoci i loro posti di lavoro, e adesso ci troviamo nella loro stessa situazione.
    Per noi non c'è altro da fare a Tychy che smettere di inginocchiarci e iniziare a combattere. Noi chiediamo ai nostri colleghi di resistere e sabotare l'azienda che ci ha dissanguati per anni e ora ci sputa addosso."

    Una "guerra" tra poveri e una pagina bruttissima della nostra povera povera Italia

    Walter Rivola

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