mercoledì 23 giugno 2010

Le foibe entrano nell’esame di maturità. Ecco come potrebbe avere svolto il tema uno studente di media preparazione non condizionato da preconcetti politici

maturitaG[1] Ieri gli studenti italiani hanno affrontato la prima prova dell’esame di maturità: il tema d’italiano. Tra le varie tracce proposte, una riguardava le foibe e subito da sinistra sono arrivate al ministro Gelmini accuse di ogni genere. 
Questo il tema proposto nella tipologia C.  Tema di argomento storico:
“Ai sensi della legge 30 marzo 2004, n. 92, “la Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Il candidato delinei la “complessa vicenda del confine orientale”, dal Patto (o Trattato) di Londra (1915) al Trattato di Osimo (1975), soffermandosi, in particolare, sugli eventi degli anni compresi fra il 1943 e il 1954.

Ecco allora come lo avrebbe svolto - mettendosi nei panni di un liceale - Giuseppe Parlato Rettore della Libera Università degli studi "S. Pio V"di Roma – Ordinario di storia contemporanea

Ho avuto molte perplessità a scegliere questo tema. I motivi sono due: il primo è che ne so poco; il secondo è che quel poco che so è il risultato di interpretazioni molto diverse fra loro. Quel poco che so mi viene soprattutto da racconti familiari o da giornali che ho trovato a casa e che raccontavano di italiani ammazzati nelle foibe e di altri italiani costretti a fuggire dalle loro terre.
La cosa mi ha incuriosito, ma soprattutto mi ha attirato il fatto che di questi fatti pochi hanno parlato. Ne ho discusso con alcuni amici e mi hanno detto che parlare di queste cose vuole dire essere fascista, perché quelli che hanno ammazzato erano tutti fascisti, come erano fascisti quelli che se ne sono andati. Ma sarà vero? Io, per esempio ho creduto, fino all’altro giorno, che noi avessimo dovuto “restituire”, dopo il 1945, quelle terre alla Jugoslavia: lo avevo letto in un sito internet; poi, un mio amico mi ha fatto notare che prima del 1919 la Jugoslavia non c’era e quindi il termine “restituire” poteva andare bene per l’Austria ma non per la Jugoslavia.
Questo per dire che si tratta di temi controversi, sui quali la politica ha fatto da padrone, in un senso o nell’altro. Preferirei, sinceramente, che delle foibe si trattasse anche nei libri di testo come si tratta dell’Italia giolittiana, cioè di un tema storico sul quale si possono avere anche idee diverse, senza che per questo uno sia definito fascista o comunista. Sarà ingenua la mia considerazione, ma i fatti saranno pur avvenuti in qualche modo. La parola forse è grossa, ma alla verità ci si potrà, prima o poi, anche solo avvicinare? L’impressione è sicuramente quella di un argomento tabù: c’è voluta la Giornata del ricordo per smuovere un po’ l’opinione pubblica, e dopo sessant’anni. C’è stata una fiction,” La luna nel pozzo”, che ha portato nelle famiglie questi temi. Adesso si sa che sono morti degli italiani, forse non perché erano fascisti ma più probabilmente perché erano italiani; e altri se ne sono andati. Ma le dimensioni reali e le cause di quella tragedia quanto ci vorrà per conoscerle davvero?”

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