mercoledì 7 aprile 2010

Se fossimo un paese serio....

Se fossimo un Paese serio, almeno attorno alle vittime dell’Aquila riusciremmo a trovare un po’ di unità nazionale, un filo sottile del dolore condiviso, magari un po’ di orgoglio per quel che è stato fatto e di collaborazione per quanto c’è ancora (tanto) da fare.
Se fossimo un Paese serio non ci sarebbe spazio per gli sciacalli, i travagli, i Paolo Ferrero, i Fatti e gli Annozero, pronti di nuovo a svuotare chili di fango su chi cerca faticosamente di risalire.
Se fossimo un Paese serio non ci sarebbe spazio per l’odio della polemica durante la rievocazione del lutto.

Si può essere anti-berlusconiani fino al midollo, infatti, ma non si può fare a meno di riconoscere che in Abruzzo lo Stato ha risposto nel migliore dei modi: a 48 ore dalla scossa c’erano già 10mila soccorritori in azione, dieci mesi dopo non c’era più nemmeno una tenda. L’idea di costruire a tempo di record palazzine anti-sismiche, al posto dei container, è stato un azzardo felice: 15mila persone hanno avuto in tempi rapidissimi una sistemazione più che dignitosa. E non è poco se consideriamo che dal Belice all’Umbria, passando per l’Irpinia, ci sono italiani che da decenni stanno aspettando la ricostruzione post-terremoto dentro i container. Ed è addirittura tanto se consideriamo che a Messina c’è gente che vive ancora nelle baracche del terremoto anno d’oro 1908...
Se fossimo un Paese serio, dunque, ci si troverebbe attorno a un tavolo per chiedersi: che cosa abbiamo realizzato? Che cosa resta da realizzare? Qui, invece, trionfano gli sciacalli dell’orrore, i corvi del dolore. Quelli che in tv già l’anno scorso, con i cadaveri ancora caldi e le bare aperte, erano subito pronti a scatenare le polemiche contro la Protezione civile.

Quelli che portano le carriole, caricandole di interessi politici, come ha rivelato l’arcivescovo Giuseppe Molinari («Qualcuno è molto interessato a queste manifestazioni per poter entrare in cabina di regia...»). Quelli che sono disposti a fare a pezzi la logica e l’aritmetica, il senso di appartenenza e la dignità, l’amore per il proprio Paese e per la verità, tutto sacrificato sull’altare della polemica, della piccola speculazione politica, meschino cabotaggio di una sinistra che dopo aver perso le elezioni riesce a perdere anche la faccia, facendosi trascinare fino in fondo dal proprio antiberlusconismo ottuso.

1 commento:

  1. Se fossimo un paese serio, la Presidenza del Consiglio non avrebbe speso 350 mila euro per la diretta a Porta a Porta delle prime case - noleggio per un giorno di due pc portatili, 3000 euri - dimenticandosi di dire che l'unica cosa offerta dal governo era la bottiglia di prosecco dentro ai frigoriferi, mentre tutto il resto era costruito e pagato dalla provincia autonoma di Trento.
    Siamo sciacalli anti italiani poco seri, se per esempio ci arrabbiamo per una cosa come questa, che può sembrare un costoso spot elettorale, fatto con soldi nostri, sui corpi di 300 morti ?

    Cristiano

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