sabato 5 novembre 2011

Staccare la spina

pict003Quando, nel 2008, un mondo fa, decisi di gettarmi nella mischia politica, accettando la generosa offerta di Berlusconi, scrissi che era troppo facile criticare i governi dalle colonne di un giornale come avevo fatto fino ad allora: sentivo il bisogno di rimboccarmi le maniche per cercare di fare uscire l’Italia dalle secche in cui da troppo tempo era impantanata.
Oggi, in una situazione ancora più drammatica, credo che, per il bene del Paese, si debbano compiere scelte ancora più sofferte.
Questi, sono giorni difficili e tormentati per tutti, ma per me in particolare, diviso tra doveri di partito e libertà di coscienza: cosa debbo fare per evitare l’abisso? Non voglio essere il solito voltagabbana che abbandona la nave prima che affondi e mi adeguerò, quindi, alle indicazioni del Pdl, ma penso che questo governo debba farsi da parte. Subito, adesso. Non perché abbia troppo demeritato, ma per il semplice motivo che, in una situazione d’emergenza come l’attuale, solo un governo di larghe intese (aperto, almeno, all’Udc, come ha chiarito giovedì anche il segretario Angelino Alfano) potrà varare quei provvedimenti straordinari in grado di evitare il “default” dell’Italia.
Perché se è vero che tutta l’Europa vacilla sempre più vistosamente, è anche opportuno prendere coscienza del fatto che il nostro Paese, più degli altri, è bersaglio della speculazione internazionale a causa di un antico e sterminato debito pubblico e per l’estrema litigiosità della nostra classe politica.

Come è possibile raddrizzare una situazione così compromessa con un governo diviso (vedi Tremonti), quasi paralizzato e bersagliato dai veleni di un’opposizione spesso rigida ed ottusa?
Nulla impedisce che Berlusconi guidi un nuovo esecutivo allargato, ma se la sua presenza è l’unica pregiudiziale posta dal centrosinistra al varo di un governo di larghe intese, allora il premier dovrebbe farsi da parte, per il bene del Paese, e lasciare il posto a un esecutivo di transizione guidato, magari, da Gianni Letta o da Giuliano Amato che nel 1992 riuscì ad adottare, da presidente del Consiglio, decisioni molto impopolari per evitare la bancarotta dell’Italia.
In alternativa, non restano che le elezioni anticipate anche se, a mio parere, il periodo di “vacatio” che così si aprirebbe, finirebbe per trascinarci in una specie di buco nero.
Tutti, in una situazione così delicata, debbono rinunciare a qualcosa e anche noi parlamentari dobbiamo fare la nostra parte, votando subito ulteriori tagli ai costi della politica e dimezzando il numero di deputati e senatori.

Ritengo che sia giunto il momento delle scelte difficili: la politica non può essere interesse personale, deve conservare sempre passione e ribellione: adesso rimboccarsi le maniche significa anche ragionare con il cuore e staccare la spina prima che sia troppo tardi. E, se non lo faranno gli altri, sarò pronto, nel mio piccolo, a farlo io.

Giancarlo Mazzuca
Deputato Pdl

Nessun commento:

Posta un commento