L’Unione dei comuni della collina faentina ha approvato giovedì 4 Marzo il suo primo bilancio con il voto contrario dei tre consiglieri Marta Farolfi, Stefano Bertozzi, Fabio Piolanti. Si è trattato di un atto con il quale è stato sancito il definitivo abbandono della vecchia comunità montana e l’avvio di un processo più complesso e più articolato delle gestioni associate.
Il bilancio presentato gestisce 2.498.497,83 euro: al suo interno le spese correnti coprono circa il 48% e le spese in conto capitale assommano al 24%.
In occasione del bilancio la giunta Ponzi ha fatto una duplice operazione: ha sostanzialmente ribaltato sul 2010, il bilancio 2009 della vecchia comunità montana non introducendo alcuna significativa variazione agli standard operativi e qualitativi preesistenti, ma contemporaneamente ha indicato alcune linee tendenziali che dovrebbero costituire l’asse portante della futura trasformazione dell’Unione. La giunta auspica: “il superamento della sovrapposizione di enti di governo e di gestione di servizi negli stessi ambiti territoriali mediante unificazione in capo ad un solo ente di compiti e responsabilità” e richiama la necessità di “cogliere inderogabili esigenze di contenimento della spesa, di razionalizzazione e specializzazione nell'utilizzo delle risorse umane, [per arrivare] all'estensione delle gestioni associate ad altre decisive funzioni e servizi. In questo contesto sarà opportuno verificare ulteriori servizi da trasferire in gestione all'Unione, individuabili tra quelli delle aree tecnica e urbanistica, dei servizi finanziari, degli affari generali e dei servizi alla popolazione”.
In linguaggio corrente - traducendo da un ermetico burocratese di stretta derivazione regionale - si dice che occorre fare chiarezza sulla ripartizione dei poteri tra Comuni e Unione e che occorre decidere se mettere assieme anche gli uffici tecnici, le ragionerie, le anagrafi e gli altri servizi alla popolazione. E’ molto. Molto di più di quanto la timida direzione politica della Ponzi avrebbe voluto ma è chiaro che come sempre le scelte arrivano preconfezionate da Bologna ed è quindi possibile che in futuro questo processo cammini con ben maggiore celerità di quanto invece si volesse fare nel PD collinare.
La parte economico contabile più significativa del Bilancio rappresenta una invariata riproposizione dei temi comunitari dalla viabilità comunale e rurale (finanziata da Regione, Provincia e Comuni con 326mila euro), alla forestazione (finanziamento regionale per circa 20mila euro) alla tutela della risorsa idrica (finanziata dalla regione per circa 50mila euro). Niente di diverso dal passato.
Per il resto c’è davvero poco e l’impressione che si trae da questi primi passi della direzione Ponzi è che, per ora, la complessità dell’idea unitaria dei piccoli comuni collinari si stia annacquando in una visione burocratica e passiva. Il timore è che i comuni per effetto della delega abbiano abbassato l’attenzione su materie rilevanti come il controllo geologico del territorio, le gestioni e le razionalizzazioni del personale, la rete informatica, le politiche abitative, la protezione civile, l’offerta turistica, i servizi sociali nelle loro specificità collinari, l’ufficio di PAE e di PSC, il verde pubblico senza che dall’altra parte sia presente e attiva una vera capacità progettuale e di coordinamento. Lo stato disastroso del turismo collinare sembrerebbe confermare questa ipotesi.
E’ pur vero - ed è l’unica attenuante - che l’Unione ha poche risorse economiche a causa dei tagli concentrici di Governo, Regione, Provincia ma è anche vero che l’Ente non è andato molto più in là della doglianza investendo poco in una riflessione progettuale interna per un miglior uso delle risorse.
Al riguardo potrebbero risultare significativi un paio di esempi emersi anche nel corso del dibattito consigliare. Non ha grande senso continuare ad alimentare la spesa per mantenere una sede autonoma dell’Unione a Fognano spendendo all’incirca 50mila euro all’anno quando gli uffici e i servizi dell’ente potrebbero essere accolti in una o in più sedi comunali realizzando tra l’altro un avvicinamento ai cittadini. Non sembra avere grande senso continuare a spendere rilevanti somme di denaro per andare ad acquistare ordinaria progettazione tecnica all’esterno (architetti e ingegneri) quando un potenziamento e una razionalizzazione degli uffici tecnici dell’unione potrebbero comportare significative economie. Basti riflettere sul fatto che nel 2009 si sono spesi 170mila euro di incarichi di progettazione e nel 2010 si pensa di spenderne 150mila.
Insomma l’Unione dei comuni della collina faentina muove i primi passi ma i vizi congeniti che caratterizzano la gestione della sinistra nel governo delle realtà territoriali (visione centralistica, mancanza di autonomia, indifferenza alla spesa pubblica, obiettivi di corto respiro) si vedono tutti e la piccola creatura, ahinoi, sembra nata già vecchia.
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